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Sette / Corriere Della Sera

Quest’anno a vigna si è ristretta ... A causa della siccità per il 2012 si prevede un calo della produzione fino al 20%. Poche eccedenze rischiano di rimanere invendute. E sulla qualità? Tanta incertezza ... La gravissima siccità che ha colpito la maggior parte delle regioni italiane e le varie ondate cli calore determinate dagli anticicloni sahariani stanno creando non pochi problemi alla vendemmia che è attualmente in corso. La cadenza del “2” sembra confermarsi poco favorevole al vino italiano, visto che, con la sola eccezione di quella del 1982, la ‘72, la ‘92 e la 2002 non fanno parte delle annate da ricordare per la qualità dei vini. Per la 2012 ci sono eccezioni, ovviamente, ma le ombre per il momento appaiono più evidenti delle luci. Andiamo con ordine e analizziamo regione per regione, o almeno macroarea per macroarea, tenendo presente che allo stato attuale sono state raccolte o sono in fase di raccolta tutte le uve bianche che daranno vita alle basi
spumante, cioè Chardonnay e Pinot Bianco, poi Moscato e Glera (per il Prosecco), e gran parte delle bianche tradizionali, dai Trebbiano alla Garganega, dal Verdicchio al Cortese, dal Bombino Bianco all’Inzolia e al Catarratto, dal Vermentino alla Falanghina. E ancora, il Sauvignon, i riesling, mentre a breve sarà la volta cli Greco, Piano, Sylvaner, Frullano e Ribolla Gialla. insieme a queste, anche alcune varietà rosse precoci sono in fase di raccolta. In particolare il Primitivo, li Pinot Nero - specialmente quello usato per le basi spumanti -, il Merlot nel Centro-Sud, e il Pinot Grigio; mentre peri vitigni rossi più tardivi (Sangiovese, Nebbiolo, Sagrantino, Agilanico, Negroamaro e Montepulciano su tutti) bisognerà aspettare ancora fino alla seconda metà di settembre o, in qualche caso, anche la prima metà di ottobre. In generale però la vendemmia nella sua generalità è in anticipo di una decina di giorni sulle normali tabelle, tanto che in Franciacorta, per esempio, la raccolta è iniziata appena dopo Ferragosto, quindi prima del solito. Il caldo e la siccità hanno provocato una generalizzata diminuzione delle quantità, non tanto nel numero dei grappoli, quanto nel contenuto di succo, che è minore del normale. Questo fenomeno de- terminerà una minore produzione che, per il momento, è stimata fra li io e il 15%, cosa che porterà con tutta probabilità la quantità di vino ottenuta al di sotto della soglia psicologica dei 40 milioni di ettolitri, la più
bassa di sempre in Italia, con il rischio cli essere superati dalla Francia. Cosa non insolita. Ma forse anche dalla Spagna, e sarebbe la prima volta in assoluto. Non c’è però da stracciarsi le vesti per dati del genere. In un momento di recessione generale in Europa e con un calo evidente
in Italia (ormai siamo intorno a 40 litri pro capite all’anno, con un consumo interno che arriva a stento a 22/24 milioni di ettolitri e un export vicino ai 15 milioni di ettolitri) il fatto positivo è che per il 2012 è prevedibile che non ci saranno molte eccedenze di produzione, i prezzi all’origine dovrebbero tenere e il reddito agricolo potrebbe non essere troppo penalizzato. Va ricordato come l’Italia sia stata “bacchettata” più volte in sede comunitaria proprio per le eccedenze di vino prodotte e rimaste invendute, che hanno usufruito della distillazione obbligatoria, e pagata da tutti noi, fino a pochissimi anni fa. Non tutti i mali vengono per nuocere, insomma, anche se una vendemmia così difficile non è proprio qualcosa da augurarsi spesso. Detto questo va anche ricordato come per il nostro Paese la viticoltura e la produzione di vino siano un fenomeno economico e sociale cli grande importanza. In Italia i vigneti coprono oltre 600.000 ettari, che vuol dire seimila chi1lhj quadrati, 11 5% dell’intero territorio nazionale, una superficie superiore a quella della Liguria. Ma il dato più incredibile che la proprietà media per viticoltore è di appena un ettaro e mezzo, con una parcellizzazione che non ha uguali nel mondo. Il che significa che ci sono oltre 400.000 persone coinvolte nella produzione di uva da vino in modo diretto, alle quali in epoca vendemmiale vanno aggiunti tutti coloro che partecipano alla raccolta e, nell’arco dell’anno, tutte le persone che lavorano nelle circa 25.000 cantine distribuite sul territorio. Questo vuol dire che, a occhio e croce, un milione di persone sono coinvolte a diverso titolo in quella che è la produzione agricola più diffusa e capillare del nostro Paese. Ce ne accorgiamo in questi mesi, quando, viaggiando per strade provinciali in territori dove è diffusa la viticoltura, rimaniamo in coda dietro a trattori con rimorchi pieni di uva che stanno viaggiando a bassa velocità verso una vicina cantina cooperativa, per esempio. Ce ne accorgiamo anche se guardiamo i dati macroeconomici, che ci dicono che il vino pesa per circa 14 miliardi di euro di fatturato diretto, senza considerare l’indotto, e che l’export è di circa 4,5 miliardi, il più alto del settore agroalimentare italiano.

Nord-Ovest (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia). La piccola produzione della Valle d’Aosta non sembra essere a rischio. Qualche pioggia e il consueto “spread” fra temperature del giorno e della notte ha consentito un andamento regolare per le varietà a bacca bianca che si iniziano a vendemmiare ora e con tutta probabilità anche per quelle a bacca rossa. Avremo buoni Chardonnay, Pinot Gris, Blanc de Morgex e de La Salle, e speriamo anche Fumin e Syrah. In Piemonte la situazione è molto complessa. Qualche pioggia in giugno ha limitato gli effetti peggiori ma c’è un calo generalizzato delle rese di almeno il 10/15%. Discreta vendemmia per le varietà bianche usate per le basi spumanti, come lo Chardonnay, e anche per Cortese, Arneis e Timorasso. La qualità dei rossi dipenderà molto dai prossimi quindici giorni. il Dolcetto, che è il più precoce, probabilmente avrà cali di produzione e alta gradazione. Per Barbera e soprattutto Nebbiolo, sia in Langa sia in Nord Piemonte (Gattinara, Ghemme, Lessona) ci sono attese anche ottimistiche, sempre che le piogge non siano eccessive o troppo violente. Buona e anticipata, ma sempre scarsa, la vendemmia per il Moscato, dal quale si produce l’Asti Spumante. Siccità anche in Ligurla, ma le varietà locali - Vermentino, Pigato, Rossese - sono adatte a vivere con poca acqua e non sembrano avere sofferto più di tanto. Anche qui almeno il 10% in meno. In fase finale, poi, la vendemmia degli Chardonnay e Pinot Nero per le basi spumanti in Franciacorta e in Oltrepo Pavese. I produttori lamentano cali fino al 20% ma affermano di avere raccolto uve sanissime. Per Barbera, Bonarda, Nebbiolo e Groppello staremo a vedere. Anche qui le piogge settembrine saranno decisive per la qualità, mentre le quantità flettono al ribasso del 10% almeno. Le pianure emiliane sono state particolarmente colpite dalle ondate di calore. Si prevedono cali di produzione su tutti i Lambrusco (Maestri, Salammo, Grasparossa e di Sorbara). Meglio sui Colli Piacentini per Barbera e Bonarda, ma sempre almeno il 10% in meno.

Nord- Est (Veneto, Trentino, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Romagna). Il Veneto è una regione decisiva per la vitienologia italiana ed e attualmente quella che produce di più, circa il 20% del totale del vino italiano. Qui siccità e calore hanno creato problemi soprattutto in pianura, con cali di produzione fin oltre il 20%. Le varietà estere hanno sofferto più della Garganega, chi ha potuto irrigare ha salvato raccolto e qualità dei vini, ma in alcune zone non da cinque mesi e questo è un pro- La situazione sembra migliore nelle zone collinari, ma le uve rosse sono ancora indietro e molto dipenderà dagli andamenti climatici di settembre. Però la siccità si è sentita un po’ meno. Abbastanza buona la vendemmia a Valdobbiadene a Conegliano, dove avremo le solite deliziose e fragranti bollicine in quantità. Prima siccità, poi qualche pioggia in Trentino. Spumanti Trentodoc di buon livello, perciò, e probabilmente, se non ci saranno eventi climatici violenti, avremo anche buoni rossi da Cabernet e da Teroldego. Situazione simile in Alto Adige, dove qualcuno inizia a parlare di “grande annata”. Quantità in calo del 10%, ma qualità molto elevata sui bianchi, sia in Oltradige sia in Valle Isarco e a Terlano. Buone anche le prime varietà rosse vendemmiate. Stacco netto fra il nord e il sud del Friuli Venezia Giulia. Il 46° parallelo sembra essere stato il discrimine. Clima caldo e siccitoso in pianura, nelle Grave, in Isonzo, sul Carso. Un po’ meno nel Collo e nella parte meridionale dei Colli Orientali. Piogge e differenza di temperatura fra giorno e notte a nord di Udine e nella zona di Cividale, dove si preannuncia un’ottima annata per Sauvignon, Pinot Bianco e Merlot. Ma in genere non sta andando male, anzi. I metri di neve caduti quest’inverno hanno limitato gli effetti della siccità nelle zone collinari della Romagna, dove il Sangiovese procede nella fase di maturazione in modo abbastanza soddisfacente. Qualche problema in più in pianura, calo del 10% nelle quantità.

Tirreno centrale (Toscana, Lazio, Umbria).
La Toscana soffre molto per il momento. I vigneti non irrigati sono quasi dovunque in stress idrico e si vedono spesso le foglie basali delle viti già secche. Ma c’è da dire che la Toscana è terra dl rossi e molto dipenderà dalle prossime settimane. Se pioverà in modo giusto e non troppo violento avremo buoni rossi, soprattutto da Sangiovese. Chi ha irrigato, in particolare a Montalcino che è area particolarmente siccitosa, farà ottimi vini, il calo di produzione qui è almeno del 20%.
Identica situazione nel Lazio e in Umbria, con uve bianche in fase di raccolta e in netto calo di quantità. Meno 20% anche qui.

Adriatico centrale (Abruzzo, Marche).
Ha nevicato molto in inverno e la siccità è stata più contenuta, anche se in alcune zone si è fatta sentire molto. Sul Montepulciano si può dire poco, visto che si raccoglierà fra più di un mese. Le varietà bianche, Verdicchio e Trebbiano, sono in fase di raccolta con qualità medio-buone, ma con quantità in calo di almeno il 10%.

Sud (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria).
Aree tirreniche e correlate vittime di siccità e di ondate di calore piuttosto evidenti, soprattutto nelle zone pianeggianti e vicine al mare. In collina sta andando un po’ meglio, con qualche pioggia qua e là. In Campania l’Irpinia sta dando buoni risultati per Greco e Fiano, in Puglia si salva la zona delle Murge con un ottimo Nero di Troia. Grande siccità in Salento con cali produttivi anche del 25%. Per Aglianico e Negroamaro si dovrà attendere ancora un mese, incrociando le dita.
Le isole (Sicilia e Sardegna). Anche qui siccità, ma paradossalmente più in Sardegna, dove non piove seriamente da maggio, mentre in Sicilia qua e là ci sono state delle spruzzate di acqua e il pericolo sembra scongiurato. Cali produttivi anche del 20% e varietà a bacca bianca che hanno sofferto, soprattutto quelle non autoctone. Per Nero d’Avola e Cannonau c’è da aspettare ancora, ma con qualche acquazzone settembrino potrebbero riservare sorprese positive.

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