Secondo la classifica dell’Unione Italiana Vini, sulle Denominazioni di Origine più imbottigliate, il Prosecco Doc è la denominazione di origine più imbottigliata del 2013 (oltre 1,8 milioni di ettolitri, 241 milioni di bottiglie, 16% del totale Doc-Docg messo in bottiglia dai produttori italiani, pari a 1,5 miliardi di pezzi). La quota del mondo Prosecco, sommando anche i 73 milioni di bottiglie della Docg Conegliano-Valdobbiadene e gli 1,2 milioni dell’Asolo Docg, sale ulteriormente arrivando al 20% netto del totale nazionale: in altre parole, 1 bottiglia su 5 che in etichetta rechi la dicitura Denominazione d’Origine, sia essa Doc o Docg, contiene Prosecco.
“Le cifre diffuse dall’Unione Italiana Vini sugli imbottigliamenti delle principali Dop - commenta il Presidente della Doc Prosecco, Stefano Zanette - confermano le nostre ricerche e rivelano tutto il peso della nostra denominazione nel panorama enologico italiano. Se questo dato può essere interpretato come chiaro segno del successo della Denominazione Prosecco Doc, allora i meriti vanno ascritti in buona parte al sistema produttivo e alle autorità regionali, nazionali e comunitarie che ci hanno supportato - precisa Zanette - dal punto di vista tecnico e giuridico. Quanto al Consorzio di tutela è corretto riconoscergli il ruolo fondamentale svolto in questi anni nel condurre un gioco di squadra assumendo decisioni importanti, spesso coraggiose, nella gestione della Denominazione. Ma anche se i frutti ora si vedono e sembrerebbero darci ragione, molto lavoro resta da fare in un mercato così suscettibile di oscillazioni”.
Un processo virtuoso che vede il Consorzio Prosecco Doc impegnato nell’adozione di accorgimenti messi a disposizione dalla normativa vigente nel tentativo di creare un valore duraturo per le imprese del settore.
“Il primo provvedimento che ci accingiamo ad adottare - prosegue Zanette - riguarda la richiesta che formuleremo, con il supporto delle principali associazioni di categoria, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia in relazione al mantenimento delle limitazioni all’iscrizione dei vigneti allo schedario viticolo ai fini dell’idoneità alla rivendicazione della Doc Prosecco fino alla campagna viticola 2016-2017” e cioè non oltre i 20.000 ettari già autorizzati (16.500 al Veneto, 3.500 al Friuli Venezia Giulia). “Si tratta - precisa Zanette - di un provvedimento atteso che si rende necessario in coerenza con il provvedimento di stoccaggio adottato fin dalla campagna vendemmiale 2012, migliorato con la campagna 2013 e che sarà sottoposto all’approvazione della prossima Assemblea ordinaria dei Soci anche per la campagna 2014”.
A questo riguardo vale la pena evidenziare che le voci ricorrenti sull’imminenza di un provvedimento di destoccaggio si sono rivelate al momento infondate. E ad oggi, le previsioni sull’annata 2014 dicono che se non interverranno fattori climatici particolari, la prossima vendemmia rischia di risultare anticipata di circa 20 giorni sulla media stagionale. Se questa stima venisse confermata dai fatti, le produzioni di Prosecco Doc attualmente disponibili (vendemmia 2013) saranno in grado di assicurare la continuità con la prossima campagna viticola. Appare altrettanto evidente che, qualora si venissero a creare i presupposti, in ogni momento - da qui a fine giugno - sarà possibile intervenire, immettendo nel mercato parte del prodotto attualmente sottoposto a stoccaggio al fine di evitare eventuali tensioni rialziste sui prezzi.
“Non lo nascondiamo - ammette Zanette - si tratta di provvedimenti importanti e onerosi per il sistema produttivo, ma gli unici in grado di assicurare il mantenimento di valore alla nostra Denominazione in questa delicata fase di assestamento. E’ necessario compiere dei sacrifici oggi per favorire al Prosecco il futuro lungo e florido che lo attende e si merita. Ciò a evidente vantaggio di tutta la filiera. Concludo ribadendo con assoluta convinzione che queste azioni hanno il nobile scopo di garantire non solo un patrimonio del territorio che dà lavoro a migliaia di famiglie ma anche, e soprattutto, mirano a tutelare il consumatore finale che, in caso di una compromissione del valore della denominazione, rischierebbe di vedere abbattuti i livelli qualitativi raggiunti, vera ragione del successo della nostra denominazione nel mondo”.
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