Per fare grandi i territori del vino (e non solo), servono le imprese che ci investono, che ne indagano e ne valorizzano le potenzialità, e che li fanno conoscere al mondo. E così, forse, potrebbe essere anche per Seggiano, borgo di origine etrusca sulle pendici del Monte Amiata. Una terra in cui già si produce vino, da tempo, con cantine come Castello di Potentino (acquistato e restaurato nel 2000 dalla famiglia inglese Greene, la stessa del celebre scrittore Graham Greene, dopo la cessione di Castello di Montepò, in Maremma, a Jacopo Biondi Santi, ndr), e dove stanno investendo anche produttori di altri territori, a partire dalla non lontana Montalcino. E così, nel Comune di Seggiano, già famoso per uno dei parchi artistici più belli del mondo, il Giardino dell’artista romeno/francese Daniel Spoerri, dedicato alla Eat Art, di cui è fondatore, con opere scultoree di artisti di tutto il mondo, ora hanno investito due realtà di primissimo piano dalla vicina Montalcino, terra del Brunello. Ovvero Elisabetta Gnudi Angelini, tra le più importanti imprenditrici del vino italiano e della Toscana (alla guida di un Gruppo che mette insieme oltre 300 ettari di vigneto, con la cantina di Borgo Scopeto, nel Chianti Classico, La Doga delle Clavule nel Morellino di Scansano e le storiche tenute di Caparzo e Altesino nel territorio del Brunello a Montalcino), che ha rilevato una proprietà con 50 ettari di terreno, e la Eredi Fuligni, una delle cantine storiche di Montalcino, di proprietà della famiglia Fuligni e guidata insieme all’amministratore unico Daniela Perino. Due progetti diversi, ed indipendenti, che partono praticamente da zero, ma con la curiosa peculiarità di essere su terreni confinanti.
“È un progetto tutto da inventare - spiega, a WineNews, Elisabetta Gnudi Angelini - da tirare su quasi da zero, ed è anche una scommessa sul futuro, guardando anche al cambiamento climatico. È una proprietà di più di 40 ettari, di cui 35 sono vitabili, con altitudini che vanno da 500 a 730 metri. L’idea è venuta anche pensando all’Etna, di cui personalmente amo soprattutto i vini bianchi. In fondo, l’Amiata è il nostro vulcano, spento da un tempo relativamente recente, ed ha dei terreni fantastici. L’idea è quella di fare soprattutto un grande vino bianco, ma per ora nulla è definito, stiamo facendo delle prove, lavorando anche con agronomi che hanno esperienze in Alto Adige e Friuli. Proveremo come rispondo alle altezze più alte il Sauvignon Blanc, che a me piace tantissimo, ma anche il Riesling o un Pinot Nero da vinificare in bianco, perchè no. Mentre sui 550 metri pianteremo Sangiovese, che quando si parla di rossi per me è la varietà per eccellenza. Partiremo con 7-8 ettari, speriamo già in questo autunno, per arrivare a 10-15 ettari il prossimo anno, e poi vedremo. I primi vini forse arriveranno nel 2027, ma tutto è da valutare. Ma è un progetto in cui credo molto come in tutti quelli in cui ho investito, avremo risultati importanti”. E, ovviamente, si punterà anche sull’ospitalità di alto livello, che è uno degli asset del gruppo: “sicuramente anche questo è un obiettivo - conferma Elisabetta Gnudi Angelini - perchè questi territori sono bellissimi, e forse un’offerta turistica in linea con questa bellezza ancora non c’è. Ma ancora non abbiamo scelto neanche il nome dell’azienda. Che, però, inizierà per “e”, visto che il caso ha voluto che tutte le altre aziende che ho comprato, ad oggi, siano Altesino, Borgo Scopeto, Caparzo e Doga delle Clavule, ovvero a, b, c, d”.
Parte praticamente da zero, e dai primi scassi, anche il progetto di Eredi Fuligni, come spiega l’amministratore unico Daniela Perino: “abbiamo deciso di fare un investimento, in questo luogo che si chiama, Borgo Titena, che ha caratteristiche naturali affascinanti: grandissima luce, e altitudini tra 580 e 600 metri. Pianteremo del Sangiovese, almeno inizialmente, più o meno 6 ettari, per cercare una bellezza diversa delle espressioni di questo vitigno, rispetto a quelle di Montalcino. Non siamo arrivati qui per caso, consigliati dal responsabile dell’area agronomica Simone Bacconi, che proviene da queste zone e conosce bene il territorio. È un progetto che parte dalla bellezza del luogo, e dalla convinzione che, da posti così belli, si possano fare bellissimi vini”.
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