Che la Cina avrà un ruolo di primo piano come mercato del vino, nel futuro, lo dicono tutti. Ma il gigante Asiatico sta diventando sempre di più un player globale anche come produttore, e sta mettendo in campo strategie commerciali da tenere d’occhio. Come sta facendo la divisione Wine & Spirits di Cofco, uno dei primi gruppi del wine & food del Paese, controllato dal Governo di Pechino. Che sta “globalizzando” il suo marchio più importante, “Great Wall” (10 milioni di casse vendute ogni anno), che no sarà più proposto sul mercato come vino cinese, ma come “France Great Wall”, “Chilean Great Wall” (il gruppo possiede Château de Viaud in Francia e Bisquertt Vineyard in Cile, ndr), e “Australian Great Wall”. Tradotto, incomincerà ad imbottigliare, oltre che produrre, vini stranieri (con la consulenza niente di meno che di Michelle Rolland, che curerà anche una particolare selezione che andrà sugli scaffali sotto il nome di “Château Sungod”), “di e in” Paesi già celebri in “patria” per il vino, per diversificare la sua già potentissima offerta nel mercato domestico. E così i produttori che vorranno esportare il proprio vino in Cina si troveranno a fare i conti con un concorrente in più, e molto potente, visto che agisce per conto del Governo.
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