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SENZA RICERCA NON C’È INNOVAZIONE, NEANCHE NEL VINO. ECCO PERCHÉ ASSOENOLOGI, DAL 1976, PREMIA GLI STUDI MIGLIORI E, QUEST’ANNO, IL LAVORO DEI RICERCATORI DELLA FONDAZIONE EDMUND MACH, ALLA BASE DI NUOVE VARIETÀ RESISTENTI ALLE MALATTIE

Italia
Ecco un gruppo di ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige

Il settore vitienologico, senza ricerca, non conoscerebbe l’innovazione e, a premiare il miglior studio nel settore, dal 1976, è il premio Assoenologi per la ricerca scientifica in viticoltura ed enologia che, quest’anno, va ad un gruppo di ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, capaci, con i loro studi, di comprendere i meccanismi chimici e molecolari che nuovi incroci resistenti di vite mettono in atto nelle foglie per autodifendersi dalla infezione della peronospora. Il primo passo per stimolare le difese naturali della pianta, e per ottenere nuove varietà resistenti alle malattie della vite.
I vincitori sono Giulia Malacarne, Urska Vrovsek, Domenico Masuero, Luca Zulini, Marco Stefanini, Alessandro Cestaro, Massimo Delledonne (dell’Università di Verona), Riccardo Velasco, Graziano Guella (dell’Università di Trento), Claudio Moser e Fulvio Mattivi, autori degli studi “Caratterizzazione degli oligomeri del resveratrolo, importanti metaboliti da stress che si accumulano nelle foglie dei genotipi degli ibridi di Vitis vinifera (Merzling per Teroldego) infettati da Plasmopara viticola”, “La resistenza a Plasmopara viticola in una popolazione di vite segregante è associata all’accumulo di stibelnoidi e a risposte trascrizionali specifiche dell’ospite”, “Analisi e quantificazione di trans-resveratrolo, trans-piceide, trans-pterostilbene e 11 viniferine indotte da Plasmopara viticola in foglie di vite parzialmente resistenti”.
Torna, così, a San Michele, il premio che già aveva incoronato nel 1981 Giulio Margheri, nel 1985 Giuseppe Versini, nel 1991 Attilio Scienza e nel 1995 Fulvio Mattivi e Giorgio Nicolini, perché, come spiegano le motivazioni ufficiali della commissione giudicatrice, presieduta dall’ex Ministro Mario Catania, e coadiuvata dal presidente di Assoneologi, Giancarlo Prevarin, “i lavori condotti con metodologie innovative, rigorose e corrette hanno evidenziato risultati non soltanto di elevato valore scientifico ma anche e soprattutto di valore applicativo nella direzione di una migliore comprensione dei meccanismi di difesa della vite dai patogeni e della possibile riduzione dell’impatto in viticoltura, attraverso una stimolazione delle difese naturali della pianta e una più efficiente attività di miglioramento genetico per ottenere nuove varietà resistenti”.

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