Attesa fiduciosa del nuovo, e voglia di "resistenza" ad oltranza, in difesa della tradizione: oscilla tra questi estremi l'atteggiamento dei produttori di vino del Friuli Venezia Giulia, in attesa della decisione del Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole sull'inserimento del sinonimo "Friulano" per il vitigno Tocai, rinviata al 3 luglio.
Nonostante alcune indiscrezioni che vorrebbero la commissione ministeriale orientata al "no", l'Amministrazione regionale ha dato indicazioni fiduciose, come riferisce Stefano Trinco, presidente di Federdoc Fvg: "l'assessore Enzo Marsilio - sottolinea - ci ha riferito che la Regione invierà della documentazione comprovante l'importanza del vitigno Tocai, e questo dovrebbe bastare per avere l'ok del comitato". Sul "dopo", invece, Trinco preferisce non sbilanciarsi, precisando che "ora siamo concentrati sul primo passo. Abbiamo concordato con la Direzione Regionale un percorso per la promozione, ma finché non ci sarà il primo passo non possiamo partire".
Sulle ragioni della bontà del passaggio alla nuova denominazione, il presidente di Federdoc sottolinea che "si tratta innanzitutto di salvaguardare i viticoltori, che altrimenti saranno i primi a rimetterci, e pensare a una via d' uscita in caso i ricorsi ancora pendenti in sede europea non abbiano esito favorevole".
Chi invece si schiera a favore del mantenimento "tout court" della storica denominazione è Luigi Soini, direttore della Cantina Produttori Cormons, produttrice anche de "il Vino della pace", ma che sul Tocai si mostra battagliero. "C'è un atteggiamento ambiguo - sostiene - da parte della Giunta regionale, in cui la Presidenza da una parte sostiene una causa nei confronti dell'Europa, chiedendo perché, tra 126 sinonimi di vitigni, abbia scelto di vietare proprio il nostro, mentre l'assessore dall'altro - aggiunge - chiede soldi per lanciare il nuovo nome".
Dicendosi pessimista sull'esito dell'istruttoria sul sinonimo Friulano, Soini ricorda che "oltre 2.800 aziende hanno scritto alla Giunta chiedendo di lottare per il mantenimento di Tocai. Un tale atteggiamento non coerente invece danneggia i produttori, e rischia di creare un grave precedente nei confronti di altri vitigni. Anche su questo si capisce quanto sia stata povera la nostra politica estera".
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