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L’EVENTO

Slow Wine Fair 2024, la “Woodstock del vino”, a Bologna, dal 25 al 27 febbraio

Da Italia, Francia, Giappone, Argentina, Azerbaijan e tanti altri Paesi del mondo, sul palco tante piccole aziende che lavorano per il cambiamento
BOLOGNA, SLOW WINE, SLOW WINE FAIR, Italia
I vigneti di Bodega Don Milagro, dall’Argentina (ph: Jack Coulton)

Assaggiare vini di vignaioli da tutto il mondo, dal Giappone l’Argentina, dove le vigne nascono tra i cactus, alla Turchia, dove si lavora anche al recupero dei vitigni antichi, passando per esperienze peculiari di Australia, Austria, Azerbaijan, Brasile, Bulgaria, Cile, Croazia, Francia, Georgia, Germania, Messico, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, San Marino, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica e Svizzera, senza dimenticare la Francia, con tanta Borgogna, ma non solo, e l’Italia, con tanti vini da assaggiare e storie da scoprire, di imprese a volte estreme, e che, nella stragrande maggioranza dei casi, curato tutto “in casa”, dalla vigna al commercio, uniti dalla voglia di cambiare il mondo del vino, o quantomeno di proporne una versione alternativa, con uno spirito di “rivoluzionario”, che richiama quello del mitologico festival musicale di Woodstock. E proprio come una “Woodstock del vino” si presenta la Slow Wine Fair 2024, a Bologna, dal 25 al 27 febbraio, con la regia di Slow Wine, che, nella città bolognese, chiama a raccolta tutti i produttori del mondo accomunati dallo spirito della Slow Wine Coalition.
Oltre 800 gli espositori, di cui oltre 170 stranieri, tra cui vere e proprie chicche come Bodega Don Milagro, dall’Argentina, al confine con la Bolivia, nella Regione più settentrionale del Paese, Quebrada de Humahuaca a Jujuy, più comunemente famosa per i cactus. O come la Coco Farm & Winery, realtà che, ad Ashikaga, nella Prefettura di Tochigi, da oltre 30 anni, impegna ragazzi con disabilità nel lavoro in vigna e nella produzione di vino. O ancora, al FA Valley winery, in Azerbaijan, lavora su vitigni autoctoni e fermentazioni spontanee, o la Yaban Kolektif, che in Turchia è impegnata anche nel recupero dei vitigni antichi del Monte Tauro.
Oltre, ovviamente, a tante cantine del Belpaese, da Ausonia a Cantina Bossanova, da Cataldi Madonna a Presidium, da I Fauri a Arteteke (cooperativa che aiuta i giovani con problemi psicologici) a Casa Comerci, da 2vite di Pietro Moschetti a Cantine Astroni, da I Cacciagalli a Pietracupa, da Tenuta San Francesco a Chiara Condello, da Villa Venti a I Clivi, da Casale della Ioria a Monte della Moma, da Cà Du Ferrà a Possa, da La Costa a Picchioni Andrea, da Dottori Edoardo a Pievalta, da Steiger-Kalena ad Alberto Oggero, da Altare Nicholas a Cascina San Michele, da Pietro Busso ad Antica Enotria, da Pietraventosa ad Agricola Sassu, da Cantina Berritta a Lorenzo Pusole, da Barraco a I Vigneri di Salvo Foti, da Valdibella a Manincor, da Brigaldara a Camerani Adalia, da Malibran a Speri Viticoltori, per segnalare solo realtà dalle storie o dalle caratteristiche più peculiari, a nomi che sono grandi classici del vino italiano, come Cleto Chiarli, Castello di Spessa, Le Vigne di Zamò, Sergio Mottura, Arpepe, Barone Pizzini, Ca’ del Bosco, Umani Ronchi, Velenosi, Braida, Domenico Clerico, Ettore Germano, Oddero Poderi e Cantine, G.D. Vajra, Borgogno, Giacomo Fenocchio, Donnafugata, Planeta, Lamole di Lamole, Le Macchiole, Le Ragnaie, Abbazia di Novacella, La-Vis, Cesarini Sforza, Elena Walch, Antonelli Sa Marco, Scacciadiavoli, Santi (Gruppo Italiano Vini), Valentina Cubi e tanti altri, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
E poi, spiega Giancarlo Gariglio, alla guida di Slow Wine, sottolineando i “must” per cui non perdere Slow Wine Fair, il fatto che “oltre il 50% delle cantine sono biologiche, biodinamiche, o in via di certificazione, e quest’anno vantiamo anche una partnership a cui teniamo tantissimo, quella con Demeter. In più tutte le aziende coinvolte devono sottostare ai dettami del “Manifesto per il vino buono, pulito e giusto”. In più ci saranno quindici masterclass, di altissimo livello (le trovate qui), perché la Slow Wine Fair è un appuntamento differente, dove si fa tanto business, ma si viene anche per approfondire ed imparare attraverso l’assaggio, l’incontro con i produttori e con un team di esperti di livello eccelso che vi accompagneranno passo passo nella scoperta di vini meno celebri o di alcuni imperdibili affermati, che metteranno in assaggio le loro perle. E poi - continua Giancarlo Gariglio - ci saranno approfondimenti sull’argomento cardine dalla Slow Wine Fair 2024, ovvero la rigenerazione del suolo: abbiamo dato vita ad un palinsesto dove si respira un’energia culturale che non ha uguali rispetto ad altre fiere internazionali del vino”. Tra le curiosità, ci sarà anche il Premio Carta dei Vini Terroir e Spirito Slow, assegnato da appassionati e professionisti del settore, e primo spin-off dei “Milano Wine Week Awards”, che celebrano le migliori selezioni vinicole del mondo della ristorazione e del retail: ben 36 riconoscimenti che certificano, in particolare, la cultura del bere bene e del “vino buono pulito e giusto”, per rafforzare il legame tra locali e winelover che incentrano le proprie selezioni su vini di questo tipo. Il Premio Carta dei Vini Terroir e Spirito Slow sarà conferito a 12 diverse categorie (26 febbraio alle ore 11, Spazio Reale Mutua).
Una fiera, dunque, la Slow Wine Fair, per assaggiare vini e fare business, ma anche un momento di riflessione su temi importanti per il futuro del vino e non solo. Perchè per rer rivoluzionare il mondo della viticoltura, bisogna farlo, letteralmente, mantenendo i piedi ben saldi per terra. Perché il primo passo da compiere ci porterà lontano, ma inizia più vicino di quanto si possa pensare, anzi già ci stiamo camminando sopra, perché va fatto dove affondano le nostre radici e quelle dell’ambiente, ovvero della vita stessa della nostra “Terra Madre”: il suolo, un bene comune irriproducibile, prima risorsa nominata da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’” che ha spinto il mondo, a partire dalla Cop21 di Parigi, ultimo incontro significativo dell’Onu sulla crisi climatica, nel 2015, ad interrogarsi sull’“ecologia integrale”. Una risorsa senza la quale non c’è futuro, non solo perché il suolo produce il 99% del cibo che mangiamo, ma per la sua funzione ambientale, fondamentale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e preservare la qualità dell’atmosfera, ma che rischia di perdere il suo valore più grande che è la fertilità. Tanto che lo stesso Pontefice, il 4 ottobre 2023, festa di San Francesco d’Assisi, ha pubblicato la seconda parte della sua Enciclica, l’esortazione apostolica “Laudate Deum” sulla crisi climatica. E per compiere quel primo passo, la Slow Wine Coalition chiama a raccolta, a Bologna, i “vini buoni, puliti e giusti”.

Focus - “Slow Wine Fair” 2024: “mini-guida”, calice alla mano
Ampliare il proprio vocabolario enologico, conoscere i progetti che in tutto il mondo promuovono una viticoltura rispettosa del territorio e del suo tessuto sociale, ma soprattutto andare oltre il calice per capire il percorso che porta dalla vigna alla bottiglia. In “Slow Wine Fair” 2024 (BolognaFiere, 25-27 febbraio), che ha il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura e del Comune di Bologna ed è realizzata con il supporto di Ice-Agenzia, sono tante le occasioni per parlare di vino in maniera completa e trasversale con Slow Food, a partire dagli incontri dedicati a crisi climatica, biologico e trasparenza lungo la filiera, ma non solo.
Nell’ Area Reale Mutua di scena la cerimonia del Premio Carta dei Vini Terroir e Spirito Slow, in cui saranno attribuiti 32 riconoscimenti a tutte quelle realtà che si distinguono per la loro carta territoriale o tematica. Nella Demeter Arena si parla di suolo, sostenibilità e agroecologia, dando voce alle esperienze di viticoltori francesi, spagnoli e argentini, turchi e azeri. Tanti anche gli appuntamenti in Casa Slow Food, dove si esplorano il ruolo della donna nel mondo del vino, le testimonianze delle aziende biodinamiche italiane e il racconto enogastronomico del patrimonio culturale italiano. Si può passare allo scambio diretto con 1.000 produttori provenienti da tutte le Regioni italiane e da più di 20 Paesi, tra cui, oltre ai più vocati, le news entry Australia, Messico, Giappone, Sudafrica e Svezia. Un’opportunità per incontrare vignaioli e vignerons che aderiscono al “Manifesto del vino buono, pulito e giusto” e fanno parte della Slow Wine Coalition, la rete internazionale promotrice di un sistema produttivo sostenibile, della difesa del paesaggio e di una crescita sociale, culturale ed economica delle campagne. E per degustare ai banchi d’assaggio oltre 5.000 etichette, in una “Wine List” in continuo aggiornamento, per appassionati, professionisti e buyer. E per coloro che desiderano essere guidati, combinando assaggio e apprendimento, le Masterclass, in continuo aggiornamento, dedicate alle esperienze di viticoltura biodinamica in diverse Regioni vocate del mondo, vitigni autoctoni e ricchezza ampelografica italiana. Ma a “Slow Wine Fair” 2024 ci sono anche le cucine di strada in cui assaporare specialità locali e regionali, e i produttori d’eccellenza di amari, tra masterclass e bartender, selezionati, come i produttori di vino, secondo precisi criteri, quali l’utilizzo di ingredienti locali e provenienti da coltivazioni sostenibili che prevedano, tra gli altri, un corretto uso del suolo grazie alla collaborazione di Amaroteca e Associazione Nazionale Amaro d’Italia. Come spiega Massimo Montanari, tra i massimi storici dell’alimentazione al mondo, nel suo libro “Amaro. Un gusto italiano” (Editori Laterza) - che sarà presentato il 26 febbraio in Casa Slow Food - il gusto dell’amaro ha un ruolo privilegiato per gli italiani. Nessun’altra cucina europea ha una predilezione così marcata per questo sapore. Un tratto distintivo che ha origini lontane e affonda le radici nell’incontro fra cultura contadina e cultura alta. In “Slow Wine Fair”, infine, ci sono anche gli eventi “Off”, a partire dalle osterie della Guida Slow Food e dai cuochi dell’Alleanza di Bologna e dintorni che animano “Piatti di vino”, celebrando il suo utilizzo in cucina tra ricette della tradizione e proposte originali, dal cappello del prete brasato al Sangiovese agli strozzapreti al vino, accanto a tour guidati tra le bellezze di Bologna, passeggiate in vigna, degustazione all’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna e, ovviamente, corsi di cucina sui segreti della pasta fresca.

Focus - Biodinamica, agroecologia e sostenibilità: gli incontri della Demeter Arena
Gli incontri della Demeter Arena (Padiglione 20), sostenuta dal partner ufficiale della manifestazione, danno spazio alle molteplici esperienze di produttrici e produttori che aderiscono alla rete internazionale della Slow Wine Coalition. Dalle montagne del Tauro in Turchia, dove Heritage Vines of Turkey è impegnata nella salvaguardia di vecchi vigneti sull’orlo dell’estinzione, ai villaggi dei distretti di Shamakhi e Ismailli, in Azerbaigian, dove a quote comprese tra i 700 e gli 800 metri sopra il livello del mare, si coltiva l’uva madrasa, Presidio Slow Food, per finire in Abruzzo, dove la Comunità dei Viticoltori Teatini è impegnata nel portare avanti e promuovere valori legati all’artigianalità della produzione e alla sostenibilità ambientale e sociale. Ma rappresenta anche il luogo in cui mettere a fuoco alcuni dei temi portanti di questa edizione insieme ad alcuni dei massimi esperti del settore. Tra i protagonisti Adriano Zago, consulente e formatore, fondatore e direttore di Cambium formazione, primo master internazionale in biodinamica per il vino e vignaiolo, e Lydia e Claude Bourguignon, microbiologi dei suoli e vignaioli che da oltre 30 anni aiutano i vigneron di tutto il mondo a curare i loro terreni (in conferenza il 25 febbraio, ore 13). Grazie al loro intervento viene approfondito il concetto di suolo sano, tra fertilità e rigenerazione, ma anche i fattori che determinano il terroir di differenti produzioni agricole, quali la biodiversità microbica, le sue caratteristiche geologiche e i suoi nutrienti.

Focus - Libri al calice: il programma di Casa Slow Food
In Casa Slow Food (Padiglione 16), realizzata grazie al sostegno dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (Icpi), finanziato dal Pon (Programma Operativo Nazionale) Cultura e Sviluppo, si illustrano le storie che stanno contribuendo a cambiare l’approccio verso il sistema vitivinicolo e non solo. Si comincia il 25 febbraio (ore 13) con “Intrepide” di Laura Donadoni, la raccolta pubblicata da Slow Food Editore, che analizza il ruolo della donna nel mondo del vino, partendo dall’esperienza personale delle protagoniste, per aprire una riflessione più ampia sulla discriminazione di genere e sul bisogno di lottare per un sistema più inclusivo e sostenibile, per passare poi, il 25 febbraio (ore 17), al “Manuale di viticoltura biodinamica” by Terra Nuova Edizioni. Frutto del lavoro ventennale di Adriano Zago , riunisce indicazioni, suggerimenti, esperienze di successi e condivisioni di aspetti critici, attraverso l’esperienza concreta di aziende viticole biodinamiche italiane e internazionali. Partecipa anche il professor Massimo Montanari, uno dei massimi storici dell’alimentazione al mondo, che il 26 febbraio (ore 15), attraverso il suo libro “Amaro. Un gusto italiano”, esplora questo tratto distintivo della nostra cultura, scavando tra fonti letterarie e trattati di botanica, agricoltura, cucina, dietetica.

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