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IL TREND

Toscana, nei primi 10 mesi 2024 meno vino sul mercato: -1,4% sullo stesso periodo 2023

La Regione “rossista” riflette nei numeri Avito (fascette e imbottigliamenti) le difficoltà dei vini rossi, e la scarsa vendemmia 2023
AVITO, CESARE CECCHI, CONSORZIO IGT TOSCANA, FASCETTE, FRANCESCO MAZZEI, IMBOTTIGLIATO, MERCATO, TOSCANA, VENDEMMIA 2023, VINI ROSSI, Italia
I vigneti della Toscana (ph: Consorzio Igt Toscana)

Di dati di mercato sul vino, tra consumi, export, vendite e così via, ce ne sono a centinaia, e da tante fonti diverse. Ma una di quelle che, pur non essendo uno specchio al 100% fedele di quello che succede nelle vendite finali delle bottiglie, è una buona cartina al tornasole di quanto esce dalle cantine per andare sul mercato, è quella del conteggio delle fascette di Stato, obbligatorie per i vini Docg, facoltative per Doc e Igt (a stabilirne l’uso è il disciplinare di ogni denominazione o indicazione geografica), che, di fatto, nella maggior parte dei casi le aziende, che le pagano, ritirano quando sono pronte all’abbigliaggio delle bottiglie (etichettatura e così via) da spedire sui mercati, a seguito degli ordini del trade. E, dai dati dei vini immessi sul mercato nei primi 10 mesi 2024 dalle principali denominazioni di Toscana, una Regione enoica tra le più importanti in assoluto per valore (1,1 miliardi di euro di export nel 2023, con una crescita del +3,5% nei primi 6 mesi 2024, secondo i dati Istat) e per blasone, ed a netta trazione rossista, si conferma il trend che vede i consumi di vino rosso un po’ in frenata, nel contesto generale. Se la maggioranza delle denominazioni più grandi ed esclusivamente (o quasi) rossiste, nei primi 10 mesi 2024, vedono variazioni negative, o nei migliori dei casi poco sopra la parità, sullo stesso periodo 2023, l’eccezione più evidente, con numeri in crescita in modo significativo, è la Maremma Toscana, grazie al boom del bianco Vermentino. Emerge dai dati Avito, l’associazione che riunisce i maggiori Consorzi del vino del Granducato (che specifica come per le denominazioni Bolgheri, Maremma, Montecucco e Orcia i valori si riferiscono all’imbottigliato, mentre per le altre denominazioni i valori si riferiscono ai contrassegni distribuiti, ndr). Il dato complessivo, parla di 1,54 milioni di ettolitri, con un calo del -1,4%. Una flessione dunque (da leggere anche alla luce di una vendemmia 2023 decisamente scarsa e di una 2022 non abbondante, che incide soprattutto sul dato dei vini che escono sul mercato nell’anno immediatamente successivo alla vendemmia, ndr), ma non un disastro, nel complesso, anche se i segni negativi sono più di quelli positivi.
L’Igt Toscana, che è la più grande e rivendicata indicazione geografica della Regione, capace di raccontare una varietà e una diversità come nessun altra denominazione regionale può fare (e che ha iniziato il suo iter per aprire anche alla tipologia spumante, come annunciato nei giorni scorsi dal Consorzio guidato da Cesare Cecchi), sostanzialmente tiene, con un -0,3% sui primi 10 mesi 2023, a 559.430 ettolitri. Segna il -1,6%, invece, il Chianti, Docg più grande della Regione, con 480.099 ettolitri, mentre cresce, al contrario, il Chianti Classico, territorio da anni tra i più performanti della Toscana, che fa +1,4%, a 197.506 ettolitri. Regge, con un +0,6%, appena poco sopra la parità, il Brunello di Montalcino, con 57.728 ettolitri, a cui però, nel territorio, fa da controcanto il netto -5,3% del Rosso di Montalcino, che si ferma a 22.777 ettolitri immessi sul mercato. Ed una dinamica simile si registra anche a Montepulciano, dove il Vino Nobile fa +0,1%, a 40.274 ettolitri, mentre il Rosso di Montepulciano fa -9,9%, a 14.798 ettolitri. Crolla a -27% (ma qui l’incidenza della vendemmia 2023 scarsa pesa moltissimo) la Vernaccia di San Gimignano, la “regina Bianca” del vino di Toscana, a 23.711 ettolitri, mentre contiene il calo in un -1,6% Bolgheri (che è il territorio che spunta valori medi a bottiglia più alti in assoluto, ndr), con 44.296 ettolitri. Male anche il Morellino di Scansano, che segna un netto -11,4%, per 41.686 ettolitri. E poi viene la Maremma Toscana che, come detto, è in netta controtendenza, con un +6,9% (49.410 ettolitri), legato al successo crescente del Vermentino, come spiega anche Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Vini Maremma Toscana, e anche della stessa Avito: “considerando i primi 10 mesi 2024 per l’andamento dell’imbottigliato, la Maremma Toscana è una delle poche denominazioni con segno positivo, con la prospettiva di chiudere il 2024 superando, per la prima volta, i 7 milioni di bottiglie. Con il Vermentino, che ci sta dando grandi soddisfazioni, abbiamo certamente ottenuto un miglioramento del valore del brand Doc Maremma Toscana, strada da perseguire anche con le altre tipologie di vino previste dal disciplinare; resta fermo l’obiettivo dei 10 milioni di bottiglie nel medio periodo, massa critica indispensabile per avere più visibilità sui mercati”.
In ogni caso, tra le denominazioni più piccole, per dimensioni, apprezzabile il +4,4% del Montecucco, piccola zona di confine tra la Maremma, Montalcino ed il Monte Amiata, a 5.073 ettolitri, mentre perde il -3,4% Pomino, a 3.570 ettolitri. Dimezza le quantità (anche qui soprattutto a causa delle ultime vendemmie), invece, il Val d’Arno di Sopra, che si ferma a 510 ettolitri (-45,3%), e cala bruscamente anche la denominazione dei vini Orcia (-26,5%, a 1.511 ettolitri).

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