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ECONOMIA DEL VINO

Tenuta San Guido top per redditività, Antinori (anche) per vigneti: i “n. 1” del vino italiano

Jermann e Biserno tra i leader per redditività. Riunite & Civ e Argea per fatturato. Così la giornalista Anna di Martino su “Corriere - Economia”

La Tenuta San Guido dei Marchesi Incisa della Rocchetta, “culla” del mito Sassicaia, si conferma ancora una volta la cantina n. 1 d’Italia per redditività, con un rapporto tra margine operativo lordo e fatturato del 62,2%, seguita a distanza, dalla griffe friulana Jermann, ora controllata dalla Marchesi Antinori, con il 54,5%, e poi ancora dalla stessa Antinori, con il 53,3%, in una “top 5” chiusa da Biserno (fondata da Lodovico Antinori, nel Bolgherese, e oggi in co-proprietà con i fratelli Piero e Ilaria Antinori, e guidata da Niccolò Marzichi Lenzi, figlio di Ilaria), con il 50,4%, ed ancora dalla Marchesi Frescobaldi, con il 39%. È una delle evidenze che emergono dalla consueta indagine sui fatturati 2024 delle cantine italiane della giornalista Anna Di Martino, pubblicata dalle pagine de “L’Economia” de “Il Corriere della Sera” (di cui avevamo riportato in Aprile 2025 le anticipazioni sulle aziende maggiori per fatturato, in una lista dominata dal colosso Cantine Riunite & Civ, con 676,6 milioni di euro nel 2024, di cui 428 imputabili alla controllata Gruppo Italiano Vini - Giv, seguita da Argea, con 464,2 milioni di euro, davanti ad un altro big, peraltro quotato in Borsa, come Italian Wine Brands, con 401,9 milioni di euro, ed ancora dal gigante cooperativo Caviro, con 385,2 milioni di euro di giro d’affari, e poi Marchesi Antinori, prima realtà privata del vino italiano, con 262,5 milioni di fatturato relativi al solo core business vino, ndr). A seguire, ancora, tra i leader per redditività, la griffe di Sardegna, Argiolas, con li 36,2% (e un balzo del +13% sul 2023), poi il gruppo Herita Marzotto Wine Estates dei fratelli Marzotto, al 32%, e ancora Cusumano con il 30,5%, la “new entry” ColleMassari (28,2%) ed il gruppo abruzzese Fantini creato da Valentino Sciotti, con il 26,6% (appena fuori dalla “top 10”, con una redditività di oltre il 20%, Feudi di San Gregorio con il 25%, Marchesi Mazzei con il 22%, e Donnafugata con li 20%).
Tra i big per proprietà dei vigneti (classifica da cui sono escluse le cooperative, così come quella della redditività, visto che il mondo cooperativo ha per suo obiettivo la redistribuzione del valore ai soci, ndr), domina Marchesi Antinori, con i suoi 3.350 ettari in produzione, comprese le proprietà all’estero, sottolinea Anna di Martino. Al secondo posto la Marchesi Frescobaldi, con 1.700 ettari, e poi il Gruppo Zonin 1821, con 1.450 ettari di vigne. Completare la “top 10” di categoria, poi, Banfi, realtà leader del territorio del Brunello di Montalcino, con 1.015 ettari, poi il gruppo Terra Moretti della famiglia Moretti guidato da Massimo Tuzzi, a 8.99 ettari in produzione tra Franciacorta, Sardegna e Toscana, e ancora Tommasi Family Estates con i suoi 800 ettari spalmati in sette regioni (l’ultima la Sicilia, con la cantina Ammura nel Parco Naturale dell’Etna), le Tenute del Leone Alato, polo vitivinicolo controllato da Leone Alato, holding agroalimentare del Gruppo Generali, con 629 ettari, e ancora Cusumano (534 ettari), Herita Marzotto Wines Estates (524) e Feudi di San Gregorio (510).
Due aspetti peculiari, quelli della redditività e dei vigneti di proprietà, che emergono dall’analisi dei bilanci delle 115 maggiori aziende vitivinicole d’Italia che, scrive la giornalista economica Anna Di Martino, “rappresentano la punta di diamante del comparto nazionale del vino e si confrontano con un mercato difficile che, anche nell’anno in corso, sta mettendo a dura prova vignaioli grandi e piccini. Il nucleo dei 115 big è sicuramente quello che ha le spalle più larghe e riesce a sostenere i risultati dell’intero settore nelle annate più dure, come il 2024. Si tratta di un campione significativo dell’industria nazionale del vino che rappresenta il 63% del giro d’affari totale, pari a 14,5 miliardi nel 2024, secondo stime dell’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (Uiv). Un peso specifico importante anche per l’export (65,2% del totale esportazioni) e per il mercato domestico, dove il campione si aggiudica il 60,2% del totale”. La classifica comprende 75 realtà private e 40 cooperative, che insieme hanno registrato un fatturato totale di 9,1 miliardi (più 1,1% sul 2023), un export di 5,3 miliardi (+1,8%) e 3,8 miliardi in Italia (+0,1%). “L’unione fa la forza mai come quest’anno, perché dietro i risultati finali di segno più, lungo la graduatoria si colgono molti segni meno davanti alla voce fatturato. Ciononostante il mercato resiste, come dimostra la presenza di ben 27 brand che hanno raggiunto e superato un giro d’affari di 100 milioni, entrando di diritto nel “club over 100 milioni” fotografato su “L’Economia n. 13 - Corriere della Sera”, si legge ancora nell’inchiesta, in cui si sottolineano comunque le grandi difficoltà del momento su tutti i mercati e in tutti i canali.
Tornando alla classifica, le cooperative pesano per il 42,7% sul giro d’affari complessivo, per il 34,7% sull’export, e per il 53,8% sul fatturato Italia. “È un mondo che continua a dare prova di grande vitalità, protagonista di operazioni importanti: se nel 2023 il club over 100 milioni ha visto l’ingresso del gruppo Collis Veneto Wine Group, nel 2024 è entrata nel salotto dei super big la Cantina Conegliano Vittorio Veneto Casarsa sposa della Viticoltori Friulani La Delizia: la nuova coop di primo grado è la più grande nell’area del Prosecco con un fatturato che sfiora 150 milioni”. Tra le new entry in classifica, segnala ancora Anna Di Martino, le Cantine PaoloLeo di San Donaci, che ha appena acquisito Candido, sempre nel territorio, e ColleMassari Estates, di proprietà della famiglia Tipa Bertarelli, con le cantine ColleMassari, Grattamacco, Poggio di Sotto e San Giorgio, operative nelle aree Montecucco, Bolgheri e Montalcino.

Focus - Le “Top 10” 2024 delle aziende vinicole italiane, per categoria, nella classifica della giornalista economica Anna di Martino per il “Corriere della Sera

I maggiori produttori privati nel 2024 per fatturato:
1 - Argea - 464,2 milioni di euro
2 - Italian Wine Brands - 401,9 milioni di euro
3 - Marchesi Antinori - 262 milioni di euro
4 - Herita Marzotto Wine Estates - 248,2 milioni di euro
5 - Fratelli Martini - 233 milioni di euro
6 - Gruppo Zonin 1821 - 209,3 milioni di euro
7 - Mack & Schuhle Italia - 205,6 milioni di euro di fatturato
8 - Mionetto - 180,9 milioni di euro di fatturato
9 - Tenute Piccini - 179 milioni di euro di fatturato
10 - Marchesi Frescobaldi - 165 milioni di euro di fatturato

Le maggiori cooperative nel 2024:
1 - Cantine Riunite & Civ - 676,6 milioni di euro di fatturato
2 - Gruppo Caviro - 385,2 milioni di euro di fatturato
3 - Cavit - 253,2 milioni di euro di fatturato
4 - La Marca Vini e Spumanti - 251 milioni di euro di fatturato
5 - Collis Veneto Wine Group - 219,3 milioni di euro di fatturato
6 - Gruppo Mezzacorona - 212,4 milioni di euro di fatturato
7 - Terre Cevico - 206,2 milioni di euro di fatturato
8 - Gruppo Vi.V.O. Cantine - 178,2 milioni di euro di fatturato
9 - Conegliano Vittorio Veneto - 149,8 milioni di euro di fatturato
10 - Cantine Ermes - 142,7 milioni di euro di fatturato

I leader di redditività nel 2024 (rapporto Ebitda/Fatturato, escluse le cooperative):
1 - Tenuta San Guido - 62,60%
2 - Jermann - 54,56%
3 - Marchesi Antinori - 53,26%
4 - Biserno - 50,46%
5 - Marchesi Frescobaldi - 38,97%
6 - Argiolas - 36,22%
7 - Herita Marzotto Wine Estates - 32,26%
8 - Cusumano - 30,56%
9 - Collemassari - 28,28%
10 - Fantini Group Vini - 26,65%

I privati con più ettari nel 2024:
1 - Marchesi Antinori - 3.350 ettari
2 - Marchesi Frescobaldi - 1.700 ettari
3 - Gruppo Zonin 1821 - 1.450 ettari
4 - Banfi - 1.015 ettari
5 - Terra Moretti Vino - 899 ettari
6 - Tommasi Family Estates - 800 ettari
7 - Le Tenute Leone Alato - 629 ettari
8 - Cusumano - 534 ettari
9 - Herita Marzotto Wine Estates - 524 ettari
10 - Feudi di San Gregorio - 510 ettari

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