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TORNA IN VITA IL VINO DEI CELTI: IL 9 GIUGNO A RAPALLO VIAGGIO ALL’INSEGNA DELL’ARCHEOLOGIA ENOLOGICA CON LA RISCOPERTA DELLE ANTICHE TECNICHE IMPIEGATE DALLE POPOLAZIONI CELTO-LIGURI NELLA ZONA DELLA LOMELLINA IN PADANIA

Torna in vita il vino dei Celti: il 9 giugno a Rapallo, il vino prodotto secondo la tradizione delle popolazioni celto-liguri nel V-IV secolo a.C., attraverso la coltura della vite allevata secondo la tecnica dell’Arbustum Gallicum. A presentare l’antico vino, per una giornata all’insegna dell’archeologia enologica, sarà l’agronomo Luca Soriani (Overland, Luca Sormani , www.memoriedilomellina.it, www.overlanditalia.it), attraverso una degustazione nell’emporio di Rapallo ParlaComeMangi.
“Duemilaquattrocento anni fa i Levi, popolazioni celto-liguri che abitavano il territorio tra Ticino, Po e Sesia, produssero vino - si legge in una nota stampa - in abbondanza e di grande qualità, sviluppando una tecnica agronomica autonoma, derivata dai numerosi contatti con il vicino mondo etrusco”.
“Oggi questa tradizione - continua la nota stampa - è stata recuperata a Robbio Lomellina, nella Cascina Molino Miradolo, dove grazie ad un lavoro paziente e appassionato ha permesso di ricostruire un antico podere celtico riscoprendo i metodi con cui l’uomo ha forgiato nei secoli la zona di Lomellina in Padania. Il sistema di allevamento adottato è quello dell’Arbustum Gallicum, in base al quale da due a quattro viti sono fatte crescere lungo le branche principali di un acero. Insieme all’Arbustum Gallicum sono presenti anche viti allevate su supporto morto, secondo la tecnica delle caracatae. I vitigni impegati, Moradella e Vespolina, sono i più antichi di cui si abbia notizia nel territorio. Le uve, una volta raccolte, sono torchiate a legna e il prodotto viene conservato in botti grandi e travasato in speciali vasi in ceramica, detti “a trottola” per la loro forma, appositamente sviluppati dai Levi per la conservazione del vino, come dimostrano abbondanti ritrovamenti archeologici. La produzione annua, pari a 4-5 ettolitri, viene versata in vasi a trottola numerati in serie unica per ogni annata. Questi vasi vengono riprodotti artigianalmente uno a uno a partire dai modelli originali custoditi nei musei archeologici lomellini (specialmente Gambolò e Vigevano) e sono collocati in una scatola in legno di castagno riempita di paglia di triticum monococcum, il più antico frumento coltivato dall’uomo, anch’esso prodotto nel podere celtico ricostruito”.

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