La biografia di Riccardo Cotarella, nel libro “Riccardo Cotarella Quasi un ritratto” - uno fra gli enologi italiani più noti non solo in Italia ma nel mondo - occupa soltanto le prime settanta pagine e rappresenta solo un pretesto per ripercorrere a ritroso la storia del vino italiano in quest’ultimo mezzo secolo. La storia enologica del Belpaese che, evidentemente, l’enologo di Orvieto ha percorso per intera nella sua strada più densa di successi e di scommesse vinte, molte della quali proprio con Cotarella come protagonista. Ed è così, in un racconto di buona scorrevolezza, che le vicende private dell’enologo s’intrecciano con la nascita di grandi vini, dal Montevetrano al Terra di Lavoro, che hanno segnato la crescita professionale di Cotarella, mentre la realtà produttiva del mondo del vino italiano conquistava sempre nuovi traguardi e nuovi mercati. Un simbolo, insomma, di due storie parallele, ma, al contempo, convergenti.
Il volume, che contiene anche immagini provenienti dall’album privato di Cotarella e che spiegano molto più delle parole l’evoluzione enologica dell’Italia enoica, non è privo di notizie di prima mano si articola in quattro sezioni: “Cotarella si racconta” dedicata alle esperienze più personali dell’enologo, dal rapporto con San Patrignano alle incursioni negli Chateaux francesi, all’amicizia con la famiglia Moratti; una storia della vite “dal Sud alla Sicilia”, uno spaccato dove costume e tradizione s’intrecciano all’antica presenza dei vitigni greci, ispirata dall’impegno che Cotarella ha sempre mostrato per i vitigni del Sud, dall’Aglianico, al Gaglioppo, dal Negroamaro, al Nerello Mascalese; una sezione dedicata agli “Uomini e Vini”, cioè le cantine con le quali Cotarella intrattiene rapporti di amicizia prima ancora che di collaborazione (e vi figurano i più bei nomi delle aziende italiane), e, infine, quella dedicata ai “Vitigni che fanno Italia”, vale a dire a quelli più largamente presenti sul nostro territorio: Barbera, Nebbiolo, Montepulciano e Sangiovese.
Apre il libro una sorta di prefazione, “Un segno di amicizia” scritta da Luigi Moio, professore di enologia all’Università degli Studi Federico II di Napoli.
Il libro (pag. 170, 15,00 euro) è scritto da Nino D’Antonio ed è edito da CiVin srl, la società di servizi delle Città del Vino.
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