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Renzi: “tanta cultura nell’agricoltura, nel mondo c’è fame di Italia”. Martina- “tanto da fare, ma agricoltura è futuro”. Petrini- “la sfida è dare giusto valore al cibo”. E ancora capolarato & immigrazione nella “Giornata dell’Agricoltura” ad Expo

“La bellezza dell’Italia non è a compartimenti stagni: c’è tanta cultura anche nell’agricoltura”. Così il Presidente del Consiglio Mattero Renzi, ad Expo, nella “Giornata dell’Agricoltura” promossa da Coldiretti. Dove il premier, che ha ribadito lo stop a Irap e Imu agricola (che per le imprese del settore vale 1 miliardo di euro) dal 2016, ha anche aggiunto: “nel mondo c’è fame di Italia, ed è importante raccontare bene le storie di successo del settore. Il nostro vino ritengo sia migliore di quello francese. Se lo è, perché ha la metà dell’export in valore dei francesi? Perché si sono organizzati prima e hanno la forza di parlare bene della Francia. E questo dovrebbe fare l’Italia, nel raccontare la sua agricoltura. Un settore che, come ha ricordato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, vanta tanti primati: 250 milioni di euro il valore dell’agroalimentare, pari al 15% del Pil, il maggior numero di ettari coltivati a biologico in Europa e il primato assoluto di prodotti Dop e Igp (272) e Stg (4.886), redditività per ettaro che è il triplo della media Ue a 27 e, soprattutto, un export che cresce, anche grazie all’effetto Expo, e punta al record di 36 miliardi di euro nel 2015 (+10% sul 2014), con il vino al top.

Ma “c’è ancora tanto lavoro da fare - ha aggiunto il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina - come investire nella formazione, nell’innovazione, per guardare al mondo e ai nuovi mercati. L’antidoto contro il falso cibo italiano è quello di portare il vero made in Italy su quei mercati. Per farlo serve un lavoro di squadra tra produttori, trasformatori e distributori. Come stiamo facendo, come dimostrano le 500 azioni di contrasto al falso in 18 mesi. E la prossima legge di stabilità dovrà aiutarci a liberare risorse per difendere chi vive e lavora in agricoltura. Vogliamo restituire immediatamente risorse all’agricoltore, difendere il suo reddito, sostenere gli investimenti e tagliare il costo del lavoro. Dobbiamo continuare a lavorare perché in ogni filiera si possa garantire una remunerazione equa del lavoro che si fa: se dal produttore al consumatore si hanno aumenti del 500% e gli agricoltori non si vedono riconosciuti i costi di produzione, non si va avanti”.

Ma sono tante le questioni sul tavolo dell’agricoltura: dalla semplificazione della burocrazia alla lotta al caporalato (“piaga da estirpare”, ha sottolineato nel suo messaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), dall’incentivo del ricambio generazionale al nuovo rapporto tra innovazione e produzione agricola, fino alla valorizzazione del made in Italy agroalimentare.

“E sono contento di poter confermare qui l’avvio della più importante campagna di contrasto all’Italian sounding negli Usa - ha aggiunto Martina - promossa con il viceministro Calenda, che partirà il 12 ottobre, giorno del Colombus Day impegnando oltre 50 milioni di euro. Siete protagonisti essenziali di Expo - ha aggiunto il ministro rivolgendosi ai 30.000 agricoltori presenti all’Open Air Theatre - voi che quotidianamente contribuite a nutrire il pianeta. Il vostro entusiasmo di oggi e tutte le attività che avete fatto in questi quattro mesi ci hanno aiutato a riconoscere e valorizzare l’anima di questo evento. Vogliamo aiutare le “cento agricolture italiane” figlie della nostra straordinaria biodiversità ad essere futuro. Perchè dobbiamo associare la parola agricoltura a futuro, non più a passato. Ed essere futuro significa cercare nuove strade di integrazione al reddito, puntare sulla multifunzionalità, sulle energie rinnovabili, sull’integrazione tra agricoltura, territorio e turismo. Significa investire sulla formazione permanente e su un nuovo rapporto tra innovazione, tecnologia e produzione agricola. Per raggiungere questi obiettivi serve anche una nuova Europa agricola. Più vicina agli agricoltori europei, più semplice, meno burocratica”.

Ad esaltare il ruolo degli agricoltori, ad Expo e non solo, è stato anche il fondatore di Slow Food, Carlin Petrini: “oggi con voi Expo si rallegra. Senza contadini questo Paese non ha storia, è la terra che ci fa vivere. E negli ultimi 50 anni questo Paese ha guardato solo al prezzo, e non al valore del cibo. Valore dietro al quale - ha aggiunto - c’è la fragilità e la forza dell’agricoltura. Non bisogna trattare i prodotti agricoli come prodotti industriali perché la terra ha una peculiarità diversa. Alla fine, nonostante la modernità e le conquiste della tecnologia, torniamo alla terra per vivere, e i valori dell’agricoltura e della classe contadina saranno i valori del futuro. La sfida dei prossimi anni sarà quella di garantire un prezzo giusto ai prodotti agricoli, oltre le speculazioni finanziarie, per distruggere la vergogna della fame e dare dignità al mondo contadino”.

Mondo contadino che, come hanno raccontato le cronache degli ultimi mesi, è ancora afflitto da una grande piaga quella del caporalato, che nei giorni scorsi il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini ha chiesto di equiparare chiaramente ai reati mafiosi, al presidente della Commissione Antimafia del Parlamento Rosy Bindi.

“Nei confronti degli agromafiosi moderni abbiamo bisogno di sanzioni penali semplici ma giuste. Non possiamo limitarci a sanzioni amministrative”, ha rilanciato il magistrato Giancarlo Caselli, che guida il comitato scientifico dell’Osservatorio sulle Agromafie di Coldiretti, sottolineando che quelli del caporalato e del lavoro nero sono problemi che vanno affrontati “non in un’ottica emergenziale, quando qualcuno muore, ma strutturale”.

Questioni che, per altro, se affrontate con determinazione, renderebbero l’agroalimentare italiano ancora più efficace sul fronte dell’integrazione culturale. Anche perché, ha ricordato il presidente di Coldiretti Moncalvo, “il lavoro degli immigrati in agricoltura è insostituibile. 322.000 persone che abbiamo accolto nelle nostre imprese e nelle nostre famiglie e a cui va il nostro riconoscimento quotidiano. Un impiegato in agricoltura su quattro, ricordiamolo, è un immigrato”.

Focus - Coldiretti: “Renzi adotto il formaggio contro le polveri Ue. Un patto “salva-formaggio” siglato con due giovani allevatrici”

Contro il diktat europeo che vorrebbe il via libera all’utilizzo delle polveri il Presidente del Consiglio Matteo Renzi “adotta” i formaggi italiani. A conclusione della Giornata dell’Agricoltura italiana ad Expo, il Premier italiano ha simbolicamente adottato le specialità casearie tricolori, portate sul palco da due giovanissime allevatrici.

“Un gesto importante e significativo - sottolinea Coldiretti - soprattutto in vista della scadenza del 29 settembre prossimo, termine entro il quale l’Italia dovrà rispondere alla lettera di diffida con la quale la Commissione europea ha imposto all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale”.

A far siglare il patto “salva formaggio italiano” sono state, insieme al presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo due giovani sorelle allevatrici. Sara e Giulia Livoni hanno appena 26 e 20 anni allevano bovini di razza Pezzata Rossa a Merlana, un piccolo borgo in comune di Trivignano Udinese in provincia di Udine. Dopo aver fatto il loro ingresso da giovanissime nell’azienda di famiglia, le due sorelle hanno garantito il consolidamento aziendale con la creazione di filiere agroalimentari 100% friulane. Il latte delle loro vacche di Pezzata Rossa viene lavorato nella Latteria (caseificio) di Venzone (comune friulano in provincia di Udine, monumento nazionale dal 1965) per conto del Consorzio Agrario, dove vengono prodotti i tradizionali formaggi Latteria di Venzone e Montasio, cui si aggiungono delle vere e proprie particolarità, come i Sot la Trape di Refosco o di Verduzzo, formaggi affinati nella vinaccia ed invecchiati oltre diciotto mesi ed il Vencionut, con aromi erbacei per l’aggiunta di petali di fiori di calendula, formaggi a pasta molle, stracchino, mozzarella e anche un buonissimo gelato.

“Il via libera alla polvere di latte - dice Coldiretti - rischia purtroppo di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Si tratta di un inganno per i consumatori che mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori”.

“È in corso - sottolinea la Coldiretti - un pericoloso braccio di ferro che potrebbe portare alla chiusura delle stalle, alla perdita di posti di lavoro, all’omologazione e all’appiattimento qualitativo della produzione nazionale dopo la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea. Si vuole porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n. 138 dell’11 aprile del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma - continua la Coldiretti - provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy. La polvere di latte - spiega la Coldiretti - è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante”.

“L’Italia, grazie alla tutela della legge nazionale, ha conquistato un primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale che lo scellerato comportamento delle lobby industriali rischia ora di far crollare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “Una azione - conclude Moncalvo - che apre le porte alle frodi, danneggia i consumatori italiani con l’offerta di prodotti di basso standard qualitativo con pesanti effetti sul piano economico, occupazionale e ambientale in un momento in cui l’Italia deve puntare sulle sue distintività per tornare a crescere”.

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