Quando pensiamo alle difficoltà che il vino italiano incontra all’estero (perché nonostante i numeri ci premino, si può sempre fare meglio, specie in mercati in espansione come quello cinese), le leghiamo sempre all’incapacità di fare sistema, e di proporci come un comparto unico e solido. Una dinamica che in Spagna ha risvolti ancora peggiori, legati a motivazioni storiche e persino politiche, capaci di affossare una delle eccellenze enoiche del Paese, il Cava. Il metodo classico catalano, infatti, paga la sfida indipendentista dei partiti nazionalisti, CiU ed Erc al Governo di Madrid, con un crollo delle vendite interne, nel 2012, di 5,5 milioni di bottiglie. Un vero e proprio boicottaggio, visto che i vini catalani, in due anni, hanno venduto 13,8 milioni di bottiglie in meno nel Paese iberico, a favore di etichette di Rioja, Extremadura, e Valencia. Di boicottaggi, del resto, ha parlato apertamente anche José Luis Bonet, presidente del gruppo più importante della Regione, Freixenet, “anche se il mercato spagnolo, per noi, pesa solo per il 20% della nostra produzione, mi preoccupa più la crisi di consumo che il boicottaggio”.
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