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STAPPATE LE PRIME 100 BOTTIGLIE LASCIATE MATURARE NELLA “PANCIA” ARRUGGINITA DEL RELITTO DEL PAGURO, LA PIATTAFORMA ESPLOSA 57 ANNI FA VICINO A RAVENNA. ORA SONO PRONTE PER COMMERCIO, COME INEDITO ESPERIMENTO DI VINO SOMMERSO

Stappate le prime 100 bottiglie lasciate maturare nella “pancia” arrugginita del relitto del Paguro, la piattaforma esplosa 57 anni fa, vicino a Ravenna. Ora sono pronte per essere degustate e messe in commercio, come inedito esperimento di vino sommerso. Con le prime bottiglie ripescate al largo di Porto Corsini, nasce così ufficialmente la “Tenuta del Paguro”, l’insolita cantina, pensata dai due ravennati Raffaele Ravaglia e Gianluca Grilli proprio all’interno della piattaforma per l’estrazione di idrocarburi sprofondata nel 1965, divenuta un reef artificiale tra i più amati dai sub, e dal 2010 sito di interesse comunitario (info: www.tenutadelpaguro.it).
Sul finire della primavera scorsa i due soci avevano posizionato, con l’aiuto dei sub dell’associazione Paguro, oltre 200 bottiglie di vino a una profondità tra i 18 e i 27 metri, per sperimentare l’invecchiamento di quattro diverse qualità romagnole in condizioni ambientali non garantite da nessun’altra cantina convenzionale. Assenza di raggi Uv, temperatura costante tra i 10 e i 13 gradi e continuo flusso d’acqua: fattori permessi nel cosiddetto “termoclino”, cioè la linea immaginaria che separa l’acqua di superficie da quella di profondità. Le bottiglie sono state qui, nascoste e racchiuse all’interno di quattro cesti di maglia metallica zincata. Hanno atteso fino agli ultimi di ottobre, quando due dei contenitori sono stati issati a bordo della Mephisto per il primo brindisi.
Un risultato più che soddisfacente, rivela Grilli: “Solo il 10% delle bottiglie è risultato fallato, perché alcune delle capsule che avevamo progettato e testato nella camera iperbarica per fronteggiare la pressione sottomarina, non hanno retto. In quelle - spiega - il vino non è che sia cattivo, ma ha un leggero retrogusto salino”. Niente salsedine invece nelle restanti, battezzate Homarus, Nephros, Pagurus e Squilla Mantis, in onore della fauna acquatica che popola quelle acque: sono un Merlot 2010, Cabernet 2010, Sangiovese 2010 e Albana 2011. Una produzione limitata, almeno finché le altre due casse rimaste sul fondale non saranno estratte. Per questo la vendita è solo su prenotazione e ha raggiunto un numero di richieste già superiore alle bottiglie pronte. Chi vorrà provare il brindisi con il vino subacqueo dovrà attendere la prossima immersione, tra febbraio e marzo, quando altre bottiglie verranno lasciate maturare sott’acqua.
Il costo di tanta fatica? Non meno di 50 euro a bottiglia. Ma con una speciale confezione. “Così come per la scelta dei vini abbiamo selezionato solo eccellenze del territorio - precisa Grilli - anche il packaging è realizzato con materiali del luogo. Il legno del cofanetto è in pino marittimo, con un coperchio in corten che riprende il ferro arrugginito del Paguro”. Nella confezione anche un dvd con il film realizzato sulla maturazione. Da vedere, possibilmente, con i calici in mano.

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