02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Studio Cribis: il mondo del vino italiano è una galassia di 73.700 aziende, perlopiù di piccole dimensioni, concentrate al Sud e nel Nord Est, e se l’export è soprattutto per chi produce, i rischi maggiori se li prende il commercio

Il panorama della produzione enoica in Italia è fatto di 73.700 aziende, che possiamo dividere in quattro settori operativi ben distinti: viticoltura, produzione di vino, commercio all’ingrosso di vino e commercio al dettaglio di vino. Un mosaico complesso quello delle imprese italiane del vino, analizzato da Cribis, la società del gruppo Crif specializzata nella business information, da cui emerge, innanzitutto, che più di due terzi delle aziende vinicole è localizzata nelle macro aree Sud e Isole (38,1%) e Nord Est (30,9%), con il Nord Ovest (18,4%) e il Centro (12,6%) a spartirsi la quota rimanente. A livello regionale, il Veneto è la regione con la maggiore presenza di aziende vinicole (15,4%), seguita da Sicilia (12,7%), Puglia (12,1%) e Piemonte (11,6%). Per quanto riguarda il gruppo merceologico, invece, il mini settore della viticoltura fa la parte del leone, con l’84% di imprese vinicole attive, seguito dal commercio al dettaglio, col 7,2%, dal commercio all’ingrosso, col 5,9%, e dalla produzione di vino, col 2,9% (www.cribis.com).

Interessante anche la distribuzione delle aziende che si occupano maggiormente di import/export sul mercato del vino, con la maggior parte delle aziende export oriented che si concentra nella viticoltura e nella produzione di vino, con percentuali di aziende che si dedicano a queste attività pari rispettivamente al 43,8% e al 33,5%. Più ridotta la presenza di aziende esportatrici nel commercio all’ingrosso (18,8%) e minima nel commercio al dettaglio (3,9%). La stessa spaccatura fra settori economici distinti emerge anche dall’analisi dei dati sul livello di rischio d’impresa, che appare molto elevato nel commercio all’ingrosso, con il 70% delle imprese collocate nella classe di rischio medio-alto e il 14,9% nella classe di rischio alto, e nel commercio al dettaglio, con il 55,1% di rischio medio-alto e il 10,2% di rischio alto. Più contenuto, invece, il livello di rischio nel settore della produzione di vino, dove le imprese nella classe di rischio medio-alto sono il 41,3% e quelle nella classe di alto rischio sono il 13,9%, mentre la viticoltura si afferma come il settore più sicuro, con solo il 2,3% di rischio elevato e il 7,5% di rischio medio-alto.

In termini di anzianità delle aziende del mondo enoico, invece, ci troviamo di fronte ad un settore molto più giovane di quanto si potrebbe immaginare. La maggior parte delle imprese vinicole è nata nel decennio 2001-2010, con differenze sensibili fra i quattro settori. Se le imprese attive nella produzione di vino sono quelle più anziane, con il 19% fondate prima del 1970, il 13,5% prima del 1980 e il 14,1% prima del 1990, la situazione si ribalta nel settore del commercio all’ingrosso, con il 24,1% delle aziende fondato nel decennio 2001-2010, il 15,3% negli anni 2011-2013 e ben il 28,9% dal 2014 in poi, e nel commercio al dettaglio, con il 32,5% fondato nel decennio 2001-2010, il 17,3% negli anni 2011-2013 e il 23,5% dal 2014 in avanti. Le imprese operanti nella viticoltura sono mediamente più giovani di quelle attive nella produzione di vino ma leggermente più anziane di quelle del commercio, dal momento che sono state fondate nella maggior parte dei casi negli anni ’90 (21,8%) e ’00 (29,7%).

Infine, il peso delle "quote rosa", che seppur ancora distante dalla parità di genere è comunque qualche passo avanti rispetto a tanti altri settori. Il mercato vinicolo, infatti, presenta percentuali di “imprese rosa” (quelle aziende in cui il numero di soci ed esponenti donne attualmente in carica supera il 50% del totale) del 26,5%, non oltrepassando mai il 28% in nessuno dei quattro settori produttivi, contro una media italiana ferma al 22%. I settori più virtuosi da questo punto di vista sono la viticoltura, col 28% di risorse femminili in azienda, e il commercio al dettaglio, in cui quasi un lavoratore su quattro è donna (24,8%). Valori che scendono della metà negli altri due settori, il commercio all’ingrosso e la produzione di vino: qui le quote rose sono circa una su otto (rispettivamente il 12,5% e il 12,3%).

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli