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SE I CONSORZI DIVENTANO “AZIENDE” A TUTTI GLI EFFETTI: IL CASO, PRIMO NEL PANORAMA ITALIANO, DEL CONSORZIO DEL CHIANTI CLASSICO CHE DIVENTA UN “SISTEMA SOLARE” CON TANTI SATELLITI OPERATIVI PER ESSERE PIÙ EFFICACE, COMPETITIVO E OFFRIRE NUOVI SERVIZI

Italia
Il Chianti Classico diventa azienda ...

Da Consorzio “contenitore” che si occupa di tutto, dalla promozione alla distribuzione delle fascette, dalla produzione del vino a quella dell’olio, a vero e proprio Consorzio “sistema”, che, come quello solare, ha un centro attorno al quale orbitano diversi satelliti operativi, che agiscono ognuno nel proprio campo. Un cambiamento come questo nelle dinamiche organizzative di un ente potrebbe sembrare una questione meramente formale. Non è questo il caso. Perché il Consorzio del Chianti Classico, con la sua nuova struttura organizzativa, si appresta a rendere non solo più efficace e flessibile il suo operato, ma anche a chiarire ambiti, responsabilità e specializzazioni e ad ampliare i suoi servizi. Caso unico, per il momento, nel panorama enoico nazionale, come il Consorzio del Gallo Nero ci ha ormai abituato, a partire dall’adozione, per primo, dell’erga omnes, seguito a ruota dagli altri consorzi. Una possibilità prevista, peraltro, dallo stesso Decreto Legislativo n. 61/2010, che ha ridisegnato le funzioni dei consorzi.
Per ora questa riorganizzazione vede al centro il Consorzio del Chianti Classico, che svolgerà un’attività di coordinamento e di raccordo, alla periferia la “Fondazione”, attiva sulle problematiche ambientali e storico-artistiche della denominazione, la “Company” che gestirà le attività commerciali e di merchandising, il “Laboratorio”, accreditato Sinal, e in grado di svolgere analisi certificate su olio, vino e alimenti, il Consorzio dell’Olio Dop Chianti Classico, chiamato a valorizzare l’“oro verde”, assoluto protagonista del territorio, e la Strada del Vino e dell’Olio Chianti Classico, prezioso organo di collegamento tra turismo e conoscenza della denominazione.
In termini di teoria dell’organizzazione aziendale, si potrebbe parlare di “schema di macrostruttura multidivisionale” caratterizzato da un’elevata differenziazione in termini di output (prodotti, mercati, tipi di clientela, e così via). In altre parole, il Consorzio del Chianti Classico si dà una vera e propria organizzazione aziendale, strutturandosi secondo aree di competenze e fornendo servizi specifici, “perdendo” la consueta e indefinita prerogativa di semplice “contenitore” per acquisire una struttura e diventare un vero e proprio sistema.
“Quando si parla di Consorzio del Chianti Classico - spiega il direttore Giuseppe Liberatore - siamo abituati a pensarlo come una unica struttura che si occupa di tutto dal vino all’olio, dal merchandising alle analisi di laboratorio. D’ora in poi invece bisogna pensarlo come una sorta di “sistema solare” dove attorno alla stella principale orbitano molti pianeti che dipendono necessariamente da quella stessa fonte di energia per portare avanti però le loro esistenze indipendenti. Ogni struttura quindi gioca nell’ottica dell’ottimizzazione del Consorzio del Chianti Classico, in autonomia e secondo le proprie specifiche competenze. In altre parole - continua il direttore - l’amministrazione, la promozione, la segreteria e così via, sono uniche e si occupano di tutti i prodotti a marchio Chianti Classico, mentre le particolari strutture compiono la loro attività nel loro proprio campo con modalità e competenze ad hoc. Il prodotto vino - conclude il direttore - non può evidentemente agire in ogni ambito delle varie attività del “distretto” Chianti Classico”.
Si tratta, insomma, di un’ottica non più, o non solo, vitienologica, ma “distrettuale”, cioè che guarda ad una denominazione non più da un solo punto di vista ma da vari punti di vista. Con un fatturato complessivo stimabile in oltre 500 milioni di euro, che comprende produzione vinicola, olivicola, altre produzioni agricole e il fatturato degli agriturismi e del merchandising a marchio “Gallo Nero”, il Chianti Classico rappresenta un vero e proprio distretto, il fulcro di un’integrazione istituzionale e produttiva, basata sulla sussidiarietà e sulla cooperazione, con l’obiettivo di consolidare e sviluppare le qualità di tutto un territorio, uno degli esempi europei più importanti di questo genere di concentrazione produttiva, in cui convergono multi-fattorialità, eredità storiche, tensioni culturali, qualità delle aziende.
Un vero e proprio distretto capace di attirare finanziamenti più facili, riduzioni tariffarie per opere pubbliche, maggiore tutela ambientale, di “fare branding”, diventando il perno di una nuova strategia ad hoc per le sfide sempre più impegnative che attendono l’assetto economico della Toscana. La cabina di regia del distretto, dunque, diventa un’ulteriore evoluzione della concertazione, partecipazione, individuazione delle priorità e assunzione di responsabilità. Diventa il luogo dove vengono disegnate le linee guida del suo operare.
E come è capitato in altre occasioni, l’operazione del “Gallo Nero” farà da apripista, visto che al momento non si vedono all’orizzonte esempi di questo genere negli altri territori del vino tricolore. Eppure anche gli altri consorzi del Bel Paese dovranno progettare un assetto analogo, anche perché il loro ruolo e la loro funzione sono state ormai ridisegnati nel Decreto Legislativo n. 61/2010.
In particolare, all’articolo 17, si stabilisce che il Consorzio persegue delle finalità e una serie di attività che la norma indica in maniera piuttosto dettagliata e che è possibile sintetizzare in attività di promozione e valorizzazione, di tutela e cura degli interessi della denominazione, di vigilanza: la stipula di convenzioni ed accordi con organismi pubblici e/o privati; partecipazione a mostre, convegni, fiere, workshop, manifestazioni in Italia ed all’estero; l’attività di collaborazione con enti pubblici e privati, organismi ed associazioni, istituti e scuole, per promuovere e realizzare iniziative atte alla diffusione, all’educazione alimentare e al consumo responsabile, anche organizzando corsi di formazione, professionali e didattici; l’attività di presentazione, promozione e degustazione della/e denominazione/i in manifestazioni ed eventi dedicati alla valorizzazione di prodotti agroalimentari sia in Italia che all’estero; il supporto logistico ed organizzativo per eventi dedicati alla promozione ed alla valorizzazione delle denominazioni; la gestione di strutture pubbliche e private per la valorizzazione e promozione dei vini a denominazione, partecipando ai relativi bandi di accesso ed incaricandosi dei relativi compiti; l’attività e azioni di valorizzazione, come ente promotore e gestore, del distretto d’area rurale e dei percorsi culturali, enoturistici ed enogastronomici previsti da leggi e norme regionali, nazionali e comunitarie; lo svolgimento di ogni attività di proposta, tutela, gestione generale in materia di disciplina e di regolamentazione a livello regionale-nazionale-comunitario per i prodotti vitivinicoli ottenuti nello stesso territorio e recanti una denominazione di origine di propria competenza, gli impianti dei vigneti, la tutela del territorio con riferimento, anche a livello urbanistico, alle aree di particolare pregio destinate al possibile sviluppo dei nuovi vigneti; la costituzione di un laboratorio accreditato per il rilascio ufficiale degli esami e analisi chimico fisiche dei prodotti tutelati in grado di soddisfare e garantire un servizio qualificato a tutti i produttori nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie e altro ancora.

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