È scaduta, senza portare alcun risultato concreto, la proroga di 60 giorni accordata dall’Icann (l’organismo Usa incaricato della concessione dei nuovi nomi di dominio in internet), per consentire a chi detiene dei diritti sulle indicazioni geografiche e all’industria del vino, di trovare un accordo con i candidati all’acquisizione dei domini “.vin” e “.wine”, contro il rischio di frode e sfruttamento improprio delle denominazioni. Ryan Heath, portavoce della vicepresidente della Commissione Ue responsabile del dossier, Neelie Kroes, ha spiegato all’Ansa che l’Esecutivo “si rammarica profondamente del fatto che i problemi identificati con la vendita dei nuovi domini .vin e .wine non siano stati risolti”. Il timore é che gli acquirenti di questi nuovi domini, avendo il diritto di declinarli in “chianti.wine”, “champagne.vin” o altro, potranno venderli al miglior offerente, che magari non ha nulla a che vedere con chi produce queste eccellenze.
Bruxelles intende prendere posizione a breve scadenza sulle questioni centrali del dossier, a partire, continua il portavoce di Neelie Kroes, dal “fatto che il processo non è trasparente, e questo mina la credibilità di Icann. E poi, si pone il problema di come tener conto delle leggi nazionali. Di certo la mancanza di meccanismi di ricorso e di responsabilità verso l’esterno dimostra la necessità di una riforma significativa dell’Icann nel sistema globale di governance di Internet”.
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