Non paghi di aver fatto propri i segreti delle cucine più rinomate al mondo (in primis, italiana e francese), i giapponesi ne stanno per combinare un'altra delle loro. Questa volta a essere "sotto tiro" è uno dei baluardi dell'agroalimentare mediterraneo, il vino, che, oltre a essere prodotto in buona quantità, sta iniziando a essere esportato in Usa e, addirittura in Europa, terra di Bacco, e chiaramente in Italia.
Sta facendo molto parlare di sé il "Bianco di Koshu", un vino prodotto nella prefettura centrale di Yamanashi: l'azienda che lo esporta in Occidente, la Grace Wines ha annunciato oggi che il volume per l'anno 2006 ha toccato le 25.000 bottiglie, contro le 2.000 del 2005, vendute in Europa e Stati Uniti.
Il vino in questione, un bianco corposo che si colloca in una fascia di mercato medio alta (4.000 yen, 26 euro), nacque alcuni anni fa con la consulenza dell'università francese di Bordeaux, che fornì consulenze ai viticoltori giapponesi sulla base delle proprietà delle uve e del territorio di origine. Dallo scorso anno è partita su base sperimentale l'esportazione in Occidente del prodotto, che ha conseguito ottimi risultati in termini di vendite e apprezzamento.
L'obiettivo dei produttori del Bianco di Koshu è "tallonare" il dilagante successo della cucina nipponica all'estero, che, dicono, "si apprezza meglio quando accompagnata dal vino giapponese piuttosto che da quello occidentale".
"Mentre il sake è l'abbinamento ideale per il cibo nipponico - afferma Katsunori Kaneko della Grace Wines - il vino è più facilmente fruibile da europei e americani: al ristorante giapponese, ne siamo certi, sceglieranno il nostro vino".
Nella terra del Sol Levante, dove fino a pochi decenni fa non esisteva alcuna tradizione in merito a produzione e consumo di vino, l'alba della viticoltura risale al 1874; un'eccezionale scarsità di riso, dal quale si ricava il famoso sake, fu l'occasione per cercare nel vino una forma alternativa di bevanda alcolica.
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