02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

QUELLI CHE … NON RIESCONO A STARE LONTANO DALLA TERRA E DAI VIGNETI. I “VIGNAIOLI PER SEMPRE”: DA STEFANO FARKAS A LODOVICO ANTINORI, DA PIERMARIO MELETTI CAVALLARI A ROBERTO BELLINI, A LIONELLO MARCHESI

Italia
Lodovico e Piero Antinori

Dopo trentuno vendemmie a Villa Cafaggio, in quel di Panzano in Chianti Classico, Stefano Farkas non è che si sia riposato molto dopo che, nel 2005, la cantina trentina La Vis ha acquistato la sua azienda. E, invece, di prendersi un lungo periodo di meritate vacanze, si è trasferito dalla “Conca d’oro” chiantigiana in un’altra conca altrettanto interessante e promettente come la Valle di Lazzaro, appena 3 chilometri da Portoferraio, sull’Isola d’Elba.

Qui in uno scenario fuori dal tempo ha acquistato da un paio d’anni una vecchia e bellissima azienda agricola abbandonata che ora sta ristrutturando, rimettendo in funzione tutti gli antichi terrazzamenti e riattando i caseggiati. D’altra parte per i vignaioli di razza appendere al chiodo la forbice per potare e buttare nel pozzo la chiave del trattore, non sembra proprio possibile. Sempre sull’Isola d’Elba, un altro produttore molto noto come Piermario Meletti Cavallari - Mr. Grattamacco in breve - aveva fatto una scelta simile. Nel 2002, dopo aver affittato i vigneti e la cantina di Castagneto Carducci a Claudio Tipa, l’industriale italo-svizzerro, grande appassionato di vino e già proprietario di 200 ettari nella zona del Montecucco, ha voluto cimentarsi con una sua vecchia passione, l’Aleatico. Quale posto migliore dell’Isola d’Elba per dare vita ad una nuova impresa? È nata così la Fattoria delle Ripalte, sulla Costa dei Gabbiani nel comune di Capoliveri.

Ma non sono certo gli unici che non riescono a smettere. Gli esempi più o meno illustri di questo “attaccamento”, sono numerosi. A Montalcino, per esempio, la storia del bresciano Roberto Bellini è esemplare. Arrivato nella “città dei lecci” negli anni Settanta creò una delle più belle aziende dell’epoca, Pieve di Santa Restituta. Nella metà degli anni Novanta l’incontro con Angelo Gaja porta alla formazione di una joint-venture. Dopo tre anni, però, cede a Gaja la sua parte. Ma nemmeno per Roberto Bellini è arrivato il momento di stare in panciolle. Da settantenne volitivo qualE è non ci pensa su troppo e visto che dagli anni Settanta la sua azienda già gestiva il Podere Brizio, di proprietà dei Cannoni-Mazzi, subentra nel 1996 come socio paritario rinnovando la collaborazione con Patrizia Mazzi.

Lionello Marchesi, industriale di successo della componentistica auto, da più di trent’anni si cimenta con la vitivinicoltura. Un settore che per lui, e non solo per lui, non è solo una grande passione ma anche un investimento altamente redditizio. Dopo aver comprato all’asta tre aziende nelle aree più vocate della Toscana - Val di Suga a Montalcino, Tenuta Tre Rose a Montepulciano e Fattoria di San Leonino a Castellina in Chianti - dopo averle valorizzate a dovere, nel novembre 1994 le cede agli Angelini, una famiglia di industriali farmaceutici. Non passa molto tempo che anche Marchesi inizia nuovamente da capo e sempre con tre aziende: infatti, a Castelnuovo Berardenga, proprio a cavallo del Chianti e del Chianti Classico, rileva e restaura un antico monastero dell'anno Mille, creando un esclusivo complesso agricolo e abitativo, il Castello di Monastero. A questa proprietà si aggiunge la Tenuta Coldisole a Montalcino e Poggio alle Sughere in Maremma, nel Comune di Magliano in Toscana. E già stanno arrivando i primi risultati oltre a dei lusinghieri riconoscimenti dalla critica enologica.

Un altro personaggio che, a quanto pare, non riesce a stare lontano dalla terra e dai vigneti, è Lodovico Antinori. Nel 1981 fonda la Tenuta dell’Ornellaia, tra Bolgheri e Castagneto Carducci, e lancia due vini come Ornellaia e Masseto, veri e propri must dell’enologia italiana e mondiale. Nel 1999 entra a far parte della compagine azionaria Robert Mondavi, celeberrimo nome del vino californiano, il quale nel marzo 2002 acquista da Lodovico la parte restante, divenendone per alcuni mesi e sino alla successiva cessione ai Frescobaldi, l’unico proprietario. Anche Lodovico, un personaggio molto ricco di interessi, che tra l’altro è stato fotogiornalista nel sudest asiatico, dopo un po’ di tempo sente la nostalgia della terra. Questa volta dà vita, con la partecipazione di suo fratello Piero che i vigneti non li ha mai abbandonati, al progetto della Tenuta Campo di Sasso, vicino a Bibbona (che, da qualche mese, ha cambiato nome in Tenuta di Biserno, dove oggi Lodovico Antinori produce due ottimi Supertuscan: Il Pino di Biserno e L’Insoglio del Cinghiale). D’altra parte da quando Giovanni di Piero Antinori si iscrisse all’Arte dei Vinattieri nel 1385 fino ad oggi sono state ben 26 le generazioni che si sono occupate di vigne e di vino. Insomma, è come un destino di famiglia ma soprattutto è un business che gli Antinori conoscono e sanno fare molto bene e con tanta, immutata passione. Sì, vignaioli per sempre non è solo un modo di dire ma anche un modo di essere.

Andrea Gabbrielli

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli