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Si chiamano Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo gentile, Rossone e Mammolo e da centinaia di anni il terroir di questi vitigni è Siena. A riscoprirli, le Città del Vino con il progetto “Senarum Vinea-Le vigne di Siena” (Siena, 30 gennaio)

Si chiamano Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo gentile, Rossone, Mammolo e si distinguono dai vitigni più famosi per una particolarità: da centinaia di anni il loro terroir d’elezione è la città di Siena. Sono alcuni dei più antichi vitigni riscoperti grazie a “Senarum Vinea-Le vigne storiche di Siena”, il progetto di riconoscimento e valorizzazione del patrimonio viticolo autoctono e delle forme storiche di coltivazione nella città murata, ideato dal Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena e promosso dalle Città del Vino con la collaborazione dell’Istituto Agrario di Siena “Bettino Ricasoli”, dell’Orto dei Pecci e dell’Azienda Castel di Pugna, e che vede il coinvolgimento istituzionale del Comune di Siena, della Camera di Commercio di Siena e di altri soggetti pubblici e privati impegnati nella ricerca, con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi. L’appuntamento con lo stato dell’arte degli studi, delle ricerche e delle scoperte, è di scena il 30 gennaio nella storica Rocca Salimbeni a Siena.
A raccontare il progetto, saranno, tra gli altri, Paolo Corbini, vice direttore Città del Vino;, Andrea Ciacci dell’Università di Siena e coordinatore scientifico del progetto, l’agronomo Valerio Zorzi, e Luigi Fumi Cambi Gado dell’Azienda Castel di Pugna.
Nato nel 2008 come un percorso sperimentale di riqualificazione storico-paesaggistica e ambientale, attraverso il recupero delle cultivar storiche e degli ordinamenti colturali che le caratterizzano, l’indagine del progetto “Senarum Vinea-Le vigne storiche di Siena” è stata condotta, in particolare, nelle clausure dei complessi conventuali, nei giardini delle Contrade e negli appezzamenti ortivi urbani e suburbani che recano ancora traccia di forme storiche della viticoltura senese. Obbiettivi di questo progetto interdisciplinare sono la mappatura topografica e genetica dei vitigni antichi, la salvaguardia dall’estinzione di un patrimonio vegetale di grande importanza storica e culturale, e la realizzazione, dopo opportune prove di microvinificazione, attraverso l’impiego di alcuni dei vitigni selezionati e riconosciuti come storici, di un vino di Siena che sia espressione di una lunga storia antica ma riproposta in chiave nuova.
Il progetto ha permesso di riscoprire ceppi centenari di vitigni autoctoni/minori sopravvissuti fino ad oggi, ma a lungo dimenticati: la campionatura e le analisi ampelografiche e genetiche hanno consentito di realizzare un primo parziale censimento (41 sono i campioni recuperati su un totale di 10 siti visitati) della matrice storica del patrimonio viticolo della città di Siena. Sono stati individuati 20 vitigni, di cui 10 identificati e già segnalati come varietà minori rare e ad alto rischio di estinzione nella banca dati del Germoplasma Autoctono Toscano: Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Occhio di Pernice, Prugnolo Gentile, Procanico, Sangiovese piccolo precoce, Rossone, Mammolo e Moscatello nero. Altri 10 campioni, invece, non hanno restituito, allo stato attuale, significative omologie con i vitigni inseriti per il confronto genetico, pertanto è molto probabile che siano viti antiche ma ancora sconosciute.
Il progetto, infine, ha ottenuto un riconoscimento europeo per la qualità delle buone pratiche proposte a tutela del paesaggio, nella categoria “Esperienze di sensibilizzazione e formazione” del programma comunitario Med, progetto Pays.Med.Urban-Qualità del paesaggio come chiave di sostenibilità e competitività delle aree urbane del Mediterraneo. Particolarmente apprezzato per il felice connubio tra ricerca, territorio e sviluppo sostenibile che ha saputo esprimere, il prgetto è stato così inserito nel Catalogo delle Buone Pratiche per il Paesaggio in Aree Perturbane.
Info: www.cittadelvino.it

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