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Russia: raddoppio vigneti entro 2020 ... Nz: la prima volta di Fiano Kiwi ... Cina: profitti del colosso Changyu calano del 38% ... Canada: come cambia consumo del vino ... Usa: Los Angeles no a nuovi vigneti
di Andrea Gabbrielli

- Russia, raddoppio dei vigneti entro il 2020
Il Governo della Russia, dopo gli anni dell’abbandono sia nel periodo sovietico che successivamente, prevede di incrementare, e quasi di raddoppiare, il potenziale viticolo del paese entro il 2020. L’annuncio è stato fatto dal primo ministro Dimitry Medvedev nell’incontro svolto nella cantina Arbau-Durso nella regione vinicola della Russia Krasnodar, tra il Mar Caspio e l’Ucraina.
L’obiettivo da raggiungere è passare dagli attuali 90.000 ettari ai 140.000 in una quindicina di anni. Medvedev ha anche fatto balenare la possibilità di alleggerire il settore vinicolo dalle leggi che regolano la produzione di alcool tra cui il divieto di fare pubblicità in luoghi diversi da quelli del punto vendita. “Nella maggior parte dei paesi ci sono delle leggi su questi temi e, forse, per noi, ha senso andare nella stessa direzione scelta dalla Francia e dai paesi produttori di uva e di vino “, ha detto Medvedev secondo quanto riporta il sito web del Governo.
Ma dietro questa retorica lungimirante - scrive “The Moscow Times” - la situazione è desolante: secondo Medvedev, la produzione di uve in Russia è scesa a 325.000 tonnellate l’anno, il 40% del 1980. Inoltre, l’industria vinicola russa è afflitta da contraffazioni e dall’importazione di materie prima dall’estero. In assenza di aiuti di stato, in Russia la vinificazione negli ultimi 25 anni è precipitata.
Secondo Vadim Dobriz del Russian Regional & Federal Alcohol Markets Studies Center, la superficie totale dei vigneti è scesa dai 190.000 ettari nel periodo sovietico ai 60.000 ettari di oggi,ai quali si aggiungono oltre 30.000 ettari acquisiti con l’annessione della Crimea a marzo.
La campagna anti-alcolismo svolte sotto il governo di Mikhail Gorbaciov nel 1980 ha portato alla distruzione di numerosi vigneti, soprattutto nella repubblica del Daghestan e, così, la superficie vitata è diminuita.
Con la scomparsa dei viticoltori locali, i vini spagnoli, italiani e francesi hanno invaso il mercato russo. Il 40% del vino bevuto in Russia l’anno scorso è stato importato dall’estero e un ulteriore 30 % è stato prodotto dai russi con altre materie prime, ha detto Vadim Dobriz. Secondo l’Agenzia Statale di Statistica, nei primi 4 mesi 2014, la Russia ha prodotto un totale di 97 milioni di litri di vino. Il Governo ha riconosciuto il vino come “prodotto agricolo” e grazie a ciò potrà godere di sovvenzioni statali, 300 milioni di rubli (8,7 milioni dollari), per sostenere l’industria nel 2014. Rispetto agli altri paesi, tuttavia, il supporto è insufficiente.
Fonte: www.themoscowtimes.com

- Nuova Zelanda, la prima volta del Fiano Kiwi
Quest’anno l’enologa Jenny Dobson (Hawke’s Bay) è diventata il primo produttore e imbottigliatore di Fiano, una poco conosciuta varietà bianca italiana. Dobson ha prodotto il vino da uve coltivate nell’azienda Bush Hawke Vineyard, di proprietà di Bryce e Adrienne Campbell. Le barbatelle di Fiano sono state fornite dalla Riversun Nursery di Gisborne, il più grande vivaista della Nuova Zelanda, che da 25 anni ha l’esclusiva della francese Entav - Inra.
Il Bush Hawke Fiano 2013 è stato messo in commercio nel dicembre 2013 dotato di screwcap e venduto al dettaglio a $25. Il Fiano è un vitigno a bacca bianca tradizionale della regione Campania nel sud Italia, meglio conosciuto per il vino Fiano di Avellino, prodotto con uve coltivate nei terreni vulcanici di Avellino, ad est di Napoli. Dobson dice che il 2013 è stata un’annata scarsa con problemi nella crescita e nella maturazione. “Ero stato anche avvertito da un amico che sta sperimentando il Fiano a Rutherglen di stare attenta all’eccessiva acidità e così abbiamo raccolto manualmente a 22.7°Brix (ndr. circa 13 gradi alcolici” .
Dobson racconta di aver sentito parlare delle uve Fiano, per la prima volta, nel 2006, quando Simon Ward, che allora stava lavorando a Te Awa le aveva menzionate. “Nel 2009, Bryce e Adrienne Campbell di Bush Hawke Vineyard in Ngatarawa Road mi hanno chiesto che cosa si sarebbe potuto piantare su un piccolo pezzo di terra incolto della loro vigna, e io ho suggerito che i suoli vulcanici e il microclima poteva essere adatto al Fiano “racconta Dobson, felice quando successivamente le hanno detto che Fiano era stato impiantato.
“Dalla mia ricerca e dalle degustazione di Fiano, ho voluto esprimere la qualità della struttura dell’uva e le note floreali della varietà e ho scelto un lievito che avrebbe evidenziato i suoi aromi”. Il Fiano ha fermentato in piccole vasche di acciaio inox, senza fermentazione malolattica e utilizzando solo bentonite per stabilizzare le proteine. Il vino è stato, poi, imbottigliato nella nuova linea di imbottigliamento della Unison Vineyard’s ed etichettato a mano da Adrienne e Bryce Campbell. Il Bush Hawke Vineyard Fiano 2013 è disponibile nella cantina Red Triangle nella Hawke’s Bay. Inoltre è servito a bicchiere all’Emporium Eatery & Bar del Masonic Hotel di Napier.
Fonte: http://www.riversun.co.nz

- Cina, i profitti del colosso Changyu calano del 38,38%
Gli analisti finanziari giudicano negativamente le strategie del conglomerato vinicolo cinese Changyu che, nel suo rapporto annuale, denuncia un calo del 38,38% nei profitti. La società, sottoposta ad un severo taglio della spesa pubblica, ha subito un calo del fatturato del 23,44% pari a 4,32 miliardi di yuan nel 2013, molto lontano dall’obiettivo di 6 miliardi fissato all’inizio dell’anno.
L’utile netto è crollato 1,05 miliardi di yuan, riflettendo tutte le difficoltà che stanno influenzando l’industria vinicola cinese. Tuttavia, l’analista del settore vinicolo Fang Jun ha evidenziato un difetto nella strategia di Changyu anche in presenza di circostanze sfavorevoli.
“Changyu ha ignorato il mercato”. Pur avendo un portafoglio di prodotti assai variegato, Changyu non è riuscita a offrire un prodotto di riferimento né nella fascia alta né nella fascia bassa del mercato. Sempre secondo l’analista Fang Jun, continuare ad investire ciecamente in cantine, ha danneggiato le prestazioni di Changyu. Chateau Changyu Afip a Beijing, la cantina Gold Ice Valley per l’ice wine e la filiale Xinjiang Tianzhu Wines, mostrano i libri contabili in rosso per decine di milioni nel 2013.
Tuttavia, la società sta ancora sperperando miliardi per la costruzione di nuove cantine in tutto il paese. Negli ultimi otto mesi, Changyu ha aperto due cantine nel Ningxia e nel Xinjiang il mentre 14 ottobre dello scorso anno ha annunciato un nuovo progetto da 600 milioni di yuan nello Shaanxi.
Fonte: http://en.wines-info.com

- Canada, come sta cambiando il consumo del vino
In Canada, la crescita costante del consumo pro capite da 13,37 litri all’anno del 2008 ai 14,52 del 2012 è stata accompagnata da un affinamento della domanda e da una sempre maggiore attenzione al prodotto. Secondo un recente studio di “Wine Intelligence”, c’è uno spostamento del mercato verso una maggiore frequenza nel consumo e della spesa, sia nei settori on-trade che off-trade. La ricerca conferma che, nel 2014, c’è la più alta percentuale di consumo on-trade negli ultimi 4 anni.
Le variazioni dei canali di acquisto off-trade sono particolarmente interessanti, in quanto suggeriscono che il vino stia diventando uno stile di vita. Mentre le vendite di vino nei negozi di liquori controllate dal governo calano, sempre più consumatori stanno acquistando il vino dai rivenditori privati e direttamente dai produttori, suggerendo un sempre maggiore interessamento per il prodotto. In risposta a questi cambiamenti del mercato, i liquor boards del governo provinciale (che controllano la vendita al dettaglio del vino nelle rispettive province) hanno dato vita a nuove strategie commerciali, all’insegna del miglioramento del servizio al cliente.
Il Liquor Control Board of Ontario (Lcbo), alla fine 2013, ha delineato un nuovo piano strategico chiedendo l’aggiunta di 34 nuovi negozi e l’espansione di molti dei 638 negozi già esistenti (The Toronto Star, 18 settembre 2013). Inoltre, il Lcbo ha avviato un programma pilota che introdurrà la vendita di alcolici nelle grandi catene alimentari attraverso l’apertura di 10 chioschi “Lcbo express” a partire da quest’anno (The Toronto Star, 1 aprile 2014). In British Columbia (BC), il governo provinciale ha recentemente allentato il suo controllo approvando le vendite di vino certificato B.C. Vintner Quality Alliance in un numero limitato di negozi di generi alimentari a partire dal 2015 (The Vancouver Sun, 7 Marzo 2014).
Mentre alcuni considerano questi passi, una piccola vittoria verso un sistema di vendita al dettaglio più liberale, altri hanno evidenziato i potenziali pericoli. Cancer Care Ontario ha esortato il Governo a riconsiderare la vendita di alcolici nei negozi di alimentari, citando una nuova ricerca sul cancro e il consumo di alcol (The Toronto Star, 22 aprile 2014). Il dibattito continua tra le novità dovute ai cambiamenti e le potenzialità dei rischi associati.
Fonte: www.wineintelligence.com

- Usa, Los Angeles no a nuovi vigneti
In California i vigneti sono un settore che vale 4,4 miliardi dollari e sono una grande risorsa per il turismo. Ma, nella Contea di Los Angeles, c’è una proposta per vietare l’impianto di nuovi vigneti. A maggio 2014, il Consiglio della Board of Supervisors ha approvato un piano che vieterebbe nuovi vigneti sulle montagne di Santa Monica, ad ovest della città di Los Angeles. Fortunatamente per gli amanti del vino, l’area - parte di un progetto di una nuova Ava Malibu - non corrisponde esattamente alla Sonoma County, la produzione è di 15.000 casse di vino all’anno e non ci sono nomi noti.
Il piano è sorprendente visto che in California le uve sono il secondo più importante prodotto agricolo dopo il latte. Don Schmitz, titolare del marchio vinicolo Malibu Solstice, sta organizzando l’opposizione al provvedimento sia al Board of Supervisors sia al California Coastal Commission che dovrebbe dare l’approvazione definitiva entro questa estate. Schmitz non è rischia di perdere i propri vigneti, ma dice che la mossa non ha alcun senso”.
“I vigneti usano meno acqua, meno fertilizzanti e hanno un impatto ambientale minore rispetto ad altre colture agricole”, ha detto Schmitz a Wine Searcher. “La proposta originale era quello di eliminare del tutto l’agricoltura. Hanno tolto la proposta il giorno prima ma hanno mantenuto un divieto su tutti i nuovi vigneti. “Il principale fautore del provvedimento è il supervisore della contea Zev Yaroslavsky, che ha sostenuto le questioni ambientali da quando è stato eletto al consiglio nel 1994. Yaroslavsky ha scritto, sul suo blog, che il piano “vieterebbe nuovi vigneti commerciali a causa del grave impatto provocato sulla qualità dell’acqua nei nostri corsi d’acqua, delle spiagge e della baia di Santa Monica. La politica che vieta nuovi vigneti potrebbe anche prevenire la perdita di habitat sensibili ed evitare le preoccupazioni dovute alla polverizzazione industriale di pesticidi”.
La proposta è in attesa di un voto definitivo prima della California Coastal Commissione di luglio e, se passasse, dovrebbe tornare al L.A. County Board of Supervisors per l’approvazione finale.
Fonte: www.wineindustryinsight.com

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