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Risoluzione contro la liberalizzazione dei vitigni in etichetta con cui “l’Ue potrebbe mettere a rischio i vini italiani a denominazione”: così Massimo Fiorio (Commissione Agricoltura Camera). “Europa non legalizzi Italian Sounding”

“L’Unione Europea potrebbe mettere a rischio l’intero settore dei vini italiani a denominazione d’origine protetta”: lo sottolinea il vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e deputato Pd Massimo Fiorio, sui processi di revisione dell’Ocm vino portati avanti da Bruxelles che potrebbero autorizzare l’inserimento, nelle etichette delle bottiglie, dei nomi di varietà di vitigni ad oggi riservati solo a specificati prodotti. “Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, si è subito detto contrario a questa forma di liberalizzazione indiscriminata ma ha sottolineato come in Europa siamo molte le nazioni a favore di questa “deregulation”. Per questi motivi - annuncia Fiorio - presenterò oggi una risoluzione che impegni il Governo ad assumere tutte le misure necessarie per tutelare il nostro settore vitivinicolo da falsificazioni legalizzate” e perché l’“Europa non legalizzi l’Italian Sounding”.
“Solo per fare alcuni esempi - ricorda Massimo Fiorio - se la Commissione Ue decidesse di procedere secondo le opzioni di modifica presentate sarà possibile, per un qualsiasi vino comune europeo, riportare in etichetta nomi di vitigni quali “Barbera”, “Lambrusco”, “Nebbiolo”, “Primitivo”, “Sangiovese”, “Teroldego”, “Verdicchio”, “Vernaccia” o “Vermentino”, solo per citarne alcuni, tutti nomi di varietà che costituiscono la parte integrante di rinomate Dop o Igp, perché caratteristiche di quei luoghi e, quindi, strettamente legate a quei territori”.

Focus - Il presidente Confagricoltura Mario Guidi: “il pericolo di perdere denominazioni dei nostri vini profondamente legati ai nostri territori è reale. Per questo appoggiamo risoluzione Fiorio”
“Siamo da tempo monitorando la questione a livello nazionale ed europeo. Il pericolo di perdere denominazioni dei nostri vini profondamente legati ai nostri territori è reale. Per questo appoggiamo pienamente la risoluzione presentata dal vice presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Massimo Fiorio, contro la liberalizzazione dei vitigni nelle etichette”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, ricordando il rischio di concorrenza sleale da parte di chi attribuisce caratteristiche di made in Italy ad un prodotto che di italiano non ha nulla, e che il nostro export di vino, nel 2014, si è attestato su 20 milioni di ettolitri per un valore di oltre 5 miliardi di euro.
“È tempo - continua Guidi - di far conoscere i prodotti dell’autentico made in Italy in tutto il mondo, senza creare ulteriori ostacoli al nostro vino, che ha tutte le carte in regola per conquistare fette ancora più ampie di mercato”. Confagricoltura ricorda che, soprattutto negli Stati Uniti, per ogni euro prodotto dal nostro export agroalimentare, l’Italian sounding ne incassa ben 8. “La possibilità di riportare il nome della varietà del vitigno è riservata oggi solo a specifici vini - conclude il presidente di Confagricoltura - occorre perciò impedire con forza che ai produttori stranieri si permetta di usare le nostre denominazioni e difendere con forza i nostri territori e le nostre quote di mercato”.

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