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VINO & TERRITORI

Si apre una “nuova era” in Franciacorta con Bellavista: il futuro delle bollicine è la sartorialità

A metterci la firma, per la prima volta, Richard Geoffroy, tra i più grandi enologi al mondo, e Francesca Moretti, sempre più alla guida della griffe

Il vino è tradizione, ma, come diceva Oscar Wilde, la sua tradizione è frutto di “un’innovazione ben riuscita” che gli ha permesso di attraversare ed adattarsi ad epoche diverse, dal vigneto alla cantina, anche per andare incontro a gusti e passioni che cambiano, con un piede nel passato e lo sguardo al futuro. E una “nuova era” si è aperta in Bellavista, una delle aziende più importanti della spumantistica italiana e mondiale, che ha “costruito” la Franciacorta, uno dei territori-simbolo del vino italiano, facendo entrare il Franciacorta nel “gotha” della produzione mondiale di bollicine. Possibile quando si ha la forza e il coraggio di rimettersi in gioco continuamente, per guardare oltre: nella Maison, fondata dall’imprenditore Vittorio Moretti, patron Holding Terra Moretti, a metterci la firma sono Richard Geoffroy, tra gli enologi delle bollicine più importanti al mondo, storico (ex) Chef de Cave del mito di Champagne, Dom Pérignon, arrivato a Bellavista dopo la vendemmia 2021 - un mentore che, “con discrezione, ti mostra percorsi e possibilità che ancora non conosci” e che ha permesso all’azienda di costruire una squadra e fare squadra (la nostra intervista a “tu per tu” sarà presto online, ndr) - e l’enologa di famiglia Francesca Moretti, sempre più alla guida di Bellavista e presidente Gruppo Terra Moretti Vino (che contempla cantine come Contadi Castaldi, sempre in Franciacorta, Petra a Suvereto, Teruzzi a San Gimignano e Sella e Mosca in Sardegna, per oltre 1.154 ettari di vigneto, e che fa parte della Holding Terra Moretti, di cui è vicepresidente con le sorelle Carmen e Valentina Moretti, con i settori dell’accoglienza di lusso con l’Albereta in Franciacorta, e L’Andana in Maremma, e delle costruzioni, e per il quale, da quanto apprende WineNews, è pronto il trust, ndr). Una firma che, per la prima volta, anche per lo stesso Geoffroy, è impressa direttamente sulle bottiglie di Alma Assemblage, la trilogia che segna l’inizio di questa nuova era per Bellavista, tre cuvée con base vendemmia 2021 - Alma Assemblage 1, Alma Rosé Assemblage 1, Alma Non Dosato Assemblage 1 - svelate, ieri sera, ad Erbusco.
Un vino, una cantina e un territorio, che, per Richard Geoffroy, “possono proiettarsi con fiducia sul futuro. Vittorio Moretti è un pioniere, e io sono rimasto stupefatto da Bellavista, un’azienda di riferimento non solo per l’Italia, ma mondiale. In futuro, dobbiamo essere focalizzati sempre più sul frutto, e seguire la sua maturazione passo dopo passo, come stiamo facendo nei 209 ettari dell’azienda su 129 parcelle”, trattate singolarmente, con un approccio sartoriale, e 60 delle quali, ubicate nei 10 dei 19 Comuni della Franciacorta, restituiscono in cantina 91 selezioni di vini base che partecipano all’assemblaggio: “io stesso - dice Geoffroy - non ho mai visto una granularità di questo livello. Ma stiamo andando verso una sartorialità ancora maggiore e oggi si sperimenta sempre di più”, aggiungendo come “io sono un uomo di Champagne, ho alle spalle una famiglia che da otto generazioni lavora in quell’area, ma penso che la Franciacorta sia un territorio vocato, un’eccellenza a livello mondiale, con un’identità definita, riconoscibile, con competenze e capacità di innovazione illimitate: non ha quindi bisogno di imitare altri modelli. Francesca Moretti ha avuto questo intuito e insieme abbiamo lavorato per rendere Bellavista espressione originale e unica del luogo”.
“Geoffroy ha una lettura e un rispetto del territorio maniacale, e il più grande cambiamento che c’è oggi è che partiamo dal frutto - spiega, a WineNews, Francesca Moretti - dalla vendemmia 2022, la prima che abbiamo fatto insieme, abbiamo iniziato tutta una serie di sperimentazioni per valorizzare il frutto, perché il “mantra” che noi ricerchiamo nei vini è fatto di palatabilità, la gioia, la luminosità. L’altra grande novità è che, mentre prima avevamo un metodo di lavoro che applicavamo a tutti i vigneti, oggi ogni singola parcella viene trattata in maniera diversa, come si fa con i vini rossi e nelle piccole aziende, per preservarne un gusto preciso”. Aggiungendo come “Bellavista rinnova così i fondamenti della sua filosofia, una storia di famiglia che tramanda il valore della tradizione, dell’artigianalità, dei legami stretti e imprescindibili con le origini, ma che, con la nuova generazione di agricoltori e viticoltori, genera nuovi paradigmi: dall’architettura anti fragile, all’epigenetica, dalla degustazione dei campioni di maturità con piccoli torchi, all’esasperazione della parcellizzazione per un’enologia di precisione, leggera, che trova la sua massima espressione al momento della creazione delle cuvée. Assemblage è l’atto interpretativo per eccellenza, che vuole essere teso, luminoso, piacevole al palato, espressione della perfezione identitaria dei nostri vini”.
E lo dimostrano, anche gli assaggi di WineNews. Alma Assemblage 1 è una cuvée che rappresenta l’anima di Bellavista, dove il frutto comanda, per condurre a un gusto che è espressione dell’integrazione armonica tra campagna e cantina. Una miriade di incastri e di variabili possibili, un’elaborazione articolata che trae la sua origine proprio dal vasto patrimonio vinicolo di Bellavista. “È la sintesi di un progetto unico e coerente - come spiegano da Bellavista - che unisce indissolubilmente agricoltura e vinificazione, territorio e vino, per superare ogni assolutismo prestabilito e sancire un unico principio: “ad ogni vendemmia una nuova era”, poiché è la natura stessa che invoca a gran voce il superamento di ogni approccio dogmatico, affinché l’uomo si ponga in religioso ascolto”.
Alla base una ricerca e una sperimentazione continua che, “accanto alla passione, sono sempre state il mio pallino - dice Vittorio Moretti, tra i “padri” della Franciacorta, fondatore e presidente Holding Terra Moretti - e lo saranno sempre, perché mi hanno permesso di realizzare il “sogno Bellavista”, pur provenendo da un altro mondo come quello delle costruzioni. La Franciacorta non deve accontentarsi mai, ma deve andare avanti per affermare l’identità e la riconoscibilità del suo Metodo Classico”. Ovvero le doti di un grande vino, secondo i maestri del giornalismo enogastronomico italiano Luigi Veronelli e Gianni Brera, amici e cultori di Bellavista (tra i primi a capire insieme a Moretti che la potenzialità delle bollicine della Franciacorta risiedeva anche nell’invecchiamento, come dimostrato con lo storico enologo della cantina, Mattia Vezzola, un’autorità della spumantistica italiana, ndr). L’intuizione della super-consulenza in cantina di Geoffroy, è arrivata, invece, da parte della famiglia Moretti, insieme al ceo Massimo Tuzzi: “quando si prova ad immaginare qualcosa che debba essere assolutamente in evoluzione rispetto a qualcosa che già è stato grande, pensi solo al meglio. E pensando ad un futuro straordinario, Geoffroy era il primo della lista”.
Nella Bellavista Alma Assemblage 1 “Our Sense of Place” - la cui numerazione cardinale segna il punto di partenza del nuovo percorso, e ogni anno darà vita ad un’edizione diversa, con la bottiglia come una piccola opera d’arte con le firme di Francesca Moretti e Richard Geoffroy sul retro a sancire il legame dell’enologa di famiglia e il suo mentore, e una mappa, disegnata a mano nel cofanetto che ripercorre i “Genius loci” della Franciacorta e di Bellavista (i vigneti principali, i confini naturali, il Lago d’Iseo, il Monte Guglielmo, la collina dove trovano dimora la cantina, L’Albereta e la casa della famiglia, Villa Lechi e la sua storia, l’impianto di barbatelle e il Convento della Santissima Annunciata) - il “Sense of Place” è il legame inscindibile che lega la terra e la vigna con la tradizione di “fare vino “della famiglia Moretti e con la Franciacorta: suoli, esposizioni, biodiversità e microclimi, ma anche storia, architettura, arte, affetti, persone, ricordi e sentimenti. Un legame con il luogo, unico e irrepetibile, testimoniato dal lavoro in campagna e in cantina delle donne e degli uomini di Bellavista, dall’incessante replicare dei loro gesti, dall’attenzione meticolosa a ogni dettaglio, dall’attaccamento profondo alle proprie radici, dall’amore per una terra generosa e una natura in costante cambiamento. Un patrimonio di vigne curate e custodite con la dedizione e la passione di Marco Simonit, creatore, con Pierpaolo Sirch, della “Simonit & Sirch Vine Master Pruners” e del metodo di potatura con cui si prendono cura dei vigneti delle aziende più prestigiose al mondo. Una visione quella di Bellavista per il Franciacorta e la Franciacorta, la cui conferma arriva da questo “mentore” in vigna, come lo è Geoffroy in cantina, e che ricorda come “sono ben 20 anni che qui a Bellavista si investe in formazione, per “connettere” uomini e piante della Franciacorta, con un lavoro sull’epigenetica e sull’architettura delle viti. Le vigne interagiscono con l’ambiente grazie al loro essere contemporanee, e Bellavista è, oggi, un esempio virtuoso di un luogo, di un vino e di uomini”.
Ma, “vi invito a rimanere aggiornati”, ha detto, infine, Richard Geoffroy, con poche, semplici, parole, ma che la dicono lunga sul futuro del vino italiano.

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