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POLITICA INTERNAZIONALE

Tra le pieghe del caos inglese, scompare il congelamento delle imposte sugli alcolici

Da febbraio 2023 il settore pagherà 600 milioni di sterline in più alle casse dello Stato. Ma l’economia britannica è ancora in difficoltà
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La Premier inglese, Liz Truss

La Gran Bretagna, dal referendum popolare, che a giugno 2016 ha sancito l’addio all’Unione Europea, ad oggi, non ha ancora ritrovato la strada maestra. L’illusione di fare dell’Inghilterra, ed essenzialmente di Londra, una “Singapore on Thames”, definizione usata dal Cancelliere Philip Hammond nel 2017, e quindi una sorta di porto franco alle porte dell’Europa, è presto naufragata. Nel frattempo, la crisi energetica e l’inflazione hanno precipitato il Paese nell’incertezza, e le ricette per uscire dalla crisi della neo Premier Liz Truss sono state fragorosamente bocciate dalle istituzioni finanziarie internazionali. Un disastro, dal punto di vista politico, tanto che da più parti filtra la possibilità di tornare presto ad elezioni.
Nel frattempo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha cambiato guida, il Cancelliere dello Scacchiere è adesso Jeremy Hunt, che ha preso il posto di Kwasi Kwarteng e stamani ha presentato il piano economico a medio termine, con diverse novità su quello ipotizzato dal suo predecessore. E decisamente più “conservativo”, a partire dalla decisione di non congelare le nuove imposte sugli alcolici, che entreranno in vigore a febbraio 2023, e che permetteranno alle finanze pubbliche di risparmiare 600 milioni di sterline all’anno. O, come ha malignamente (ma non troppo) suggerito qualcuno sui social, di scaricare le spese sui consumatori ...

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