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“Sauvignon Connection”, dalle prime analisi microbiologiche nessuna evidenza di taroccamento del vino: lo dice all’Ansa l’avvocato di molte delle cantine indagate, Giuseppe Campeis. Entro l’11 dicembre, le analisi chimiche, il 15 udienza preliminare

Sembrano essere favorevoli ai produttori indagati per l’inchiesta “Sauvignon Connection” le prime analisi di laboratorio sul presunto taroccamento del vino: dalle analisi microbiologiche (affidate alla dottoressa Emilia Garcia Moruno, del Centro di Ricerca per l’Enologia di Asti), non ci sarebbe traccia di sostanze non previste dal disciplinare di produzione. A dirlo, all’Ansa, l’avvocato Giuseppe Campeis, legale di molte delle cantine finite al centro delle indagini, dopo una prima veloce lettura della relazione, depositata con qualche giorno d’anticipo in Procura a Udine. Ora si attende il responso di quelle chimiche, che saranno svolte dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento), sotto la guida del dottor Mario Malacarne, e che dovranno essere depositate entro l’11 dicembre, per avere tutti gli elementi da discutere poi in aula il 15 dicembre, quando è fissata l’udienza preliminare.
“Nei campioni di vino acquisiti dai produttori non sarebbe stato trovato nulla - ha confermato Campeis - e ora attendiamo anche il deposito dell’altra relazione perché vanno lette insieme”. Resta ancora da capire l’esito delle analisi sul materiale campionato a casa dell’enologo indagato, Ramon Persello, ma, in ogni caso, la Procura, che ha sempre sostenuto che ci siano elementi sufficienti per il rinvio a giudizio, mette in qualche modo le mani avanti: “se anche le analisi dessero un esito neutro - sostiene il Procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo - non si tratterebbe di una smentita, ma semplicemente di una “non conferma” tra altri elementi oggettivi d’indagine di cui disponiamo”.
L’indagine era partita in settembre coinvolgendo 17 cantine tra Udine e Gorizia, per allargare i propri confini anche ad Abruzzo e Umbria, con la Procura di Udine ad indagare per la presunta contraffazione del vino con addittivi ed aromi chimici, ma non pericolosi per la salute, come specificato fin dall’inizio (i primi di settembre) dagli inquirenti.

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