E’ bastata la nuova legge sulla sicurezza stradale (la n. 160/2007, conversione del precedente decreto 117/2007) per cambiare drasticamente le abitudini degli enoappassionati: il 60% di loro ha mutato, in pochi mesi, i consumi di vino. La conferma arriva dal sondaggio lanciato da www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, insieme a Vinitaly (Verona, 3/7 aprile, www.vinitaly.it), www.vinitaly.it, la più importante rassegna di enologia, e indirizzato a 18.850 “enonauti” (con risposte da 1.930), ovvero amanti del vino educati al buon bere che navigano e si informano su Internet.
I cambiamenti non sono di poco conto: il consumo di vino, per il 54% degli enonauti, è drasticamente diminuito quando si esce e specialmente se c’è da guidare; il 26% del campione sondato ha dichiarato di concedersi qualche bicchiere solo con la certezza che sarà un’altra persona a guidare; e se questi dati tendenzialmente non sorprendono, diventa invece più che un segnale il fatto che il 13% dichiara di bere vino solo quando resta a casa, mentre il 7% rinuncia completamente a bere quando esce e sa di dover mettersi al volante. Le possibili soluzioni indicate dagli enoappassionati per non perdere il gusto di una buona bottiglia sono, per esempio, quelle di cenare esclusivamente in locali dove si può andare a piedi, o, in alternativa, di evitare di prendere bottiglie costose al ristorante, come accadeva un tempo, per non aggiungere alla stangata economica della bottiglia anche la possibile beffa della multa all’uscita. L’obiettivo della legge è, comunque, apprezzato dal 56% perchè utile a ridurre gli incidenti stradali, dovuti all’abuso di alcool.
Gli enoappassionati hanno espresso anche emblematici commenti: “un bell’inizio, ma i controlli devono essere frequenti, se no, la nuova legge non coglie nel segno. Colpisce, però, in due punti fondamentali: i soldi e l’utilizzo della macchina. Stimola, inoltre, la sensibilizzazione all’educazione al consumo (se le istituzioni promuovessero un po’ di più la cultura del bere sarebbe ancora meglio). In ogni caso i controlli dovrebbero essere ancora più ferrei per essere veramente significativi”; “una maggior e più capillare presenza delle forze dell’ordine e dei controlli riduce il numero delle persone che si mettono al volante dopo aver bevuto troppo. Il rovescio della medaglia è che basta veramente poco per superare i limiti e pagare molto per aver fatto solo una lieve infrazione (pensiamo a una cena in compagnia di amici: al secondo bicchiere si è già a rischio patente, pur essendo probabilmente lucidissimi. E non sempre è possibile essere accompagnati da un autista astemio)”; “sarebbe una legge molto più efficace se accompagnata da una politica di informazione, ad esempio, incentivando la buona pratica del guidatore designato soprattutto tra i giovani”; “questa legge dovrebbe responsabilizzare un po’ tutti, non solo i giovani o quelli che di solito alzano il gomito, ma i limiti sono eccessivi e purtroppo chi fa incidenti al volante ha una concentrazione di alcool nel sangue 4 o 5 volte superiore al limite. Con un limite di 60 o anche 70 g/l si potrebbe bere senza problemi la consueta mezza bottiglia da 0,75 l, cosa che normalmente si faceva quando si andava al ristorante in coppia, attendere magari mezz’ora chiacchierando prima di tornare a casa in macchina, e guidare senza rischi per nessuno”. Tanti gli enoappassionati che giudicano la legge sostanzialmente giusta ma che deve essere accompagnata da una più puntuale educazione al bere al fine di indurre ad “un consumo moderato e consapevole, che peraltro sta nella cultura del vino, orientando alla qualità e non alla quantità”.
Ma c’è anche chi si schiera, decisamente, in posizione antiproibizionista: “il proibizionismo non è mai giusto, come non è vero che tutti gli incidenti sono causati dall’alcool; spesso non è solo questione di alcool ma anche e soprattutto di stupefacenti; poi bisogna educare e fare cultura sul modo di bere e non è giusto trattare come un criminale una persona che supera lo 0,5 di alcool nel sangue in un paese dove c’è una cultura del bere e di tutte quelle relazioni sociali che circondano questa cultura. Reprimere non serve, c’è bisogno di maggiore cultura per il rispetto della vita propria e quella degli altri. Non bisogna sanzionare, ma prevenire, non far completamente smettere di bere, ma educare sui reali problemi dell’abuso”. “Non è il bicchiere di vino che causa gli incidenti, ma sono i superalcolici e gli orari di apertura degli esercizi che li distribuiscono ... Prevenire è molto meglio che curare”. Tante opinioni affrontano anche la questione con un pizzico di rassegnazione, continuando a vedere il pericolo degli irresponsabili “perchè chi non beve responsabilmente continuerà a farlo senza eccezione alcuna”.
Un’opinione, infine, che coglie la questione nel merito scientifico: “lo smaltimento dell’alcool varia da persona a persona: il professor Roberto Barale dell’Università di Pisa sta conducendo brillantemente questi studi. Anche un solo bicchiere può essere eccessivo per persone che non hanno una quantità molto bassa di alcol deidrogenasi, mentre due bicchieri possono essere ininfluenti su persone con elevato valore di tale enzima. Questo è condizionato anche geneticamente e popolazioni diverse reagiscono in maniera differente alla degradazione dell’alcol; gli europei sono molto più “attrezzati” del popolo indiano per esempio. I superalcolici hanno un tasso di concentrazione tale che è più complesso da smaltire. Come tutte le massificazioni la legge non è obbiettiva e dovrebbero essere valutate le caratteristiche personali fisiologiche”.
L’analisi - Meno bottiglie sui tavoli di ristoranti, trattorie e wine-bar. WineNews analizza, a sei mesi dall’entrata in vigore, gli effetti della legge sulla sicurezza stradale
Le multe sono salatissime e nei casi più gravi c’è l’arresto. E così le nuove norme stradali più repressive per chi guida in stato di ebbrezza (basta superare la soglia di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue) finiscono con l’avere un effetto domino anche a tavola. Più attenzione, maggiore responsabilità, ma anche il calcolo dei rischi e così si decide di limitarsi rispetto al passato. Secondo un sondaggio di www.winenews.it tra principali ristoranti italiani, il consumo di vino, negli ultimi tempi, ha segnato una flessione, che varia dal 5% fino al più drastico 70%. Più a rischio i templi gourmand nelle piccole località (raggiungibili solo con mezzi propri) che quelli nelle grandi città (dove sono presenti i mezzi pubblici).
Da Nord a Sud è quasi un coro unanime. Tutti ormai per regolarsi ricorrono al consumo al bicchiere: l’unico modo per evitare sgradite sorprese una volta alla guida. E’ così avviene alle colline ciociare di Acuto (Frosinone), dove la maggior parte della clientela non è della zona ma percorre anche 30/40 chilometri per assaggiare le prelibatezze di Salvatore Tassa, ma anche al San Domenico di Imola, all’Angolo d’Abruzzo di Carsoli (L’Aquila) o al Ribo di Guglionesi (Campobasso), dove spesso sono le tavolate con i giovani ad essere le più moderate.
Per non parlare poi dei distillati e dei superalcolici: “abbiamo assistito in questo caso, ed è una tendenza in atto da diverso tempo, ad un vero e proprio crollo”, spiegano Antonio Santini del Pescatore a Canneto sull’Oglio (Mantova), Ciccio Sultano del Duomo di Ragusa e dalla Locanda del Palazzo di Barile (Potenza). “Se ne è perso proprio il piacere di chiederli a fine pasto”, aggiunge poi Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore di Senigallia (Ancona).
Oggi chi si deve mettere alla guida sta più attento, affermano dal Perbellini di Isola Rizza (Verona) e dal Sorriso di Soriso (Novara) mentre Luciano Zazzeri de La Pineta di Bibbona (Livorno) sottolinea come da diverso tempo il consumo di vino sia drasticamente calato: “prima in quattro ti ordinavano 2 bottiglie, oggi a malapena una”; ed è così anche al Poeta Contadino di Alberobello (Bari) e al Laite di Sappada (Belluno) dove fanno sapere che ormai è una pratica consolidato che se si è a tavola in due uno non beve, così come se si in gruppo uno beve meno o non beve per nulla per poter guidare. Ma non mancano le polemiche: “non condivido la normativa e soprattutto non è risolutiva - sostiene Natasha Sant’Andrea della Tenda Rossa di San Casciano Val di Pesa (Firenze) - il problema non è solo quanto si beve ma anche cosa si beve, invece di “censurare” tutti i tipi di alcolici occorrerebbe rivolgersi verso determinati tipi di prodotto: bere due cocktail è diverso da gustarsi un bicchiere di vino ed ha effetti diversi”.
Qualcuno, però, si è già organizzato: “abbiamo avvertito gli effetti delle nuove normative solo in parte, nell’ordine del 5%, questo anche perchè - sottolinea Luca Vissani del ristorante di Baschi (Terni) - abbiamo allestito alcune camere, così i clienti che lo vogliono possono gustarsi la cena e poi soggiornare da noi e ripartire il giorno successivo in assoluta calma e tranquillità. Non dimentichiamo, però, che chi viene da noi lo fa principalmente per la cucina: il vino è certo fondamentale ma da noi si viene prima per mangiare e poi per bere”. Anche al Don Alfonso di Sant’Agata dei due Golfi (Salerno) si stanno organizzando, con ulteriori suite, per ospitare la clientela straniera che, però, può contare anche su una rete diffusa di taxi presenti grazie all’alta vocazione turistica della Costiera Amalfitana. Da Antonello Colonna a Labico hanno, invece, pensato già da due anni ad attivare una comoda navetta da Roma anche se lo chef confessa: “sono provvedimenti importanti ma penalizzano molto i locali dei piccoli centri, mi costringeranno a trasferire la porta rossa nel centro di Roma”.
C’è chi poi attribuisce il calo del consumo di vino a tavola ad una serie di fattori: “non ci sono soltanto - spiega Pierino Penati del ristorante di Viganò (Lecco) - gli aspetti normativi, che pur incidono pesantemente, ma anche questione salutistiche e, soprattutto, economiche: ci sono meno soldi e la gente, come è logico, rinuncia a qualcosa”; alla Locanda di Alia a Castrovillari (Cosenza) sperano, invece, che questa situazione consenta di ridare il giusto equilibrio ai prezzi: “è assurdo far pagare alcuni vini cifre esorbitanti - sottolineano - si può capire per alcune tipologie ma per altre, senza nome e storia, è privo di qualsiasi logica”.
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