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TERRACOTTA “REVOLUTION”: PRATICA ANTICA E ANCORA UTILIZZATA, ORA SI “RI-INNOVA” GRAZIE ALLA SPERIMENTAZIONE DELLA FORNACE ARTENOVA DI IMPRUNETA, TERRA CELEBRE PER LE SUE CREAZIONI. A WINENEWS LE PAROLE DELL’ENOLOGO FRANCESCO BARTOLETTI

Italia
Le anfore di Terracotta di Artenova in cantina

Pratica antica, quella dell’utilizzo della terracotta per la produzione del vino. C’è chi, come Josko Gravner in Friuli, per esempio, ne ha fatto un elemento fortemente identitario del proprio lavoro. Ma una pratica che ora si “ri-innova” a Impruneta (Firenze), celebre per le sue terrecotte decorative, grazie alla sperimentazione della fornace Artenova, che da un po’ di tempo si è messa a produrre giare e contenitori per la produzione di vino con la “terra della propria terra”, e che sta riscuotendo un grande successo in Italia e anche all’estero, guidando quello che si sta trasformando in un fenomeno di tendenza, seppur di nicchia. Tante le cantine, da Santadi in Sardegna a Castello dei Rampolla e nel Chianti Classico, da Tenuta Casadei a Fratelli Barba in Abruzzo, ma anche nel resto del mondo, dalla California all’Australia, che hanno riscoperto questa pratica con le anfore della fornace, che mescolano una pratica antica, ma anche l’innovazione e la “territorialità”, questa volta non del vino, ma del suo contenitore.

“La Terracotta di Impruneta è diversa da quella georgiana, per esempio, molto usata in Friuli - spiega a WineNews Francesco Bartoletti, enologo del Gruppo Matura, che ha seguito fin dall’inizio il progetto - non ha problemi di metalli pesanti, e con Artenova abbiamo fatto con successo questa sperimentazione con il vino, sia a contatto con la terra, che con le giare ricoperte da cera d’api o da resine di vetro. Che ovviamente danno risposte diverse, soprattutto in termini di gestione dell’ossigenazione che di cessione di sostanze, ma sempre positivi e interessanti. E inoltre garantisce, come materiale, un grande isolamento dagli sbalzi termici, e grande tenuta nel tempo. In più c’è da considerare che anche a livello di marketing e di impatto visivo, la giara di terracotta racconta comunque una storia che affascina e colpisce, e in questa fase dove i consumatori del mondo vogliono storie e identità non è un aspetto secondario”.
Ma l’innovazione non si ferma, e allo studio, confessa Bartoletti, ci sono anche contenitori in terracotta a forma di uovo per l’affinamento.
Intanto, il 22 giugno, alla fornace Artenova, si farà il punto della situazione con La Terracotta e il vino” una degustazione guidata di vini affinati nelle giare di terracotta di diverse cantine.
Ma non solo: Luigi Armanino, neolaureato, esporrà in sintesi la sua tesi sulla vinificazione comparativa dell’affinamento del Barbera d’Asti in botti di legno e in terracotta. Chiuderà la mattinata il pranzo in fornace con tutti gli invitati alla degustazione. “Faremo un confronto tra vini provenienti da uve diverse ma tutti lavorati e affinati nella terracotta e poi imbottigliati. Stiamo parlando infatti - spiega l’enologo Francesco Bartoletti - di vini già presenti sul mercato. Non ci saranno affinamenti misti, assaggeremo, cioè, prodotti esclusivamente elaborati in giare di terracotta”. Ma non solo vino, ci sarà anche la birra etrusca dell’azienda abruzzese “Birra del Borgo” con la degustazione di questa speciale birra fermentata in giare di terracotta che ripropone, sotto la guida esperta di un archeologo molecolare, il metodo di fare birra utilizzato 3000 anni fa.
Info: www.terracotta-artenova.com

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