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Sono gli Usa a comandare la “Top 100” di Wine Spectator, ma l’Italia mette in classifica ben 20 etichette: comanda la Toscana, con 11 vini (di cui 5 Brunelli, sull’onda della grande annata 2010), davanti a Piemonte, Sicilia e Puglia a quota 2

Italia
L’Italia mette in classifica ben 20 etichette

Sono gli Usa a comandare la “Top 100” di Wine Spectator, la classifica più attesa nel mondo enoico, con un podio interamente a stelle e strisce (non è la prima volta, accadde già nel 1996, ma è la Francia a vantare il maggior numero di podi monocolore, due, nel 1988 e nel 1992), con l’Italia che tocca le 20 etichette, 1 in più del 2014, ad un passo dal record del 2001, quando i vini italiani in classifica furono 21. La tendenza che emerge è però una conferma, anticipata dallo stesso magazine Usa nei giorni scorsi: la mappa del vino è cambiata, e se nel 1988, anno della prima “Top 100”, tra i primi dieci vini ce n’erano quattro dalla Borgogna, tre da Bordeaux, due dall’Italia (il Gaja Barbaresco Sorì Tildìn 1985 ed il Castellare di Castellina I Sodi di San Niccolò 1985) e solo uno dalla California, oggi trovano spazio con costanza, ai piani alti, produttori storici cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni, come Spagna e Portogallo, ma anche Paesi del Nuovo Mondo enoico come Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica. E questo vale anche per l’Italia, con una Regione, la Toscana, che si conferma regina e, con ben 11 vini da 4 denominazioni diverse (5 Brunelli, 3 Bolgheri, 2 Toscana Igt, un Chianti ed un Nobile di Montepulciano) surclassa tutti, a partire dal Piemonte, che si ferma a due (entrambi Barolo), raggiunto dalla Puglia e dalla Sicilia, con Veneto, Friuli e Basilicata (Vulture), a quota 1 (http://2015.top100.winespectator.com).
In cima al mondo, per Wine Spectator, dunque, il Cabernet Sauvignon Oakville Au Paradis 2012 della Peter Michal Winery, in Napa Valley, in un podio Usa con al n. 2 il Cabernet Sauvignon Columbia Valley 2012 di Quilceda Creek, nello stato di Washington, ed al n. 3 il Pinot Noir Eola-Amity Hills Seven Springs Vineyard La Source 2012 di Evening Land. A seguire, il Brunello di Montalcino 2010 Il Poggione, alla posizione n. 4, ed all’Amarone della Valpolicella Classico Vaio Armaron 2008 Serego Alighieri di Masi, troviamo così il Brunello di Montalcino 2010 di La Serena alla posizione n. 13, seguito dal Brunello di Montalcino 2010 Montosoli di Altesino alla n. 18. E ancora, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2010 di Carpineto alla posizione n. 26, il Brunello di Montalcino 2010 Pertimali di Livio Sassetti alla n. 27 ed il Bolgheri 2012 Volpolo di Podere Sapaio alla n. 41. Sempre in Toscana, il Brunello di Montalcino 2010 di Collosorbo si piazza alla n. 43, seguito dal Chianti Classico 2011 di Castello d’Albola alla n. 46 e dal Barolo 2010 di Bartolo Mascarello alla n. 50. Quindi il Toscana Ilatraia 2012 di Brancaia (n. 52), seguito dal Toscana Il Fauno 2010 di Arcanum (n. 55) e dal Barolo 2011 di Oddero (n. 62), e ancora il Primitivo di Manduria LXXIV 2013 di Feudo di Santa Croce (n. 67), davanti al Bolgheri Superiore Guado al Tasso 2012 di Antinori (n. 71) ed all’Aglianico del Vulture 2012 di D’Angelo (n. 74). Alla n. 83 il Pinot Grigio Friuli Colli Orientali 2014 di Torre Rosazza, davanti a tre vini del Sud: l’Etna 2013 di Tenuta delle Terre Nere (n. 87), il Sicilia 2013 di Zisola (n. 89) ed il Nardò Nerìo Riserva 2012 di Schola Sarmenti.
Quella dell’Italia nella “Top 100” di Wine Spectator è una storia fatta di alti (molti) e bassi (qualcuno), con un filo conduttore ben preciso, ossia il “duopolio” di Piemonte e Toscana, le Regioni che, in questi 27 anni, hanno dominato la chart. Nel complesso hanno fatto meglio i toscani, anche se il merito va diviso tra diversi terroir e tipologie: fino al 1995, quando esplose il Brunello (sull’onda di una delle migliori annate di sempre, la 1990), erano soprattutto i Chianti e gli Igt (poi diventati “Super Tuscan”) a “tirare la carretta”, anche se nel 1993 fu il Piemonte a surclassare (11 a 3) i vini toscani, grazie alla vendemmia 1989 dei Barolo, tanto che furono ben 8 le etichette premiate. Quasi sempre sopra i dieci vini presenti nella “Top 100”, il Belpaese ha però dovuto fare i conti con annate a dir poco negative: la performance peggiore fu nel 1997, quando la corsa si fermò a quota 4 etichette, ma non andò troppo meglio nel 1996, quando i premiati furono solo 6, e neanche nel 1989 e nel 1998, quando entrarono in classifica solamente 8 etichette tricolore. Il record nel 2002, con 21 vini in classifica (di cui 7 Brunelli, proprio come nel 1995), ma anche il 2011 è stata una grande edizione della “Top 100”, con 20 vini, proprio come l’edizione 2015, di cui, manco a dirlo, 4 Brunelli, 3 Baroli, 2 Chianti e 2 Barbareschi... Ad eccezione di qualche sparuta incursione franciacortina o veneta, fino al 2000 non c’è stato spazio per nessun altra Regione che non fosse Toscana e Piemonte. In quell’anno, invece, fece la propria prima apparizione il Sud Italia, con un vino campano ed uno siciliano, e da allora in avanti il pluralismo non ha più abbandonato la rappresentanza italiana nella “Top 100” di Wine Spectator. L’Italia, comunque, gode di una discreta tradizione: nei 25 anni di vita della “Top 100” della rivista Usa “Wine Spectator” è riuscita guadagnare il primo posto in tre occasioni: nel 2006, con il Brunello di Montalcino 2001 Tenuta Nuova di Casanova di Neri, nel 2001 con l’Ornellaia 1998 di Tenuta dell’Ornellaia, e nel 2000 con il Solaia 1997. Ma non è sempre andata bene, dal 1988 ad oggi: per tre volte, infatti, i vini del Belpaese sono rimasti fuori dalla top 10, nel 1989, nel 1996 e nel 1997. Per due volte, invece, l’Italia è riuscita a piazzarne ben 4 di vini tra i migliori 10, nel 2001, quando dietro all’Ornellaia 1998 di Tenuta dell’Ornellaia, alla posizione n.1, si piazzarono il Vino Nobile di Montepulciano Grandi Annate Riserva 1997 di Avignonesi (al n. 4), il Bolgheri Superiore Guado al Tasso 1998 di Antinori (al n. 6) ed il Barolo 1997 di Pio Cesare (al n. 7); e nel 2009, quando al n. 5 arrivò il Chianti Classico Castello di Brolio 2006 di Barone Ricasoli, al n. 7 il Barolo Marcenasco 2005 di Renato Ratti, al n. 8 il Flaccianello Fontodi Colli della Toscana Centrale 2006, ed al n. 10 il Brancaia Toscana Tre 2007.
Ricordando le prime posizioni della classifica, il “Wine of the Year” è il Cabernet Sauvignon Oakville Au Paradis 2012 della Peter Michal Winery, in Napa Valley, in un podio Usa con al n. 2 il Cabernet Sauvignon Columbia Valley 2012 di Quilceda Creek, nello stato di Washington, ed al n. 3 il Pinot Noir Eola-Amity Hills Seven Springs Vineyard La Source 2012 di Evening Land, in Oregon. Due gli italiani, come detto, al n. 4 il Brunello di Montalcino 2010 de Il Poggione, seguito dall’Amarone della Valpolicella Classico Serègo Alighieri Vaio Armaron 2008 di Masi, alla n. 8, dietro al Pinot Noir Martinborough Kupe Single Vineyard 2013 della cantina Escarpment, dalla Nuova Zelanda, al n. 7, al Ribera del Duero 2012 Bodegas Aalto al n. 6, dalla Spagna, e allo Chardonnay Santa Cruz Mountains 2012 di Mount Eden Vineyards, dalla California, al n. 5, e davanti al Clos Fourtet St. Emilion 2012, da Bordeaux, in Francia, al n. 9, e al Vin de Constance 2009 di Klein Constantia, dal Sudafrica, al n. 10.

Focus - Il Brunello e il suo territorio, Montalcino, nell’olimpo dei migliori vini del mondo
Il Brunello di Montalcino 2010 della Tenuta Il Poggione si aggiudica il gradino più alto per il vino italiano in una delle classifiche più attese e influenti del mondo del vino, quella di Wine Spectator.

“Ricco, dalla eccellente corposità e struttura con sentori di ciliegia matura e prugna e note di liquirizia, terra e tabacco che vanno ad aggiungere profondità, dalle sfumature minerali, equilibrio e persistenza” lo descrive il giornalista di Wine Spectator Bruce Sanderson. “E’ evidente il nostro orgoglio per questo riconoscimento - commenta Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino e dg Tenuta Il Poggione (di proprietà della famiglia Franceschi) - che riporta il Brunello al vertice delle classifiche mondiali. È un ulteriore segnale che la denominazione sta vivendo un periodo di grande successo, merito della bontà delle uve e del saper fare dei produttori. Lo sguardo delle aziende è però ora già tutto puntato verso la nuova annata, che si preannuncia di ottima qualità”.
Le altre 4 etichette nella Top 100 sono: La Serena Brunello di Montalcino 2010 (13 posto), Altesino Brunello di Montalcino Montosoli 2010 (18 posto), Livio Sassetti Brunello di Montalcino Pertimali 2010 (27 posto), Collosorbo Brunello di Montalcino 2010 (43 posto).
Il risultato di Wine Spectator è solo l’ultimo di una serie di riconoscimenti ottenuti dall’annata 2010 nelle principali guide enologiche nazionali e nei giudizi degli esperti internazionali.

Focus - La divisione della Top 100 Wine Spectator per nazioni
1 - Usa 30
2 - Italia 20
3 - Francia 14
4 - Spagna 10
5 - Portogallo 5
     Australia 5
6 - Nuova Zelanda 4
     Cile 4
7 - Sud Africa 3
8 - Argentina 2
9 - Austria 1
     Germania 1
     Grecia 1
Elaborazione: Winenews

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