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Tornano le polemiche tra le colline del Collio, al confine tra Friuli e Slovenia. Sul banco degli imputati uno spot di promozione turistica sloveno che usa la parola Collio al posto di quella slovena Brda: eresia o veicolo di pubblicità indiretta?

Tornano le polemiche nel Collio, area collinare particolarmente vocata per la produzione di vini bianchi, attraversata dal confine che divide Friuli, di qua, e Slovenia, di là, ed infatti, oltreconfine, il Collio cambia nome, diventando Brda. È proprio questo ad aver scatenato la polemica, di natura squisitamente linguistica: la Slovenia, infatti, ha deciso di usare la parola italiana Collio in uno spot di promozione turistica, forse, ipotizzano di qua dal confine, per cavalcare il nome più conosciuto in ambito internazionale, grazie alla grande affermazione del vino italiano. Per qualcuno è stata pura e grave eresia, per qualcun altro potrebbe invece essere veicolo di promozione anche per il territorio italiano. E così, nei giorni scorsi si è arrivati alla prima presa di posizione politica: il presidente del gruppo Area Popolare/Ncd in Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Colautti, ha presentato un’interrogazione chiedendo alla Giunta di Debora Serracchiani di prendere posizione e di assumere iniziative nei confronti della Slovenia. “Si tratta di difendere le denominazioni, come sancito dalle regole comunitarie - sostiene Colautti - affinché ogni Paese promuova il proprio territorio. In sloveno, come stabilito dagli accordi, la denominazione della loro zona collinare e del vino prodotto in quelle zone si chiama Brda. La promozione dei nostri vicini, oltre a violare degli accordi, può arrecare un danno economico e di immagine”. Di diverso avviso l’assessore regionale all’Agricoltura, Cristiano Shaurli: “non vedo come una promozione turistica internazionale che utilizzi quel marchio possa danneggiarci: la regione dello Champagne si indigna quando il suo nome viene utilizzato in francese in spot su scala globale?”.
Ma a incalzare è Confagricoltura, per voce del responsabile del settore vinicolo del Friuli Venezia Giulia, Roberto Felluga: “Collio non è più solo una denominazione geografica, ma un marchio vero e proprio. Ci sono voluti investimenti importanti, in termini economici e di dedizione verso la qualità per raggiungere gli obiettivi di una notorietà indiscussa. Perciò riteniamo non corretto l’utilizzo della denominazione da parte di altri”. Intanto, tra una polemica e l’altra, il Collio di qua e il Collio di là sembrano continuare ad andare d’accordo. Da tempo è in piedi un progetto comune per promuovere una tutela transfrontaliera della splendida area di confine da parte dell’Unesco. Che si chiami Collio, Brda o Cuei, il nome friulano del Collio.

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