Dai grandi classici, che non ci stancheremo mai di leggere e rileggere perché, le loro pagine, insegnamenti, articoli, sceneggiature, resoconti di viaggio ed appunti di degustazione, sul vino e il cibo, sui loro territori e sui loro produttori, non fanno che attualizzarsi ad ogni epoca, ai best-sellers di cui la letteratura wine & food è sempre più ricca, riuscendo con i suoi mille romanzi, saggi, gialli e storie d’avventura - e chi più ne ha ne metta - ad appassionare ancora di più le persone al mondo del cibo e del vino, fino alle ultime uscite che ci vengono segnalate ed inviate in redazione dagli stessi autori (spesso anche vignerons ed artigiani del gusto), dalle piccole e grandi case editrici, che ci hanno incuriosito in libreria o che abbiamo “scovato” nelle aste e dagli antiquari di libri antichi, e che trovano posto in una “biblioteca enogastronomica” intorno ai nostri pc, che è sempre più ricca. Sono titoli per tutti i lettori, oltre che per tutti i gusti, i volumi “sotto l’ombrellone” di WineNews, da sfogliare nel relax delle vacanze o, perché no, da mettere insieme ad una buona bottiglia di vino e i piatti della tradizione nel cestino da pic-nic del Ferragosto.
Tra i più grandi volumi di tutti i tempi della critica e della narrativa enogastronomica italiana, “Il ghiottone errante” di Paolo Monelli (Fratelli Treves, 1935) è un viaggio affascinante tra i prodotti, i piatti, gli osti, le cuoche, le tradizioni e i paesaggi cui appartengono cibi e vini del Belpaese, che inaugura la critica enogastronomica italiana; così come il “Catalogo dei vini d’Italia” di Luigi Veronelli (Mondadori 1983) è il punto di riferimento assoluto del mondo del vino italiano, dei vini e dei vigneti d’Italia, nella valorizzazione e nella diffusione del loro patrimonio, e nel porre le basi di come raccontarlo, promuoverlo e farne il punto di forza del nostro Paese, come ci ha insegnato il maestro del giornalismo engastronomico italiano; figure eccezionali nella storia della cultura del Novecento, come Mario Soldati, protagonista di “Vino al vino” (Mondadori, 1969, 1971 e 1976), il racconto dei suoi tre viaggi compiuti attraverso l’Italia alla ricerca dei vini genuini, alcuni famosi, altri noti, altri ancora no, lontano anni luce da una semplice guida enologica, in un libro che parla di paesaggi, di uomini, di case, ville e castelli, incontrati e amorevolmente scrutati in un itinerario alla ricerca di una civiltà autentica, legata alla terra e al clima, che ha nel vino uno dei suoi prodotti più sinceri, frutto dell’equilibrio tra natura e cultura.
La bellezza della letteratura enogastronomica sta anche in edizioni antiche e “chicche” come “Osteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri” di Hans Barth con la prefazione di Gabriele D’Annunzio (Firenze, Editore Le Monnier, 1921, tradotto da Giovanni Bistolfi). E come il nostro “Galateo”, opera monumentale di Giovanni Della Casa scritta in pieno Cinquecento, è il trattato per eccellenza sulle buone maniere a tavola, così la “La fisiologia del gusto” di Jean Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826) contiene le fondamenta della gastronomia moderna, con le sue riflessioni di natura scientifica e filosofica, la “Guida alla Grande Cucina” è un’opera fondamentale di Auguste Escoffier, il più noto tra gli chef francesi (1846-1935, oggi nell’edizione Giunti, con la traduzione di Laura Pollero, novembre 2020), cui si deve l’importanza del ruolo che la scienza avrebbe giocato nell’arte culinaria, arte che avrebbe dovuto sforzarsi di cercare sempre di più la semplicità e la genuinità degli ingredienti. Non a caso, la prefazione delle ultime edizioni è di Gualtiero Marchesi, il maestro della cucina italiana ed il più noto dei suoi chef, il cui volume “La cucina italiana. Il grande ricettario” (DeAgostini, 2015) è un altrettanto importante per seguire i suoi insegnamenti. Ma nello scambio tra Italia & Francia, si arriva fino ai giorni nostri e all’“Institute Paul Bocuse. La scuola dell’eccellenza culinaria” (Italian Gourmet, 2017), volume che accanto alle ricette del grande chef, è un vero e proprio trattato sull’arte della tavola.
Monumento gastronomico del mondo latino, tra i testi più antichi il “De re coquinaria”, compilato nel I secolo da Apicio, sopravvissuto al naufragio dell’Impero romano e arrivato fino a noi, raccoglie oltre 460 ricette, in parte provenienti anche da volumi che si occupavano di agricoltura, medicina e dietetica, oltre che gli usi e i costumi culinari dell’epoca. Per prepararle servono 8-9 ingredienti, e di questi vengono utilizzati come base 10, in ordine di frequenza: pepe, garum, olio, miele, levistico, aceto, vino, cumino, ruta, coriandolo. Ma, sopra tutti, tutte o quasi le famiglie italiane, hanno l’Artusi, “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, 790 ricette scritte nel 1891 da Pellegrino Artusi, il padre della nostra cucina, autore del primo ricettario nazionale, fonte di ispirazione per tantissimi chef del passato e del presente. Nel 1932, ne “La cucina futurista”, il provocatorio ricettario di Filippo Tommaso Marinetti e Fillìa per la prima volta, un movimento artistico ingloba anche la cucina nelle varie forme d’arte. Pubblicato per la prima volta nel 1950 (con 2 milioni di copie vendute), “Il Cucchiaio d’Argento” raccoglie più di 2.000 ricette per tutti i gusti da cucinare in famiglia e con gli amici, ma dove trovare anche gli abbinamenti con i vini, le indicazioni su come organizzare la cucina, le tecniche di cottura e i suggerimenti su come scegliere le materie prime.
Tra i volumi fondamentali, e più affascinanti, di oggi, “Il pranzo di Babette”, il famosissimo racconto scritto da Karen Blixen con lo pseudonimo di Isak Dinesen (Feltrinelli, 1962, nella raccolta di racconti “Capricci del destino”, in versione italiana con Einaudi di Paola Ojetti, curata da Anna Maria Segala, 1997). Ma anche “La cucina italiana. Storia di una cultura”, degli storici Alberto Capatti e Massimo Montanari (Laterza, 2005), che racconta l’Italia delle cento città e dei mille campanili che è anche l’Italia delle cento cucine e delle mille ricette, ma che compongono quella cucina italiana che tutto il mondo ci invidia. “Slow Food. Storia di un’utopia possibile” scritto dal fondatore della Chiocciola Carlo Petrini con il giornalista Gigi Padovani (Giunti-Slow Food Editore, 2017, con dentro anche un’importante testimonianza anche di WineNews, ndr), ripercorre, invece, le tappe e i protagonisti della lunga rivoluzione del cibo buono, pulito e giusto, e di una filosofia che puntando tutto sulle comunità e le economie locali, è attuale più che mai. Da “Il Sangue di Montalcino” (Einaudi, 2010) a “Roma Caput Vini”, scritto con Elisabetta Petrini e il contributo di Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo (Mondadori, 2011), passando per il “Il mistero del Barolo” (Utet, 2019) di Giovanni Negri sono invece tra i libri sul vino più venduti in Italia.
Tra i volumi usciti in tempo di pandemia, ricorda un capolavoro del passato (scritto da François Rabelais a metà Cinquecento), ma è un viaggio nel mondo del cibo e del vino attraverso racconti e riflessioni degli autori più diversi: “Pantagruel” a cura di Massimo Donà ed Elisabetta Sgarbi (La nave di Teseo, 2020), con i contribuiti di Marilisa Allegrini, Camilla Baresani, Antonio Capaldo, Alberto Capatti, Marina Cvetic, Oscar Farinetti, Luciano Ferraro, Lamberto Frescobaldi, Sergio Givone, Giancarlo Moretti Polegato, Alessio Planeta e Vittorio Sgarbi, per citarne solo alcuni. Chi è John Falco? Un esperto critico di vini. Il suo lavoro consiste nell’assaggiarli, redigere articoli su blog o riviste, scrivere libri, condurre degustazioni e perfino tenere conferenze. Il fondatore di Slow Food Carlo Petrini e Papa Francesco dialogano nel libro curato dallo stesso Petrini, “Terrafutura” (Giunti e Slow Food Editore, 2020). Dal Barolo al risotto alla milanese, storie di successi nati per caso, sono raccolte e raccontate dal patron di Eataly Oscar Farinetti in “Serendipity” (Slow Food Editore, 2020). Un libro di Maurizio Campiverdi ripercorre, invece, 120 anni di storia dell’alta cucina: è “Tre Stelle Michelin - Enciclopedia dell’alta ristorazione mondiale con la storia dei 286 ristoranti tristellati, dal 1933 al 2020” (Maretti Editore, 2020). Dall’attrazione verso cibi bizzarri alla corsa agli acquisti ai tempi del Covid, le stravaganze dell’uomo, onnivoro curioso sono raccontate in “A proposito del gusto”, il libro di Ernesto Di Renzo, antropologo dell’Università di Roma Tor Vergata (Cinquesensi Editore, 2020), un viaggio in 50 tappe nei modi di mangiare in Italia e nel mondo.
Vino, web ed enigmi, sono gli ingredienti di “John Falco. Nel profondo della rete, cyber thriller in salsa enoica scritto a quattro mani da Jordan Foresi, giornalista di Sky Tg24, e Oliviero Sorbini, autore televisivo, scrittore e sceneggiatore (Paesi Edizioni, 2020) che apre uno spaccato nella nuova frontiera dello spionaggio online costruito sugli spunti dell’ex analista della Cia Jack Caravelli. Nik è invece il giovane speaker radiofonico appassionato di vino che un giorno decide di scagliarsi contro la logica commerciale nella musica come tra i filari, protagonista di “Il collo della bottiglia: Storie di vite”, primo romanzo di Tinto (Nicola Prudente), storica voce di “Decanter” su RaiRadio2 (Amazon Kindle Direct Publishing, 2021). Una storia che intreccia Napoleone e Nesos, il vino che nasce dalle uve bagnate nel mare, prendendo le mosse dalle peripezie di Antonio Arrighi, vignaiolo dell’isola d’Elba da quattro generazioni, è quella de “I misteri di Porto Longone”, giallo storico di Roberto Bianchin e Luca Colferai (Antichi Editori Venezia, 2021). A ripercorrere una storia di vino fatta di pura passione, è “Pignolo. Cultivating the Invisible”, ultimo volume del blogger, giornalista, artista a e poeta Ben Little (thenativegrapes.com), uno studio sul campo condotto per cinque anni in Friuli Venezia Giulia, dal 1.000 a.C. a un lontano futuro, passando per l’oggi (auto-pubblicato, 2021). La cucina tradizionale, la “civiltà del gusto”, la gioia del convito e il vino secondo il pensiero del filosofo Tullio Gregory si leggono invece tra le pagine di “L’eros gastronomico. Elogio dell’identitaria cucina tradizionale contro l’anonima cucina creativa” a cura di Gianni Moriani (Editori Laterza, 2021), storico della cucina e del paesaggio agrario italiani, docente del Master in Filosofia del Cibo e del Vino dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Nei giardini d’Italia, tra il risotto di D’Annunzio al Vittoriale e i dolci della Reggia di Caserta, è il viaggio nella bontà del verde monumentale italiano possibile con “Le Ricette dei Grandi Giardini Italiani” di Judith Wade, fondatrice dell’Istituzione (Grandi Giardini Italiani Editore, 2021). Dopo averle vissute in prima persona, il giornalista “Luca Iaccarino racconta invece a gourmet e curiosi in “Appetiti. Storie di cibo e di passione” le sue avventure come fare il cameriere da Massimo Bottura o mangiare a 3.600 metri in Perù (Edt, 2021). Per collezionisti e gourmet, per la prima volta, è arrivata anche la “Storia della cucina italiana a fumetti”, firmata dall’Accademia Italiana della Cucina (Bolis Edizioni, 2021), dagli etruschi, i primi a cucinare la pasta, fino al dolce più recente e famoso al mondo: il tiramisù. E se sono tante e straordinarie le storie raccontate da Luca Clerici nel suo ultimo libro “Guadagnarsi il pane. Scrittori italiani e civiltà della tavola”, da Ungaretti a Pirandello (Luni Editore, 2021), che sia possibile filosofare con tutto, anche con il gusto e la gastronomia come esperienza estetica, lo sostiene Nicola Perullo, docente di Estetica all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nella seconda edizione ampliata arricchita e rielaborata del suo libro “L’Altro gusto. Per un’estetica dell’esperienza gustativa” (Edizioni Ets, 2021), mentre il vino letto in chiave filosofica è il protagonista di una nuova edizione aggiornata ed ampliata di “Epistenologia. Il Vino come filosofia” (Mimesis, 2021). Fabrizio Bellomo, scrittore, artista e fotografo, è infine l’autore della “Guida socio-gastronomica d’Italia” (Postmedia Books, 2021), un viaggio nelle epocali trasformazioni antropologiche del cibo dovute alla “messa a regime economico” delle nostre città, da Milano fino in Puglia, alla ricerca delle trattorie perdute in tempi in cui la vista domina su tutti i sensi anche nel vino.
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