Anche Israele pare avere le carte in regola per la produzione di grandi vini e tutto lascia pensare che le prime bottiglie di qualità dello stato ebraico avranno un cuore italiano. E forse anche qualcosa in più. A tentare l’ennesima “missione impossibile”, dopo i successi ottenuti in quasi ogni parte del mondo, è ancora una volta Riccardo Cotarella, winemaker di grido e fama internazionale che sembra aver preso gusto a dettare tendenze e oltrepassare le frontiere conosciute del vino. Tanto che la prima pietra della nuova sfida è già stata posta: un incontro a Gilboa, regione a Nord di Israele, dove, oltre all’enologo italiano, erano presenti David Suissa, produttore di grandi vini crus Kosher a Bordeaux, e Danny Attar, sindaco e presidente del consiglio regionale di quell’area fra le città di Nazareth, Affila e Beit Shean.
“Non immaginavo - racconta Cotarella a WineNews - che la “gita” israeliana potesse essere così stimolante dal punto di vista vitienologico né di tornare a casa con un progetto così concreto e imprenditorialmente serio per il futuro. Il fatto è che ho incontrato persone splendide, molto motivate e decise a fare le cose in grande. E poi quella di Gilboa, oltre che paesaggisticamente splendida, sembra essere un’area decisamente interessante per la coltivazione della vite e la produzione di vino: i caratteri sono quasi europei, le piogge più cospicue rispetto alle siccitose aree meridionali, il clima più fresco, per non dire della struttura chimico fisica dei terreni e dei fattori pedoclimatiche. Tutte indicazioni che mi hanno convinto a puntare, in prevalenza, su vitigni tradizionali italiani come il Greco e il Grillo, per i bianchi, o il Montepulciano e il Nero di Troia per le varietà a bacca nera. Si parla tanto di internazionalizzazione dei vitigni, soprattutto francesi, in questo caso invece sarà una vera e propria italianizzazione”.
Ma il progetto è concreto e ben avviato anche nei numeri. La nuova azienda, che vedrà la costruzione di una moderna cantina e di un lussuoso albergo, comprenderà ben 50 ettari vitati e il tutto servirà da trampolino di lancio per la nascita di una nuova denominazione legata al vino, oltre che per lo sviluppo in chiave turistica della regione. Tanto che, oltre a numerosi privati di origine ebraica sparsi in diverse zone del mondo, l’iniziativa vedrà il patrocinio delle istituzioni pubbliche.
“Il Governo israeliano ci crede moltissimo - prosegue Cotarella - tanto che ho già avuto il piacere di incontrare il Ministro della Difesa Peretz e quello del Turismo Herzog. Ed anche per me, devo dire, si tratta di un’esperienza entusiasmante. Un conto è fare vino in Italia, a Bordeaux o anche in California, aree dove le cose era già decisamente avviate, un altro cominciare da zero in questo Paese”.
Ad affiancare l’enologo Riccardo Cotarella, in questa importante avventura, infine, sarà l’assistente arabo (di nazionalità algerina) Mourad Ouada. E se anche questa non è una sfida … .
Antonio Boco
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