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RICCI CURBASTRO E LIBERATORE ANCORA AI VERTICI DELA FEDERDOC, CHE SEGNA ANCHE LE LINEE STRATEGICHE PER IL PROSSIMO TRIENNIO. “LA NUOVA PROPOSTA OCM VINO RISCHIA DI VANIFICARE 200 ANNI SI STORIA DELLE DENOMINAZIONI”

Al vertice della Federdoc ci sono ancora Riccardo Ricci Curbastro e Giuseppe Liberatore, oltre al neo eletto Francesco Liantonio (nel comitato esecutivo, anche Ezio Pelissetti, Arturo Stocchetti, Dario De Santis, Alberto Mazzone).
La Federdoc, unico organismo interprofessionale esistente in Italia che garantisce la tutela e la salvaguardia legale internazionale e che associa 90 consorzi di tutela dei vini, pari al 90% dei consorzi esistenti, per un numero complessivo di 180 vqprd che rappresentano l’80% della produzione vitivinicola nazionale, “è oggi una identità riconosciuta - ha affermato a WineNews il presidente Ricci Curbastro - e dobbiamo continuare sulla strada delle azioni intraprese e ringraziare e ribadire sostegno e fiducia nelle istituzioni per quello che stanno facendo: sia in ambito nazionale per una maggiore tutela dei nostri Vqprd, attraverso il completamento delle azioni di monitoraggio affidate anche ai Consorzi, sia a livello comunitario, per la difesa e la crescita delle identità e molteplici peculiarità delle nostre produzioni”.
La Federdoc (federdoc@federdoc.com), “che opera a livello comunitario e nazionale, con l’intento di promuovere le denominazioni, sostenerne l’immagine contro ogni tentativo di banalizzazione, come sta avvenendo per la nuova Ocm vino”, pone poi l’accento sull’Ocm vino, la cui nuova proposta rischia “di vanificare oltre 200 anni di storia delle nostre denominazioni, con conseguenze fortemente negative”.

In particolare - Le proposte Federdoc su “Ocm vino”
a - lo svilimento del concetto di denominazione di drigine: nella proposta della Commissione Europea, per ottenere la denominazione di origine si dovrà garantire solo la provenienza delle uve, indipendentemente dal luogo in cui vengono trasformate in vino; in questo modo verrebbe reciso quel profondo legame con il territorio di produzione che fino ad oggi ha connotato tutti i vini a denominazione e rappresenta un requisito fondamentale a tutela del consumatore;
b - la completa liberalizzazione dei vigneti a partire dal 2014: ciò porterebbe ad una destabilizzazione del settore, generando sovrapproduzione e una crisi economica che inevitabilmente finirebbe per riflettersi sull’occupazione;
c - la modifica delle regole sull’etichettatura, concedendo ai vini da tavola la possibilità di indicare vitigno e annata: un vero e proprio inganno per il consumatore poiché non sarà mai possibile controllarne la veridicità.

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