Se c’è una parola capace di raccontare il vino italiano di oggi è senza dubbio “sostenibilità”. Al punto che ormai ci sono troppi protocolli che garantiscono il rispetto per l’ambiente delle aziende enoiche, e adesso “l’obiettivo - come spiega a WineNews il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di enologia al mondo - è quello di arrivare ad un unico processo di certificazione. È questa la direzione da seguire, mettendo a sistema le diverse esperienze, come Magis, Tergeo, Viva e gli altri, che stanno cercando un procedimento condiviso e condivisibile, così da proporre un’unica certificazione, sia al produttore che al consumatore”. Anche perché, altrimenti, il consumatore si ritrova spiazzato di fronte, e rischia di non saper più a chi credere, “perché sono tutti progetti molto simili, che vanno nella stessa direzione: ridurre l’impatto della chimica”. Tra questi, forse il più conosciuto è Magis (Bayer Crop Science), che adesso andrà anche in etichetta, e che si distingue “per tre prerequisiti, ha saputo mettere a contatto ricerca e produzione, poi è stato in grado di creare una rete di produttori (da Zonin ai Fratelli Muratori, da San Felice a Tenuta Rapitalà, ndr) e, infine, gli strumenti usati: Magis ha sempre puntato sulla viticultura di precisione”.
Di tutto questo, si è parlato oggi al Simei, di scena a Milano fino al 16 novembre (www.simei.it), nel convegno “Il vino italiano sostenibile si certifica con magis” (www.magisvino.it), condotto dalla giornalista Rai Anna Scafuri, cui hanno partecipato Domenico Zonin (Unione Italiana Vini), Maurizio Martina (sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole), il professor Attilio Scienza dell’Università di Milano, Emilio Defilippi (Assoenologi), Massimo Berlin (Dnv Business Assurance in Italia), Silvio Cittar (Bayer CropScience) ed Enrico Giraudi (Jwt). Dopo anni di lavoro e perfezionamento, 14 aziende vitivinicole italiane hanno ricevuto la certificazione Magis e altre 5 delle 140 aderenti la riceveranno a breve: i loro vini certificati potranno così utilizzare il marchio Magis sulle bottiglie, perché prodotti nel pieno rispetto di un protocollo tra i più avanzati al mondo, che prevede la gestione del vigneto secondo innovative tecniche di agricoltura di precisione e dove ogni intervento è sapientemente misurato, controllato e tracciato, all’insegna di una produzione responsabile e trasparente verificata da un ente di certificazione indipendente.
“Comunicare la qualità di un vino oggi non basta più - dice Roberto Rabachino, presidente Associazione Stampa Agroalimentare Italiana e ambasciatore e referente internazionale della Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori - e anche la degustazione deve andare oltre, per diventare un momento ancora più piacevole e liberatorio che testimoni ai consumatori il valore di chi con grande senso di responsabilità produce certi vini.”
Magis certifica un “modo di fare” fondato su alcuni principi differenzianti: il rispetto per la terra e per il cliente e per il consumatore; il “fare sempre meglio” come vocazione e modello etico di riferimento; una profonda e dettagliata conoscenza del processo produttivo e della materia prima. Per chi acquisterà una bottiglia di questi vini, quindi, Magis si tradurrà in una garanzia di sostenibilità, trasparenza e credibilità, grazie anche al coinvolgimento a monte di un Comitato tecnico-scientifico composto da importanti università, centri di ricerca, associazioni e aziende private e presieduto da Attilio Scienza, Università degli Studi di Milano. “L’agricoltura di precisione è principio fondante di Magis - afferma Scienza - e cioè fare solo quel che serve, dove e quando serve, migliorando la sostenibilità della vitivinicoltura e la salubrità del vino. Che non significa “biologico” ma “fare” e produrre con un rispettoso ed equilibrato senso della misura, frutto dell’esperienza e della collaborazione tra produttori, tecnici e ricercatori”. Il protocollo Magis, infatti, fornisce una vera e propria guida pratica per la gestione sostenibile del vigneto, in linea con i disciplinari di produzione integrata regionali e delle normative europee e nazionali, ed è in costante divenire; viene, infatti, aggiornato dal Comitato tecnico-scientifico con le novità via via fornite dalla ricerca e dall’esperienza delle migliori aziende e dei migliori enologi italiani.
“La nostra corale adesione a Magis - dice Emilio Defilippi, produttore e vicepresidente di Associazione Enologi Enotecnici Italiani - nasce dal fatto che questo modo di fare vino si è dimostrato in grado di ridurre ogni operazione al minimo indispensabile, mantenendo inalterata la qualità e l’unicità di ogni singolo vino. E’ un “supervisore” affidabile, competente e con il senso della misura, che rassicura sulla qualità e sul valore del vino”.
Focus - Il protocollo Magis per il vino sostenibile
Ogni viticoltore italiano sa quanto piacere porti ogni giorno il suo vino sulle tavole di tutto il mondo, e lo dimostra il primato raggiunto quest’anno dall’Italia a livello mondiale. Per arrivare a questo traguardo ci vogliono impegno, passione e grande attenzione a fare bene tutto, dalla vigna alla bottiglia. Perché in un calice di vino c’è molto più di quello che si vede: il rispetto per il territorio, la qualità degli ingredienti, la cura di chi ci ha lavorato. Sono questi i principi alla base del protocollo Magis per il vino sostenibile, che adesso finisce anche sull’etichetta dei vini delle prime 18 aziende, e nei prossimi mesi su quelle di tutte le altre cantine che hanno sposato il progetto (più di 140).
“Sono orgogliosa di ricevere oggi questo riconoscimento - ha detto Karina von Detten, amministratore delegato di Bayer CropScience in Italia - che va a tutti i nostri collaboratori perché hanno creduto e attivamente sostenuto con gli altri partner di Magis, negli ultimi 5 anni, la crescita di un progetto che da oggi, con la certificazione dei primi vini, è destinato a diventare un emblema della sostenibilità e del fare di più, sempre meglio, come vocazione e modello etico di riferimento”.
I partner di Magis
Magis è nato nel 2009, da un ristretto gruppo di partner del settore vitivinicolo pubblico-privato e coinvolge oggi attori di altissimo livello, ciascuno per settori specifici:
Università di Milano (Di. Pro. Ve.) - gestione del vigneto
Università di Torino (Diafa) e di Firenze (Deistaf) - gestione attrezzature per la distribuzione
Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Cnr - gestione e analisi rischio ocratossine
Associazione Enologi Enotecnici Italiani - tecniche enologiche, analisi sensoriale
Ager - viticoltura di precisione
Bayer CropScience - food chain partnership
Image Line - piattaforma It
New Holland - attrezzature per il vigneto
Kuhn - attrezzature per il vigneto
Nobili - attrezzature per il vigneto
Spektra Agri - viticoltura di precisione
Ad oggi oltre 140 aziende vitivinicole aderiscono al protocollo
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