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ECCELLENZE ITALIANE

Sostenibilità, la certificazione italiana del vino Equalitas elogiata dal “New York Times”

Lo standard guidato da Federdoc tra i punti di riferimento mondiali. E sempre più in sinergia con il mondo delle Società Benefit
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Salcheto, a Montepulciano, tra le prime cantine a credere in Equalitas

In attesa che la politica italiana partorisca l’ormai quasi dimenticato “standard unico nazionale” della certificazione della sostenibilità in vigna, le aziende si muovono. E di fatto, il protocollo Equalitas, sotto l’egida di Federdoc, è diventato un modello di riferimento per tantissime cantine del Belpaese. Ma anche a livello mondiale, incoronato addirittura dal “New York Times”, uno dei quotidiani più autorevoli e letti a livello globale, nel “gotha” degli standard mondiali sulla sostenibilità. In un articolo, dal titolo “Why Are Wineries Around the World Seeking This Certification?”, incentrato sulle motivazioni che spingono le aziende ad intraprendere l’iter di certificazione sostenibile, viene evidenziata l’importanza per le cantine di disporre di strumenti tangibili per comprovare il proprio impegno etico e ambientale. In questi termini, la pubblicazione presenta l’esperienza di B-Corp, l’iniziativa statunitense gestita dall’organizzazione internazionale B-Lab per le aziende che rispettano standard riguardanti l’impatto ambientale. L’articolo del “New York Times”, sottolinea come questa iniziativa permetta alle aziende certificate di includere, all’interno dell’oggetto sociale del proprio statuto, la creazione di valore per tutti gli stakeholder; e cita Equalitas come esempio virtuoso in merito al suo impegno e contributo in materia, insieme ad altre grandi realtà internazionali come Napa Green in California e Hve in Francia.
“Un endorsement internazionale che corona il lavoro svolto in questi anni - commenta Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas - e la nostra capacità di rispondere alle esigenze del produttore e del consumatore del ventunesimo secolo. L’essere considerati una sorta di benchmark in questo delicato settore è ovviamente motivo di orgoglio, ma anche uno stimolo a proseguire nel percorso intrapreso”. Un riconoscimento che arriva alla vigilia dei 10 anni dalla nascita di Equalitas, varato nel 2015. Che è un traguardo rilevante anche per il l’Italia che si conferma tra i primi Paesi nell’ambito della sostenibilità vitivinicola. Grazie appunto anche al lavoro svolto in questo decennio da Equalitas e al suo standard, leader nella certificazione sostenibile, che individua le buone pratiche da adottare nell’intera filiera vitivinicola. Uno standard, definito da Federdoc in partnership con altre importanti realtà del settore. Un ruolo centrale riconosciuto non solo a livello nazionale, ma anche oltreoceano, come evidenzia appunto la recente pubblicazione del “New York Times”.
Equalitas, inoltre, nel 2021 ha stretto un accordo con Assobenefit, l’associazione nazionale per Società Benefit, con l’intento comune di favorire la nascita e la trasformazione di nuove imprese Benefit nel comparto vitivinicolo, promuovendo nello stesso tempo lo standard di sostenibilità messo a punto da Equalitas. Con il risultato che ad oggi, e già da tempo, Equalitas rappresenta agli occhi delle aziende l’unico strumento realmente efficace e immediato per dimostrare la loro conformità agli standard sostenibili a cui si sono volontariamente assoggettate. “La legge del 28 dicembre 2015 n. 208 ha consacrato l’Italia come Primo Stato sovrano ad aver introdotto una normativa sulle Società Benefit nel proprio ordinamento giuridico: un primato che ha fatto e continua a fare scuola in Europa e nel mondo - spiega Equalitas - dove il legal status dell’esperienza italiana è guardato con grande interesse dagli osservatori internazionali. Le Società Benefit sono imprese con duplice scopo: oltre al profitto e a dividere gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di stakeholder, comunità, territori e ambiente”. Più nel dettaglio, si inseriscono nella strategia di sostenibilità dell’impresa benefit, con una visione ampia di medio-lungo termine e una governance che consentono di affrontare meglio le sfide del mercato, dove le Società Benefit si offrono come un modello imprenditoriale competitivo e vantaggioso sia dal lato dell’impatto ambientale, sia per la tutela dei dipendenti che degli imprenditori, anche in caso di aumenti di capitale, cambi di leadership, passaggi generazionali e quotazioni in borsa. Questi i quid plus che fanno delle Società Benefit una forma societaria evoluta, e adatta alle esigenze del mercato contemporaneo, capace di meglio cogliere anche il cambiamento strategico disegnato dall’Unione Europea. “Le Società Benefit non sono un semplice “moto dello spirito”, la qualifica giuridica si dimostra con sempre più evidenza, uno strumento operativo concreto e pervasivo per migliorare le aziende - sottolinea Mauro Del Barba, presidente Assobenefit - ed in questo contesto, il riconoscimento internazionale di Equalitas da parte del “New York Times” avvalora un percorso che, solo uniti e collettivamente, ci condurrà verso quegli obiettivi che le Nazioni Unite prima e l’Unione Europea poi stanno chiaramente cercando di perseguire e a cui tutti siamo responsabilmente chiamati a partecipare. Le Società Benefit vogliono farlo da protagoniste”.
Un percorso che guarda al futuro del settore vitivinicolo e, su larga scala, del sistema-Paese Italia, che parte da un impegno nazionale e coinvolge i principali attori del territorio, come testimonia la già citata sinergia tra Equalitas e Assobenefit, includendo sempre più aziende interessate a condividere il proprio impegno ambientale e welfare aziendale. Tra queste realtà, compaiono cantine tra le più prestigiose a livello nazionale: Salcheto, Feudi di San Gregorio e Ricci Curbastro, sono solo alcuni dei nomi a condividere questo iter. Un percorso che, nel micro, rappresenta una garanzia di lunga vita aziendale; e, nel macro, contribuisce al progresso del settore vitivinicolo nazionale, pilastro dell’economia, dello sviluppo rurale e della tutela ambientale del Belpaese. “Le Società Benefit rappresentano una rivoluzione copernicana fondamentale per il futuro delle aziende, non solo del nostro comparto - sottolinea Ricci Curbastro - e l’essere stati i primi ad intercettare i prodromi di questa autentica e positiva mutazione ci consente di garantire un know how frutto di esperienza, studio e passione”.
Una visione condivisa dai produttori. “Che fosse mentre calcolavamo la prima carbon footprint di un vino oltre dieci anni fa- sottolinea Michele Manelli, Ceo Cantina Salcheto, nella terra del Vino Nobile di Montepulciano e prima cantina off-grid d’Europa - o quando lanciavamo il piano welfare per i nostri lavoratori, l’idea era la stessa: immaginarsi come un’impresa che risolveva i problemi del pianeta e della società anziché provocarli. Questo è il senso di una benefit corporation e grazie ad Equalitas questo impegno lo possiamo anche misurare e dimostrare con solida trasparenza”. “Per noi la certificazione Equalitas e la trasformazione in Società Benefit sono percorsi profondamente interconnessi- aggiunge Antonio Capaldo, presidente Feudi di San Gregorio, punto di riferimento della viticoltura in Irpina, ma con aziende importanti anche a Bolgheri, nel Vulture, in Puglia, in Friuli e sull’Etna - essendo entrambi all’insegna di una visione a 360 gradi di come proporci una forza positiva per il contesto che ci circonda: e, in questo senso, non soltanto analizzando l’aspetto ambientale ma anche la valorizzazione delle persone, la creazione di relazioni di interdipendenza virtuosa con fornitori e clienti e la distribuzione di risorse alla comunità che ci circonda. A riprova di questa interconnessione sono avvenute nello stesso anno, il 2021, a pochi mesi di distanza”. “La nostra azienda ha dimostrato negli anni di essere capace di dare sostanza al proprio impegno di sostenibilità attraverso la certificazione Equalitas mantenuta fin dal 2017. Praticando e comunicando la sostenibilità, valorizziamo il nostro territorio, il nostro bagaglio culturale e le radici solidamente ancorate al nostro passato, ma rispondendo anche alle domande più recenti di mercato e consumatori. Questo nostro modus operandi ci ha portato alla trasformazione in Società Benefit, testimoniando ancora una volta la nostra propensione a “fare bene le cose”, con modi aggiornati ai tempi che stiamo vivendo”, ha concluso Gualberto Ricci Curbastro, ceo Ricci Curbastro, tra i nomi storici della Franciacorta.

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