02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

RICORDATE “NIENTE MOSCATO D’ASTI AD ASTI”? LA QUERELLE CONTINUA: IL CONSIGLIO COMUNALE HA APPROVATO ALL’UNANIMITÀ UN ODG PER CHIEDERE AL COMUNE DI IMPEGNARSI PER INSERIRE IL TERRITORIO TRA LE TERRE ADATTE ALL’IMPIANTO DI VIGNETI DI MOSCATO D’ASTI

L’impegno per l’inserimento del territorio tra le terre adatte all’impianto di vigneti di Moscato d’Asti: è quanto ha chiesto il Consiglio comunale di Asti al Comune, approvando all’unanimità l’ordine del giorno. La richiesta, fatta al sindaco Fabrizio Brignolo, per perorare la causa dei viticoltori locali, è stata presentata dai consiglieri Mariangela Cotto e Giovanni Pensabene. Per risolvere il problema un’apposita commissione comunale cercherà accordi con il Consorzio Tutela dell’Asti Spumante e con l’Associazione Agricoltori produttori di Moscato.

Una querelle che continua dopo che il Consiglio di Stato aveva respinto il 28 novembre il ricorso della casa vitivinicola Zonin proprietaria della tenuta Castello del Poggio alle porte di Asti, favorevole all’ampliamento del disciplinare. A spuntarla però sono state l’Associazione produttori del Moscato d’Asti, la Coldiretti, l’Associazione dei comuni del Moscato e l’associazione “Muscatellum” schierate a difesa dei primi confini di produzione. Il Consiglio di stato si è espresso su una sentenza del Tar Lazio che annullava il decreto del 16 maggio 2012 con cui il Ministero delle Politiche Agricole aveva accolto nell’area della Docg Asti una cospicua fetta del territorio comunale astigiano. E appunto il giudizio aveva bocciato il ricorso contro quanto sentenziato dal Tar. La vicenda, qui ridotta ai minimi termini, è assolutamente di maggior complessità, ma quel che ai più sfugge è come sia possibile che una località di plurisecolare importanza nella geografia mondiale del vino, possa essere esclusa da una denominazione che porta il suo nome. Insomma, una vicenda che, perlomeno ai profani, appare tutta italiana.

La cosa che colpiva leggendo la sentenza del Consiglio di stato è il ruolo attribuito al Consorzio dell’Asti (che tutela un patrimonio di 100 milioni di bottiglie l’anno, pari a un fatturato di 140 milioni di euro). Infatti, la perizia che doveva servire di supporto alla domanda del direttore del Consorzio per l’estensione della Docg, come recita la sentenza, “non conteneva una delimitazione puntuale delle frazioni comunali all’interno delle zone vocate ma si limitava ad indicare il territorio potenzialmente atto alla coltivazione del vitigno Moscato Bianco nel Comune di Asti con criteri di larga approssimazione”. E più avanti “In sostanza vi era una domanda ufficiale del Consorzio del 28 aprile 2010 che chiedeva l’inserimento di zone votate che per la sua indeterminatezza e ambiguità non poteva considerarsi integrare la domanda di cui all’articolo 10, comma 3 della legge”.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli