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TRA EXPORT CHE CRESCE E TIMIDA RIPRESA DEL MERCATO INTERNO, TRA BIO, SALUTISMO E LOTTA ALLO SPRECO, CON GLI OCCHI RIVOLTI AI MERCATI DEL MONDO PER UN WINE & FOOD SEMPRE PIÙ SIMBOLO DELLA MIGLIORE ITALIA, ED IL PENSIERO AD EXPO: APRE CIBUS N. 17

Un mondo che è sempre più affamato di cibo italiano, e da un’Italia che, ancora alle prese con le ristrettezze economiche di tante famiglie, ma dove ci si aspetta almeno una piccola inversione di tendenza, vede proprio nel wine & food tricolore il simbolo più potente della migliore italianità: è da qui che riparte Cibus, fiera internazionale dell’alimentare made in Italy, a Parma dal 5 all’8 maggio (www.cibus.it).
Un export da coltivare e far crescere, dunque, ed un mercato interno dove cercare di invertire la rotta, puntando anche sulle tendenze di consumo che fanno furore in tutto il mondo, dal biologico al salutismo, passando dall’innovazione di prodotto, dalle monoporzioni per la lotta allo spreco, e così via, che saranno al centro della kermesse. Guardando, ovviamente, al grande appuntamento di Expo Milano 2015.
Ma partiamo dai numeri: se nel 2013 l’agroalimentare italiano ha raggiunto il record storico di 33,4 miliardi di euro (per due terzi realizzanti nell’Unione Europea, con il vino campione assoluto con oltre 5 miliardi in valore, ndr), con un sonoro +38% dal 2007, inizio della crisi, come ricorda Coldiretti, il 2014 si aperto con un confortante +4% nei primi due mesi dell’anno, sul 2013. E anche i consumi interni, che hanno visto gli acquisti di wine & food diminuire dell’8% nello stesso periodo, sembrano mostrare qualche piccolo segnale di crescita. Che conforta il clima di fiducia e rispetto che l’industria alimentare italiana ispira. Tanto che per 6 italiani su 10 (57%), secondo un’indagine di Doxa per Federalimentare, è il settore che rappresenta di più e meglio l’Italia nel mondo, molto di più della moda (27%), automobili (7%), calzature (7%) e mobili e design (3%).
Tuttavia, sottolinea Federalimentare, la crisi inizia a pesare sull’integrità del settore produttivo e continua ad erodere i consumi (-4% nel 2013), con 12.000 microimprese del settore food chiuse in dieci anni. “La percezione dell’industria alimentare come primo e vero simbolo del made in Italy - commenta Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare - certifica la vocazione alla qualità di un settore chiave dell’economia nazionale. Ma la crisi è arrivata a colpire anche noi. Il 2013, con il suo -4%, è stato l’anno peggiore per i consumi interni. Serve una politica attenta a sostenerne lo sviluppo, piuttosto che ad aggiungere tasse e burocrazia. Misure come il bonus di 80 euro in busta paga potrebbero aiutare a rilanciare il clima di fiducia e favorire un incremento dei consumi alimentari che, grazie a questo provvedimento, potrebbero ammontare al +0,5%". Ma in ogni caso, il verso sviluppo economico dell’agroalimentare italiano passa dall’estero: lo dicono non solo i fatturati, ma anche la propensione all’export delle aziende, che ormai esportano in un caso su due, e se per il 23,2% delle imprese dai mercati stranieri arriva il 30% dei ricavi, in alcuni casi si arriva anche all’80%. Come crescere ancora? All’estero, intanto, combattendo in primis la contraffazione propriamente detta, ma anche l’italian sounding, che hanno un mercato stimato in 60 miliardi di euro, il doppio di quello del vero made in Italy. E poi, in generale, puntando su una sempre maggiore qualità, sull’innovazione di prodotto, ma anche del packaging, e su mode che ormai sono diventate vere e proprie tendenze, come quella dei prodotti “bio”, o di quelli salutistici. Anche se il tema vero di un futuro non troppo lontano, ed in linea con quello di Expo Milano 2015 (“Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”), sarà quello della sostenibilità della filiera del cibo.
“Nei prossimi anni, secondo gli analisti, il settore food è quello che crescerà di più in valore, +8,2% a fine 2017. Ma in contesto sempre più orientato agli scambi e in un comparto che è molto interconnesso sono ancora troppi gli elementi di distorsione. Temi come l’alimentazione richiedono un pensiero di lungo periodo”, ha ricordato il vice ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, nell’apertura di Cibus, dove si è parlato anche del “Protocollo di Milano”, nel forum promosso dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition. “Con i paradossi di 1,3 miliardi di cibo sprecati ogni anno, 4 volte quanto necessario per nutrire 868 milioni di affamati nel mondo, e con un saldo ambientale in rosso, che vede bruciare oggi le risorse di un pianeta e mezzo e nel 2050 quello di tre pianeti Terra, la sostenibilità della produzione alimentare diventerà su scala globale il problema”, ha aggiunto Calenda. “Nei prossimi decenni - ha sottolineato il viceministro Calenda - ci sarà scarsità di risorse alimentari determinate da più fattori, dagli sprechi alle speculazioni finanziarie. Un disastro, un’emergenza per un Paese come il nostro che ha nella trasformazione agroalimentare uno dei suoi motori. Dal Barilla Center for Food and Nutrition arriva un buon strumento di apertura della discussione su un tema in cui l’Italia dovrà avere la leadership”. Secondo Calenda, il “Protocollo di Milano” ha in particolare il merito di cominciare a definire gli obiettivi strategici e poi di declinare azioni concrete, e ha anche una positiva partenza dalla società civile. “Un metodo da tenere da esempio per Expo 2015’’ ha concluso.

Focus - Il cibo made in Italy, il più richiesto nel mondo
La richiesta di cibo made in Italy da ogni angolo del pianeta sta rapidamente crescendo e la nostra produzione sta cercando di uscire dalla classificazione di prodotto di nicchia per divenire prodotto di largo consumo, arrivando sugli scaffali della grande distribuzione estera.
A questa domanda rispondono le 2.700 aziende alimentari italiane protagoniste a Cibus 2014 (la fiera internazionale dell’alimentare italiano, a Parma dal 5 all’8 maggio), dove arriveranno dei 65.000 operatori da 115 Paesi. I Paesi “Focus” della fiera saranno: Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux in Europa; Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia nel resto del mondo; un’attenzione particolare sarà riservata ai Paesi del mercato del Sud Est Asiatico.
Per conquistare i mercati esteri le aziende alimentari hanno messo a punto centinaia di nuovi prodotti che verranno presentati a Cibus per la prima volta. L’aumento esponenziale dei nuovi prodotti presentati a Cibus è un altro dato che testimonia dello sviluppo della fiera che è passata dai 2.100 espositori del 2010 ai 2.300 espositori del 2012, per arrivare poi ai 2.700 di quest’anno (Cibus è biennale).
Ad inaugurare Cibus n. 17 si aperta alla presenza del Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, mentre nella giornata del 6 sarà presente il Vice Ministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero. Il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, sarà presente a Cibus mercoledì 7 maggio, dove terrà una conferenza stampa sui temi più rilevanti del comparto agroalimentare e sulla partecipazione di 500 aziende alimentari ad Expo 2015, nel padiglione ad hoc “Federalimentare4Expo”, realizzato da Federalimentare con la consulenza tecnica ed organizzativa di Fiere di Parma.
Come sempre l’esposizione dei prodotti sarà affiancata da convegni, eventi, degustazioni e workshop. Si va dalla presentazione in dettaglio su struttura e funzionamento del padiglione “Federalimentare4Expo” di Federalimentare e Fiere di Parma a Expo 2015 alla Assemblea annuale dei soci di Federalimentare (l’associazione confindustriale che associa 6.500 aziende alimentari); dal convegno della Fondazione Barilla sul “Milan Protocol” al convegno di Assocarni sulle certificazioni Halal; dal convegno sulla “Internazionalizzazione del sistema alimentario nazionale” di Sfc Confindustria e Ice a “Etalian Bio, Destinazione Australia e Giappone” di Assocamerestero; dal convegno sulla grande distribuzione estera “Promuovere il Made in Italy” del Gruppo Food a “Quale futuro per la promozione delle vendite” di Nielsen e Università di Parma. Centinaia gli show cooking e le degustazioni negli stand, con tutti i grandi chef schierati a partire da Cracco, Oldani e Vissani, come pure tantissimi i testimonial Vip, dal campione di motociclismo Jorge Lorenzo alla squadra di ciclismo Neri, in partenza per il Giro d’Italia e via dicendo. Insieme a Cibus, ci sarà anche “Pianeta Nutrizione & Integrazione” n. 5, forum interdisciplinare sulla sana nutrizione con seminari di medici e società scientifiche ed una sezione espositiva di prodotti alimentari salutistici. Per finire, Cibus presenta un grande fuori salone, “Cibus Land”, con degustazioni, spettacoli ed eventi di ogni tipo nelle strade di Parma, oltre una grande lounge “After Cibus” riservata a visitatori ed espositori all’interno del palazzo del Governatore.

Focus - Per 6 italiani su 10 l’alimentare è il vero simbolo dell’Italia. Ricerca Doxa-Federalimentare
Nel cibo l’Italia vera. Meglio che nella moda, design e automobili. Per quasi 6 italiani su 10 l’industria alimentare è il settore che ci rappresenta di più al mondo. È la percezione fotografata dalla ricerca “Gli Italiani e l’alimentazione”, condotta da Doxa per Federalimentare su un campione di 1000 persone e presentata oggi al Cibus. In questa classifica sull’“italianità” l’alimentare (57%) “doppia” il settore della moda (27%) e distanzia l’automobilistico (7%), le calzature (7%) e il comparto dei mobili e del design (3%). L’immagine dell’industria alimentare è forte e la fiducia degli italiani, secondo lo studio, verso il settore resta alta per 7 italiani su 10. E cresce - passando dal 62% al 65% in dieci anni - la fiducia percepita verso i controlli fatti dalle aziende alimentari sui cibi, dato che nelle famiglie con bambini sotto i 14 anni arriva al 75%.

Focus - Barilla: “non dare valore all’agrobusiness sarebbe miope. Expo grande occasione irripetibile per il Sistema Italia”
“L’agroalimentare è uno dei pochi settori di eccellenza in Italia; siamo al fianco dei francesi e in molte voci li abbiamo superati. La cucina italiana poi è la più amata al mondo. Come imprenditori del food ce ne accorgiamo in tutte le situazioni, però come Paese nei decenni siamo stati lenti a percepire l’importanza del comparto che è un vero valore del nostro Paese. Sarebbe miope non dare valore all’agrobusiness”. Lo ha detto il presidente del Gruppo Barilla, Guido Barilla, che ha festeggiato anche i 10 anni di attività della Accademia Barilla. “Expo 2015 - ha aggiunto Barilla - è una grande occasione irripetibile per l’Italia e il Protocollo di Milano proposto dalla fondazione Bcfn da’ importanza a un settore dove l’Italia esprime eccellenze su scala globale, peraltro complementari e sempre più correlate ad altri fattori vincenti del Paese, a partire dalla cultura, turismo, design e moda”.

Focus - Le novità di scena a Cibus 2014
I nuovi prodotti per la cucina in casa
Per chi vuol mangiare bene, ma ha poco tempo per cucinare, ecco 7 piatti con ricette del noto chef Vissani, pronti in due minuti, e corredate di consigli per l’abbinamento del vino: una su tutte, la crespella toscana al cavolo nero con salsa alle banane e curry rosso (Gastronomia Toscana). Tanti i suggerimenti per chi si cimenta ai fornelli: dalla crema di aceto balsamico di Modena con salsa tabasco, da usare su carne e pesce (Fini) alle perle di aceto balsamico di Modena per la cucina (Mengazzoli); dai dadi da brodo declinati al pomodoro, peperoncino, spinaci, gamberetto (Fattoria Italia) al pesto genovese fresco con tartufo bianco (Tab GreenLine), dal pesto con broccoli, alla pugliese (Costaligure) alla salsa di pomodorini datterini, più dolce (Mutti). E per i gourmet una nuova confezione di cinque bocconcini di culatello più pratica da servire (Terre Ducali), il culatello cotto da cosce suine del suino pesante padano (Ibis Cremonini) ed il preparato di tartufi specifico per il sushi (Urbani Tartufi). E poi ancora, arriva il parmigiano da spalmare sul cucinato o semplicemente sul pane (Parmareggio) e le sfoglie sottili di formaggio stagionato in vaschetta, da usare su pasta, carpacci e insalate (Ferrari Formaggi). E per cucinare una pizza tradizionale a casa, ecco il Kit fai da te preparato dai Maestri piazzaioli che spiegano tutto, da come regolare il forno fino ad ogni singolo passaggio necessario per un buon risultato (Sapori Antichi). Novità per gli amanti della cucina anche tra i prodotti surgelati, come le fette di mozzarella già pronte (Alifood) ed il gorgonzola al tartufo (Selektia Italia). Nel dolciario vengono proposte le perle di caffè da usare sul gelato, ma anche in cucina (Taurocaf), e il kit per “sferificare” nel mondo del dessert: i liquidi vengono trasformati in sfere, attraverso prodotti naturali, la cui struttura, liquida all’interno, si presta alla preparazione di dessert e cocktail molecolari (Fabbri). E per un caffè diverso dall’espresso, arriva la macchinetta a capsule per fare il caffè americano (Segafredo Zanetti).
Nuovi prodotti salutistici
Si annuncia una rilevante presenza dei prodotti biologici tra gli stand di Cibus 2014: dalle uova fresche bio, da galline alimentate con cereali a filiera controllata (Alce Nero) alla pasta di riso bio, da coltivazioni con metodi sostenibili, senza glutine e con basso contenuto di sodio (Riso Viazzo); dai savoiardi bio (Lanaittu) alle piadine bio (Natural Food), dalla mousse di mele bio (Ad Chini) al burro al tartufo bio (Calugi), fino alle salse per contorni o aperitivi che non utilizzano l’olio (Ponti). Al di là del biologico, cresce anche l’offerta di prodotti salutistici: dal burro senza lattosio (Dalla Torre) alla robiola e il caprino senza lattosio (Latteria Montello); dalla bresaola a basso contenuto di sodio (Venus Paganoni) ai grissini fatti con farina di farro e cereali (Grissin Bon); dal chinotto senza zucchero e a zero calorie (Neri) al ragù bolognese rivisitato in chiave naturale con soia e verdure e il pesto con Tofu (Biffi), dalla pasta preparata con acque oligominerali, direttamente trasferite dalla sorgente (Dal Verde) agli spaghetti “turanici” realizzati con un grano antico trattato biologicamente, con poco glutine (Mancini). Nel campo dei dolci ecco un preparato per fare marmellate a casa senza zucchero, a base di dolcificante Stevida (Novarese Zuccheri), e poi il gelato al sorbetto pieno di frutta (Valsoia) o il semifreddo congelato di crema al croccante gluten free (La Donatella). Tra le bevande, viene proposto il succo di frutta con aggiunta di latte (Parmalat). Per la merendina dei bambini viene presentato un kit studiato dai nutrizionisti contenente uno snack di parmigiano, grissini e frullato (Parmareggio). Per gli appassionati di “super alimenti” con nutrienti essenziali concentrati: le barrette biologiche crude con frutta secca e noci; i cereali per la prima colazione a base di grano saraceno germogliato e frutta secca (Ambrosiae).
Altre novità
E naturalmente, al di là dei prodotti per la cucina fai da te e i prodotti salutistici, sono tante le novità in ogni comparto. Nel settore dei prodotti da forno, per esempio vedremo le focacce in monoporzione snack (Barilla) e nuove referenze di pan soffice, grissini, cracker e tarallini con grano duro tenero, kamut e saraceno (De Cecco). Nel comparto dell’olio, l’olio biologico in bag in box, la confezione con rubinetto che non si ossida da tempo utilizzata per il vino (Frantoio D’Orazio Picicco) e l’olio extra vergine in spray, che riduce gli sprechi (Limoni Sicilia), le vinaigrette all’aceto balsamico, arancia e lime, pomodori secchi e cipolla e scalogno (Monini), fino alla linea cosmetica completa realizzata con l’olio, quindi crema per mani, per il corpo, la schiuma per doccia e via dicendo (Monini). Tra i formaggi le vaschette di formaggio fresco spalmabile (Strakì Sterilgarda) con crema di latte e quello con fermenti lattici vivi e calcio (Galbani). E ancora: le zuppe di verdura in bicchiere, dalla vellutata di carote al passato di verdure (Euroverde), le panelle prefritte surgelate, a cottura rapida (Cgm), la camomilla a infusione diretta in acqua minerale (Rocchetta). E infine, a Cibus verrà presentata anche una nuova Dop: il formaggio Puzzone di Moena (Consorzio Trentino).

Focus - “Federalimentare 4 Expo”: l’industria alimentare italiana a Expo 2015: due padiglioni per raccontare storia, cultura e filiera del settore
Due padiglioni e circa 2.600 mq per raccontare l’agroindustria italiana ai visitatori di Expo 2015, in un viaggio interattivo per scoprirne i prodotti, i protagonisti, la ricchezza dei territori, i marchi e gli imprenditori che li hanno creati e sviluppati, rendendoli un riferimento per l’economia del Paese e ambasciatori dell’italian food nel mondo. Sono le caratteristiche di “Federalimentare 4Expo, progetto di edutainment che Federalimentare, la Federazione dell’industria alimentare italiana, con il suo partner operativo Fiere di Parma, ha presentato a Expo 2015 Spa. E che costituirà il principale canale di comunicazione per la divulgazione e valorizzazione dell’immagine dell’industria alimentare all’Expo Milano 2015.
Federalimentare 4Expo vivrà in 2 padiglioni polifunzionali di 1.300 mq ciascuno, sviluppati su 3 piani e collegati tra loro da una passarella di 8 metri di larghezza. Coinvolgerà circa 500 tra aziende, consorzi e organismi istituzionali del made in Italy alimentare e ospiterà nei suoi spazi istituzionali fino a 200 eventi nei 6 mesi della manifestazione. I padiglioni avranno un design interno e esterno armonizzato con quello del Padiglione Italia, di cui saranno lo “specchio industriale”, e si troveranno in una posizione strategica, nella “testa” del “pesce” e in prossimità dell’ingresso Est, dal quale passerà il 40% del pubblico ma la maggior parte degli operatori “professionali” che visiteranno Expo 2015.
Il progetto, che non prevede attività commerciali e di vendita, sarà un percorso interattivo per comprendere il valore delle filiere alimentari attraverso la galassia dei prodotti e delle aziende che hanno scritto la storia dell’Italia alimentare. Saranno nove i percorsi tematici di edutainment dedicati ai settori chiave dell’industria alimentare (latte, formaggi e derivati; conserve vegetali; condimenti; sfarinati, pasta e pizza; carni; ittico; bevande; dolci; spezie e coloniali). Nove viaggi esperienziali realizzati con scenografie “immersive” e proiezioni 3D, che le aziende renderanno concreti e tangibili grazie alle postazioni interattive (fino a 500) che sveleranno ai visitatori il loro patrimonio storico e culturale. Oltre all’area edutainment, Federalimentare 4Expo sarà anche il fulcro di eventi e relazioni istituzionali per il settore: le 2 terrazze - caratteristica unica nell’architettura dei Padiglioni di Expo 2015 - e la grande sala eventi polifunzionale da 1.500 posti, situata al piano terra del padiglione NE 10.
Spazi che, in 6 mesi, ospiteranno circa 200 tra iniziative di promozione e comunicazione organizzate dalle aziende aderenti a Federalimentare e i principali appuntamenti del settore (assemblee delle associazioni di categoria, convention aziendali convention aziendali dell’industria alimentare ...).
Secondo Filippo Ferrua Magliani, Presidente di Federalimentare, “L’agroindustria italiana riflette la ricchezza dei territori, dei prodotti e degli imprenditori che l’hanno creata e sviluppata. Processi e prodotti artigiani sono diventati industriali e hanno guidato lo sviluppo di un importante settore anch’esso leader nel mondo. Una ricchezza creativa e relazionale, che nasce da vicende industriali centenarie e vive nelle nuove generazioni di imprenditori e manager che alimentano lo sviluppo dell’Italian food nel mondo. Non esisterebbe made in Italy se alle spalle dei prodotti non ci fossero imprese che fanno della qualità una vera e propria ‘ossessione’: delle materie prime, dei processi, del confezionamento, dei prodotti. E attraverso questo progetto abbiamo la possibilità di raccontarlo”.
“Oggi possiamo finalmente svelare i dettagli di questo progetto non commerciale di valorizzazione per l’industria alimentare - dichiara Paolo Zanetti, Vice Presidente di Federalimentare con delega Expo. Siamo contenti che Expo 2015 Spa si sia reso conto della validità di un progetto che abbiamo concepito e sviluppato assieme a Fiere di Parma fin dal 2010, con l’intento di valorizzare la storia, la cultura e la filiera dell’agroindustria italiana, secondo settore del manifatturiero italiano e ambasciatore del made in Italy, con un export di 26,2 miliardi di euro. Con questo padiglione educativo, che ha avuto anche l’apprezzamento del Ministero delle Politiche Agricole, verranno dati spazio e visibilità a chi produce il cibo che finisce ogni giorno sulle nostre tavole e su quelle di tutto il mondo, in un percorso coerente con i temi di una manifestazione che ha messo al centro del dibattito l’alimentazione e la nutrizione.” Aggiunge Antonio Cellie, Ad di Fiere di Parma, partner operativo di Federalimentare: “La crescente fiducia nei confronti di Fiere di Parma da parte della business community dipende anche dall’approccio, scelto insieme a Federalimentare 12 mesi fa, rispetto alla grande opportunità di Expo. Secondo noi questo importante appuntamento deve essere anche un’occasione concreta di business per molte imprese italiane e quindi abbiamo immaginato e realizzato un modello di partecipazione per le aziende che sia rivolto anche ai professionisti della distribuzione e della ristorazione di tutto il mondo che si recheranno all’Esposizione Universale.
Nei sei mesi di Expo 2015, molti operatori chiave per il futuro del nostro agroalimentare verranno in Italia: all’interno dei padiglione Federalimentare4Expo la nostra industria alimentare potrà incontrarli per spiegare loro perché il nostro panorama produttivo è così meravigliosamente diversificato e perché, grazie a un tessuto di imprese e territori unico al mondo, i nostri prodotti sono ineguagliati per qualità e sicurezza.” Federalimentare 4expo potrà contare anche sul fondamentale contributo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che realizzerà un’analisi scientifica multidisciplinare per fotografare il sistema alimentare italiano e il suo ruolo nel panorama economico italiano. Così Lorenzo Ornaghi, Presidente dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: “I marchi del sistema alimentare italiano disegnano la fisionomia di una vera e propria élite creativa, generatrice di ricchezza sociale, economica e anche culturale. Particolare attenzione verrà dedicata alla costante cura che tali realtà hanno per la qualità dei prodotti, per la loro gestione, per le iniziative che promuovono e sponsorizzano sul territorio e che le rendono punti di riferimento affidabili per le comunità locali. Questo studio economicoaziendale, politologico e sociale vuole scoprire ragioni e condizioni che hanno favorito la nascita e il consolidamento di queste aziende, spesso basate su un’architettura familiare. E sottolinea la necessità di un pieno riconoscimento e di una legittimazione della leadership del settore alimentare all’interno del più ampio sistema economico-sociale italiano”.

Focus - Il Polli Cooking Lab: “la cucina della nonna ci salverà”
Cucina della Nonna altro che fast food e cibi etnici, gli italiani a tavola preferiscono i sapori di una volta e per salvare il Made in Italy un italiano su due manda in campo la nonna. Prodotti di qualità, ricette della tradizione e consapevolezza che da lei “si mangia meglio” sono per gli italiani i punti di forza della cucina della nonna. E tra i piatti preferiti trionfano lasagne, polpette e torte tradizionali, la parmigiana, le focacce, le frittelle e le cotolette. Emerge da uno studio, promosso dal Polli Cooking Lab, l’Osservatorio sulle tendenze alimentari, per Cibus, condotto su 1.200 Italiani tra i 20 e i 55 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il loro rapporto degli italiani con il cibo Made in Italy.
La cucina della nonna è la piu’ genuina, in quanto le nonne ricorrono a prodotti locali, usando al meglio ciò che la terra offre a chilometro zero - afferma il nutrizionista Andrea Strata - “le nonne da sempre utilizzano per la preparazione dei loro piatti prodotti freschi, controllati, realizzati in maniera artigianale e che seguono il volgere delle stagioni, senza ricorrere a conservanti e ad altri prodotti industriali. Una conservazione dei principi della tradizione culinaria italiana che ha una sua valenza, anche dal punto di vista salutistico”. Cosa si cerca oggi a tavola? Un italiano su tre cerca rigorosamente le ricette della tradizione mentre il 24% va alla ricerca di prodotti sani e di qualità. Solo il 17% dice che gradisce sperimentare e il 20% di volere pietanze ricercate ed elaborate. Ma quali sono i segreti della cucina della nonna? Per il 27% la passione e l’amore che la nonna mette nella preparazione dei piatti, per il 26% le sue ricette segrete mentre per il 23% l’utilizzo dei prodotti della terra, infine per il 19% l’esperienza acquisita in tanti anni. Insomma, la cucina della nonn e’ semplicemente unica, impareggiabile, saporita e salutare (ma anche “pesante”, per il 19%).
Nonostante i tempi e le abitudini non siano più quelle di una volta, nella ricerca viene fuori che ogni domenica, per il 35% almeno, si va a pranzo lì e non manca chi afferma di passare dalla nonna ogni volta che riesce a ricavarsi qualche ora di tempo a pranzo (11%). Infine, “potere” della nonna: riesce a far mangiare non solo le zuppe e i minestroni (32%) ma anche alcuni tipi di carni particolari (come agnello e coniglio).

Focus - Federalimentare: “l’export non riesce più a compensare il calo dei consumi interni. Ma il comparto tiene, anche se non mancano difficoltà. No a battaglie nazionaliste sulla materia prima 100% italiana, la nostra è un’industria di trasformazione”
“L’export del settore agroalimentare si conferma positivo (+5,8%) nel 2013, ma rallenta e apre piatto nel 2014. La dinamica di stagnazione dell’export complessivo del paese (-0,1%%) sembra aver contagiato l’alimentare, che ha variazioni dello 0,3% in apertura 2014”. Lo ha detto il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani (contraddicendo, in parte, l’analisi di Coldiretti su dati Istat, secondo cui l’export nei primi due mesi 2014 è cresciuto del 4% sul 2013, ndr) all’assemblea annuale in corso al Cibus.
“Le vendite sui mercati esteri non riescono più a tamponare l’emorragia dei consumi che segnano -4% del valore reale’’ ha commentato. Ma è sul fronte occupazionale che il settore alimentare paga alla crisi un prezzo significativo, ancor più simbolico per la sua storica anticiclicità. Rispetto a 10 anni fa, ha sottolineato il presidente nella sua relazione, il numero delle imprese alimentari è calato del 17,9%, mentre quello degli addetti (oggi superiore alle 385.000 unità) segna una riduzione del 13,6%. A chiudere sono state soprattutto le micro-imprese fino a 9 addetti, oggi 48.000 sulle 60.000 del 2001. Tiene, invece, la fascia propriamente "industriale" delle imprese alimentari, quella superiore ai 9 addetti, con oltre 6.800 imprese (erano 6.900 10 anni fa). Nonostante tutto, quindi, la spina dorsale del comparto è sostanzialmente integra rispetto ad altre realtà del manifatturiero. “E per questo a buon diritto l’alimentare può candidarsi a motore della crescita del Paese” ha aggiunto Ferrua Magliani. Che ha lanciato anche l’appello a “non mettere sabbia nel motore”, riferendosi ad iniziative di legge e campagne di comunicazione di alcune organizzazioni agricole su materie prime 100% italiane.
“È un concetto irrealistico e antistorico, oltre che contrario alle norme Ue sul “made in”. E sul territorio certi integralismi pretestuosi indeboliscono la filiera e fanno lievitare i costi di produzione con controlli che nulla aggiungono sulla sicurezza alimentare”. Per l’industria italiana di settore, che principalmente è di trasformazione, un esempio specifico e recente è quello che ha riguardato la proposta di elevare la percentuale di succo di frutta in alcune bevande.
“Tale obbligo - ha sottolineato il presidente di Federalimentare - avrebbe avuto il solo effetto di danneggiare gravemente le nostre imprese, che utilizzano più del doppio della percentuale di succo (12%) della media Ue (5% media Ue), impedendo loro di produrre e vendere in Italia bibite con una ricetta apprezzata da anni, senza motivazioni ascrivibili alla salute del consumatore. Un approccio nazionalistico del made in Italy rischia di creare seri problemi alle imprese italiane - ha concluso Ferrua - che già scontano strutturali gap di competitività rispetto ai concorrenti sul fronte del costo del lavoro e dell’energia, delle infrastrutture e della Gdo. Inoltre, continuare a tassare i consumi alimentari, con i recenti aumenti Iva e, purtroppo, i prossimi nuovi aumenti delle accise su birra e distillati, oltre a non produrre gettito per le casse dello Stato, sono misure che mettono a rischio le potenzialità del settore in termini di creazione di valore, occupazione e imprenditorialità”.

Focus - “Trasformare il made in Italy in ricchezza”: così il presidente della Commissione Agricoltura, Paolo De Castro
“L’agroalimentare è il settore che offre le maggiori opportunità di crescita in questo momento in Italia. Voglio complimentarmi con chi ha saputo riportare nel nostro Paese marchi di prestigio, in questo caso del settore olio, perché è fondamentale trasformare il patrimonio del Made in Italy in ricchezza”. Così il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro, nella giornata inaugurale di Cibus, in visita, tra gli altri, agli Oleifici Mataluni - Olio Dante Spa.
Gli Oleifici Mataluni nel 2009 hanno rilevato il brand Olio Dante dal gruppo spagnolo Sos-Cuetara, riportando dopo 24 anni in Italia la storica etichetta creata da Giacomo Costa a Genova nel 1854. “Si stima che fino al 2017 le esportazioni cresceranno del 7% ogni anno - ha aggiunto De Castro - e se questo si avverasse, il settore agroalimentare diventerebbe il secondo per fatturato dopo l’automobile. E’ un comparto che riceve grande attenzione dall’Europa, tanto che in questa legislatura è stata introdotta la norma ex officio che obbliga i Paesi a ritirare i prodotti dal mercato, nel caso di usurpazione del marchio. L’Europa offre opportunità concrete per le imprese”.
“E sul tema dell’italian sounding e della contraffazione alimentare, “la politica e la diplomazia - ha concluso De castro - devono fare la loro parte. Accanto alla qualità, deve esserci grande capacità organizzativa dei vari Paesi”.

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