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“RAFFORZIAMO QUEI VALORI DEL SISTEMA PAESE E FACCIAMO SINERGIA CON ISTITUZIONI”. È LA RICETTA, TRA PRESENTE E FUTURO, DI LAMBERTO VALLARINO GANCIA, PRESIDENTE FEDERVINI, CHE AGGIUNGE: “NEL 2012 BUONI RISULTATI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI …”

“Rafforziamo quei valori del sistema Paese che ci hanno permesso di raggiungere nel 2012 dei buoni risultati fuori dai confini nazionali. Essere made in Italy, essere una produzione italiana è un valore aggiunto e dobbiamo fortificare la contaminazione con tutti gli attori dell’eccellenza del Belpaese e la sinergia con le istituzioni. Oggi è più attuale che mai rilanciare con forza la linea guida del fare squadra, dell’essere un unico, forte ed importante team competitivo”. È la ricetta, presentata oggi a Roma all’assemblea Federvini “Globalizzazione e ripresa economica: Federvini per un successo di squadra”, dal presidente della federazione Lamberto Vallarino Gancia per affrontare e superare tutte le difficoltà che il settore vitivinicolo italiano sta passando, dal calo dei consumi interni all’instabilità politica ed economica, dal possibile aumento di un punto percentuale dell’Iva alle lungaggini burocratiche, dagli ostacoli di natura tariffaria ad un quadro normativo sempre più complesso e poco chiaro, fino all’export, che sì ha visto l’Italia mettere a segno delle buone performance, ma non senza intoppi da superare, dalle azioni anti-dumping ai dazi, alle falsificazioni.

Nel quadro di incertezza, spiega Federvini, resta comunque un segnale positivo, la performance dell’export di Bacco tricolore nel 2012, che deve far guardare i produttori al futuro con più fiducia: le esportazioni di vini e mosti nel 2012 hanno registrato un buon andamento in valore con 4 miliardi 863 milioni di euro (+6,7% sul 2011), mentre nei volumi hanno mostrato un lieve rallentamento con 22 milioni 574 mila ettolitri (-8,6% sul 2011).

Gli spumanti, unitamente ai vini Dop rossi e rosati, hanno segnato una performance in positivo sia in valore che in volume, le altre categorie hanno seguito la tendenza generale di un incremento in valore, a fronte di una lieve discesa in quantità. In Europa, la Germania ed il Regno Unito sono i nostri principali Paesi di esportazione, rispettivamente con 6,3 milioni di ettolitri e quasi 3 milioni di ettolitri, invece in ambito extra Ue le esportazioni sono concentrate negli Stati Uniti con 3 milioni di hl, con promettenti performance in Cina (+6% in volume) ed in Giappone (+16,6% in volume).

Se guardiamo alle esportazioni nel loro complesso, notiamo che il settore dei vini e dei mosti per il 52,7% del valore è destinato all’Unione Europea, mentre il 47,3% ai Paesi extra Ue. Se da una parte si sono consolidate certe posizioni, dall’altra emerge con forza l’esigenza di guardare a mercati più lontani, dove i settori rappresentati possono raggiungere nuove quote di mercato, ma, sottolinea Federvini, le difficoltà non mancano.

“Sono state sviluppate anche molte azioni, sottolinea Gancia, grazie soprattutto ai fondi previsti dalla Ocm vino e dal nostro piano di azione nazionale: certamente le azioni di promozione hanno mostrato quanto utili siano perché è innegabile che una parte dei bei risultati acquisiti sui mercati esteri anche nel 2012 (e che ancora i primi dati del 2013 rafforzano).


Focus - L’impegno social di Federvini per il consumo consapevole

Diffondere i principi di consumo moderato e responsabile, lotta all’abuso, educazione e informazione dei consumatori, partendo dalle fasce sensibili. Ecco la mission della campagna “Digital” 2012/2013 di Federvini che vuole raggiungere i più giovani attraverso mezzi, canali e formati a loro più vicini, cioè con i social media e l’informazione in “mobilità”. Nascono così, “Io Vivo Mediterraneo” su Facebook, e l’App “Drink Test”.

Con “Io Vivo Mediterraneo”, la Federazione ha voluto attivare una piattaforma di comunicazione digitale sulle tematiche dello “stile mediterraneo” che, aggiornato e riproposto a target di consumatori giovani, viene suggerito come modello positivo di riferimento nella convinzione che i valori ed i contenuti, pur nella loro “tradizionalità”, abbiano ancora molto da dire soprattutto rispetto ad altri patterns di consumo, anche rispetto ad un target giovane, nativo digitale, e particolarmente attento alla multimedialità. L’App, invece, è l’ennesima risposta concreta, operativa e tangibile, alla domanda da più parti avanzata di vedere il mondo della produzione sostenere con azioni concrete e misurabili le politiche di prevenzione dei danni conseguenti all’abuso ovvero al consumo scorretto delle bevande alcoliche, in particolare con riferimento alla guida di veicoli.

Iniziative importanti, spiega Federvini, non solo perché dimostrano, ancora una volta, la sensibilità dei settori rappresentati nei confronti delle problematiche legate al consumo eccessivo o all’abuso che una minoranza di consumatori fa dei nostri prodotti, ma anche perché dimostrano che è possibile declinare e diffondere messaggi e valori della tradizione nazionale, positivi, concreti e socialmente accettati, in “media” nuovi ed all’apparenza distanti da loro. I numeri testimoniano la bontà di queste scelte, evidenziando in poco più di un mese più di 6.000 condivisioni della pagina Facebook e altrettanti downloads della App.


Focus - L’analisi dei fatti salienti nelle parole del presidente Federvini Lamberto Vallarino Gancia

Ostacoli dell’export
: dalle azioni anti-dumping ai dazi, alle falsificazioni e così via, gli ostacoli nelle esportazioni ci sono, specialmente quando si guarda ad oriente, o comunque dei mercati emergenti in generale. Così Lamberto Vallarino Gancia all’assemblea di Federvini analizza lo stato dell’arte dei rapporti con l’estero di Bacco tricolore. Sappiamo, spiega Gancia, che su quei mercati continuiamo a rilevare grandi difficoltà nelle esportazioni che penalizzano gli operatori: lungaggini burocratiche, ostacoli di natura tariffaria e non, all’interno di un quadro normativo sempre più complesso. Ma contiamo sull’azione di sensibilizzazione che gli organismi internazionali possono portare sui singoli Governi per rendere più lineari gli scambi commerciali. Le principali difficoltà affrontate nel 2012 sono state la procedura avviata dal Governo brasiliano per l’applicazione di un dazio anti-dumping sui vini che avrebbe duramente colpito una nostra rilevante corrente di esportazione evitata grazie alla Rappresentanza diplomatica a Brasilia ed al ricorso al Tribunale locale, depositato dall’Associazione Europea Comité Vins. Poi, nel mercato cinese sono state diversi i problemi, dall’obbligo di registrazione delle Aziende presso l’Aqsio (General Administration of Quality, Supervision, Inspection & Quarantine), fino ai recenti controlli sulla presenza degli ftalati nelle bevande alcoliche e la possibile minaccia di un dazio anti-dumping sulle importazioni di vini. In Russia, nonostante il suo ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Mercato, che ci auguriamo possa rendere più agevole l’adozione degli standard internazionali, persistono difficoltà rispetto ai repentini cambiamenti normativi e la pesante duplicazione di certificati richiesti, oltre alle complessità di rinnovo delle licenze. Comunque sono stati da poco avviati i negoziati per un accordo di libero scambio con il Giappone e con gli Stati Uniti: è nostro vivo auspicio, sottolinea Gancia, che da questi accordi possano scaturire nuove opportunità negli scambi commerciali.

Internazionalizzazione
: chiediamo da anni che sia meglio organizzata la nostra rappresentanza economica all’estero. Potremmo anche affermare con una punta di orgoglio che siamo stati ascoltati, spiega Gancia, visto che un’importante riforma è stata avviata. Ma non possiamo tacere che siamo rimasti privi contemporaneamente dell’Ice e di Buonitalia. In entrambi i casi il venire meno è legato a lunghissime e complesse fasi amministrative e burocratiche che hanno contrassegnato il passaggio dell’Ice alla nuova Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e la chiusura di Buonitalia con la sua confluenza nella nuova Agenzia. La carenza dell’assistenza strutturata dello Stato è apparsa ancora più rilevante, visto che i nostri concorrenti, non solo quelli europei, affrontavano i mercati internazionali con maggiore determinazione e l’aiuto importante dei loro Governi. Abbiamo sicuramente beneficiato dell’apporto professionale delle singole persone: quello, va riconosciuto, non è venuto mai meno. Ma è mancata la forza di un’azione strutturata ed organizzata dello Stato.

Per quel che ci riguarda, il successo c’è stato e dobbiamo trarre da questo andamento favorevole quegli elementi utili perché divengano la base sulla quale rafforzare il nostro modo di affrontare i mercati esteri. La fase di riorganizzazione ha imposto un maggior dialogo tra le istituzioni rispetto al passato, non siamo ancora a livelli ottimali, a quel coordinamento sistematico che sentiamo necessario. Rilevo che moltissime Ambasciate d’Italia sono diventate il vero punto di riferimento concreto per l’export: è una novità rispetto al passato e forse è una novità anche rispetto agli impegni che le nostre Ambasciate hanno considerato in agenda per lunghi anni. Ora serve che questo diventi un sistema efficace ed efficiente di rappresentanza, di assistenza, di informazione. Ci sono conoscenze, ci sono meccanismi di funzionamento che non è necessario duplicare proprio nella logica del fatto che sono ormai poche le risorse disponibili e quelle poche risorse devono dare il massimo della resa. A questo sistema estero dobbiamo far riferimento quando intendiamo programmare, organizzare e muovere le imprese a partire dai loro programmi di attività promozionali. A questo punto di coordinamento, fuori dei confini nazionali, si deve accompagnare un analogo percorso nazionale cui partecipino anche le Regioni e gli enti locali.

Promozione
: sono state sviluppate molte azioni, sottolinea Gancia, grazie soprattutto ai fondi previsti dalla Ocm vino e dal nostro piano di azione nazionale. Certamente le azioni di promozione hanno mostrato quanto utili siano perché è innegabile che una parte dei bei risultati acquisiti sui mercati esteri anche nel 2012 (e che ancora i primi dati del 2013 rafforzano). Dobbiamo però guardare in prospettiva sapendo che queste risorse non continueranno ad essere così importanti e forse diventerà anche più forte la competizione tra i diversi sistemi vitivinicoli presenti sulla scena mondiale. È dunque opportuno, continua Gancia, a fianco della progettazione delle attività di promozione per i prossimi anni, avviare delle riflessioni su come gestire in futuro l’immagine dei nostri prodotti all’estero giocando su un’accurata regia con tutto ciò che è promozione del sistema; cercando di cogliere tutte le opportunità che iniziative di altri settori offrono per aumentare il patrimonio di immagine del nostro Paese; questo modo di procedere permetterà di valorizzare e far conoscere le nostre produzioni. Mi fa piacere sottolineare che siamo vicini ad un evento che rappresenterà qualcosa di straordinariamente particolare per il nostro Paese: l’Expo del 2015. Non è un evento estraneo al nostro sistema economico, non è un momento di confronto tra i padiglioni dei singoli Paesi: è una vetrina straordinaria che porterà non solo tantissimi visitatori che potrebbero anche essere curiosi di conoscere i nostri territori, ma accenderà anche dei riflettori potentissimi che illumineranno l’Italia non solo per i mesi della manifestazione.

La riforma dell’Ocm vino e i diritti d’impianto
: siamo alla soglia di un ulteriore passo nell’evoluzione dell’Organizzazione Comune di Mercato Vino, partendo dalle importanti novità introdotte nel 2008. Ma andando anche di pari passo con la riforma della Politica Agricola Comune, di cui oramai condividiamo la cornice comune e numerosi meccanismi di funzionamento, anche se beneficiamo di un’autonoma specifica disciplina. Fra le questioni specifiche, sottolinea Gancia, quel che più ha animato, sinceramente anche agitato, il nostro dibattito è certamente la materia del blocco degli impianti. Nel 2008 il compromesso era stato raggiunto nel fissare nel 2015 il termine ultimo dell’esistenza del blocco degli impianti, concedendo ai Governi nazionali la facoltà di mantenerlo per un ulteriore triennio. All’avvicinarsi di quel termine, è partito un dibattito come se quella scadenza fosse il punto unico e focale della riforma: è innegabile che sia un elemento importante ed è giusto che anche l’Italia abbia contribuito al dibattito. Ma è altrettanto vero che una parte di questo dibattito si sia svolta con una forte componente emozionale che, in alcuni passaggi, non ha consentito di valutare con attenzione se le soluzioni che si andavano delineando avrebbero ridotto o accentuato talune distorsioni che il blocco ha già indotto nel nostro sistema rispetto ad altri sistemi produttivi europei. Ribadisco la necessità che il settore sia considerato innanzitutto per la sua particolarità, per la sua rilevanza e per le sue diverse sfaccettature, come una voce economica nazionale: certamente le articolazioni territoriali, le valenze delle produzioni dei tanti territori di origine costituiscono una risorsa ed una ricchezza locale incontestabile per valore patrimoniale, per la tutela dell’ambiente. Ma il maggior valore di quella produzione deriva dall’essere parte del settore vinicolo italiano e di poter beneficiare sui mercati internazionali di quel richiamo di immagine per qualità e valore che l’Italia esprime. Questa convinzione deve essere fortemente radicata, come ho detto, tanto nel settore pubblico quanto nel settore privato e deve portare a provvedimenti coerenti che consentano alle Aziende di sapere che esiste una regia nazionale, un unico modello amministrativo, un’unica modalità di dialogo con la Pubblica Amministrazione, quale che sia la Regione in cui operano. Questo non vuol dire sminuire il ruolo delle Regioni o dei Comuni o degli Enti Locali né sminuire, ad esempio, il ruolo delle Organizzazioni dei Produttori e dei Consorzi nella gestione delle singole denominazioni o di basi produttive territoriali più ampie. Sono ruoli e compiti indispensabili nella gestione dei riferimenti geografici o nei sistemi di valorizzazione, ma devono essere parte di un filo conduttore unico per rappresentare un coro armonico e non singole voci, anche di eccellente qualità e timbro, ma estranee al ritmo comune.

Tutela delle indicazioni ed accordi bilaterali
: oggi i riferimenti geografici nel settore vinicolo, sottolinea Gancia, rappresentano tanto un valore storico dell’immagine del Paese quanto un rilevante valore patrimoniale, visti i successi conseguiti dalle produzioni italiane (e non solo) sui mercati internazionali. Paesi come l’Italia che hanno un numero elevato di prestigiosissimi riferimenti geografici - oltre 500 solo nel settore del vino - sono esposti più di ogni altro a fenomeni di imitazione, di frode, quando non addirittura di vero e proprio stravolgimento, visto che denominazioni prestigiose sono considerate invece nomi generici o semigenerici. Sarebbe un sogno poter offrire a ciascuna denominazione quegli standard di tutela e sicurezza che le regole sui marchi registrati a livello mondiale offrono, ma i costi nella trasformazione delle denominazioni in marchi e la politica di tutela diventano impraticabili per i produttori locali. È indispensabile avviare una riflessione con gli interessati sulle migliori modalità di tutela e, nello stesso tempo, diventa indispensabile avviare quella cabina di regia nella internazionalizzazione ed in tutti i molteplici aspetti che questa materia comporta, altrimenti continueremo a lasciare sui mercati internazionali importanti quote di valore e di immagine che ci competono.

Fiscalità e articolo 62
: grande è la preoccupazione, continua Gancia, per l’incremento dell’ulteriore punto di Iva previsto per luglio 2013: non possiamo sopportare questo incremento, il mercato non lo assorbe. E per noi sarebbe una penalizzazione ancor più forte, perché l’Iva è percepita anche sull’accisa. Ma il concetto di fiscalità nei nostri settori non si riferisce soltanto alle imposte. Vi sono tutta una serie di adempimenti amministrativi che sono anch’essi connessi ai tributi applicati ai nostri prodotti e che comportano un complesso di attività, spesso onerose, alle quali le aziende sono chiamate quotidianamente a far fronte. Ci stiamo quindi adoperando affinché la telematizzazione diventi uno strumento di proficuo colloquio quotidiano tra Aziende ed Amministrazione, consentendo una giusta contemperazione tra esigenze di controllo e celerità e correttezza degli adempimenti amministrativi. Per quanto riguarda, invece, l’articolo 62 e la sua inapplicabilità, la nostra posizione è netta: la norma è in vigore, ne siamo fermamente convinti e continuiamo ad indicarne il pieno rispetto a tutti gli associati che hanno dovuto, fra l’altro, modificare i sistemi operativi di gestione dell’amministrazione proprio per tenere conto delle scadenze e delle annotazioni prescritte dalla legge. Ma è chiaro che il quadro richiede un’indicazione definitiva da parte del Governo e del Parlamento.

Indicazione dell’origine
: i settori rappresentati, pur apprezzando e condividendo che a livello europeo sia stato adottato un regolamento unico sulle informazioni al consumatore, ritengono che sia opportuno che le disposizioni applicative siano mantenute all’interno delle normative specifiche così che siano in piena sintonia con le disposizioni sulla composizione, ma soprattutto tengano conto di quelle che sono già le importanti prescrizioni normative che hanno consentito di armonizzare le caratteristiche produttive rispetto a singole denominazioni, in questo probabilmente scavalcando quell’esigenza di maggior informazione dei consumatori che il dibattito sul tema dell’origine pone in luce. Riteniamo che i lavori applicativi debbano essere articolati tenendo conto delle normative comunitarie che nei singoli settori incidono profondamente sulle regole di produzione e presentazione. E questa, continua Gancia, considerazione è altrettanto importante allorché si dovranno valutare le disposizioni applicative per stabilire le modalità operative per l’indicazione degli ingredienti e dei valori nutrizionali nella etichetta delle bevande alcoliche.

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