Asse tra Roma, Parigi e Madrid sul fronte della riforma del vino. Obiettivo: cambiare profondamente la proposta avanzata da Bruxelles nel giugno 2005, che prevede tra l’altro lo smantellamento di 400.000 ettari di vigneti in cinque anni per regolare la sovrapproduzione. Un’impostazione che per Italia, Francia e Spagna - i maggiori produttori di vino nell’Unione Europea con oltre il 50% della produzione mondiale - è “inaccettabile”: con questa posizione il ministro alle Politiche Agricole, Paolo De Castro, si presenterà al Consiglio Ue sull’agricoltura in programma domani a Bruxelles.
La speranza - spiega il ministro - è quella di allargare il patto anche al Portogallo e di formare così uno “zoccolo duro” che possa convincere anche i Paesi nordici e portare la Commissione a rivedere il suo approccio alla riforma. “Domani riprenderanno i negoziati - spiega De Castro - e ci sarà un primo giro di tavolo in cui ognuno darà la sua valutazione alla proposta avanzata dalla commissaria Ue Mariann Fischer Boel in giugno. Siamo ancora alle battute iniziali e speriamo di orientare la Commissione nella direzione giusta, in modo che si arrivi ad una nuova proposta entro fine anno.
La cosa più importante in questa fase - prosegue il ministro - è rinsaldare l'alleanza mediterranea con Francia e Spagna. Ma vogliamo coinvolgere altri Paesi come il Portogallo. Non è detto che la riforma veda la luce entro la prossima presidenza tedesca. E dopo Berlino sarà proprio la volta di Lisbona a presiedere l’Unione Europea. Questo ci fa ben sperare”.
La posta in palio è alta, anche perché se la via dovesse essere quella indicata da Fischer Boel sarebbero a rischio di sparizione migliaia di aziende agricole. Gli ultimi dati europei parlano chiaro: dal 2002 mentre nei 25 Paesi dell’Unione europea gli ettari destinati a vigneto sono 65.000 in meno, nell'emisfero Sud (Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Sud America) sono aumentati di 45.000.
Un “taglio” di 400.000 ettari - come propone la Commissione Ue - potrebbe quindi provocare una crisi senza precedenti. Questo pensano Roma, Parigi e Madrid, che invece puntano a una riforma che rafforzi il settore vinicolo europeo, investendo soprattutto sulla qualità per battere la concorrenza internazionale.
Questi, infine, gli altri paletti che i Paesi maggiori produttori di vino chiedono non siano valicati: no alla trasformazione dei mosti che vengono da Paesi terzi; eliminare lo zuccheraggio per alzare la gradazione alcolica e le pratiche enologiche che creano concorrenza sleale, premiando invece la qualità; no a riduzioni di budget e più promozione del settore.
La scheda - La proposta di riforma dell’Unione Europea
Questi i punti salienti della proposta di riforma del vino messa a punto da Bruxelles e presentata nel 22 giugno dalla Commissaria Ue Marianne Fischer Boel:
- Estirpazione delle vigne: il regime di estirpazione verrebbe potenziato con la concessione di un premio per incitare i produttori a richiederlo fin dal primo anno. L’obiettivo è l’espianto di 400.000 ettari, in cinque anni, con un contributo Ue globale di 2,4 miliardi di euro. L’espianto sarà del tutto volontario. Il regime dei diritti di impianto viene, invece, prorogato fino al 2013, data di scadenza definitiva. Le superfici estirpate potrebbero beneficiare del pagamento unico per azienda, subordinatamente al rispetto di requisiti ambientali minimi.
- Abolizione degli aiuti di regolamentazione del mercato: eliminate tutte le misure di mercato quali l’aiuto per la distillazione dei sottoprodotti, l’aiuto per il magazzinaggio privato e l’aiuto per l’uso del mosto. La distillazione di crisi sarebbe abolita.
- Dotazione nazionale: prevista una dotazione nazionale a tutti i paesi produttori per finanziare le misure che meglio si adattano alle rispettive situazioni locali. Parte dei fondi sarebbe trasferita al bilancio dello sviluppo rurale per finanziare misure specifiche nel settore vitivinicolo, come prepensionamenti dell’entità di 18.000 euro l'anno e programmi agroambientali.
- Semplificazione della politica di qualità: si prevederanno due categorie di vino invece delle attuali tre: i vini a indicazione geografica e i vini senza indicazione geografica. Bruxelles intende allineare la regole sulla qualità al regolamento Trip’s per la proprietà intellettuale alla Wto introducendo procedure che danno maggiori poteri di intervento alla Commissione europea. Bruxelles fisserebbe un quadro legislativo per i vini a denominazione geografica.
- Etichettatura semplificata: contrariamente al divieto oggi in vigore, potrebbe essere ammessa l’indicazione del vitigno e dell'annata anche per i vini senza indicazione geografica. La competenza di approvare le nuove pratiche enologiche sarebbe affidata alla Commissione e sarebbero riconosciute le pratiche enologiche ammesse dall’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino).
- Divieto di zuccheraggio: sul fronte dell’arricchimento dei vini si vuole evitare l’aumento del titolo alcolometrico tramite lo zuccheraggio che è sempre più diffuso nell’Ue.
- Organizzazione mondiale del commercio: per evitare osservazioni dai Paesi terzi in ambito Wto, si profila di eliminare il divieto di vinificare nel territorio comunitario mosti importati e di miscelarli con i vini prodotti nel territorio comunitario.
- I tempi: entro novembre la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo punta a votare il primo rapporto di iniziativa sulle opzioni di riforma presentate dalla Commissaria europea all’agricoltura Mariann Fischer Boel il 22 giugno 2006, che saranno seguite dalle proposte giuridiche. Il processo di riforma si dovrebbe concludere nel primo trimestre del 2007, sotto la presidenza tedesca dell’Ue.
La scheda - I numeri dell’enologia in Italia
Questi i principali numeri del settore del vino in italia:
- Produzione nazionale: nel 2005 è stata di 53 milioni di ettolitri. A 20 anni dallo scandalo del metanolo, l’Italia produce oggi il 37,4% in meno rispetto al 1986, ma il vino vale molto di più.
- Fatturato: supera i 9 miliardi di euro, in 20 anni è più che triplicato (+260%), come il valore dell’export (+250%).
- Vitigni: l’Italia vanta un patrimonio di uve unico al mondo con ben 300 varietà di vitigni per una superficie vitata di 730.000 ettari. La Francia ha poco più di 40 varietà di vitigni, la Spagna appena una ventina, l'Austria 15.
- Vini certificati: la produzione nazionale dei vini a denominazione è di 15 milioni di ettolitri. In vent’anni è raddoppiato il numero di vini certificati Doc, Docg e Igt che erano 228 nel 1986 e oggi sono 464. Il loro peso nella produzione è passato dal 10% al 58%.
- Export: l’Italia è il primo esportatore mondiale di vino e mosti in quantità, con il 18% del fatturato globale. Il valore delle esportazioni è di 2,8 miliardi di euro. Nel primo trimestre 2006, il vino “made in Italy” ha realizzato una crescita record del 9% nel valore delle esportazioni nel mondo con un successo rilevante negli Stati Uniti (+18%) e nei nuovi Paesi emergenti come Russia (+20%) e Cina (+132%). Negli Usa l'Italia è leader nelle esportazioni con 2 milioni di ettolitri. Analogo discorso per il mercato britannico con 1,2 milioni di tonnellate nel 2001 salite a 1,5 nel 2004 (+25%). Le esportazioni italiane sono in crescita anche sui mercati canadese (+20,9% in quantità, +24% in valore) e danese (+23% in quantità, + 48% in valore). Sono aumentate anche le esportazioni verso la Spagna, la Russia, l'Australia, la Nuova Zelanda, e, negli ultimi due anni, verso la Cina.
- Enoturismo: l’Italia può contare su 4 milioni di visitatori e 2,5 miliardi di euro di consumi, con la prospettiva di raddoppiarli nei prossimi cinque anni.
- Italia, Francia e Spagna: mantengono oltre il 50% della produzione mondiale. L’ Italia con una media 51 milioni di ettolitri, la Francia con una media di 55 milioni di ettolitri, la Spagna con una media di 37 milioni di ettolitri sono i primi produttori europei e mondiali.
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