Lo stato dell’arte ma anche le prospettive di sviluppo di territorio in salute, quello della Valpolicella, guidato dalla crescita dell’Amarone nel mondo, con un fattura di 310 milioni di euro (+6% sul 2014), grazie soprattutto all’export, con 6 bottiglie su 10 che finiscono all’estero, ma anche la valorizzazione dei 222 chilometri di marogne - i muretti di pietra a secco che sostengono i vigneti in pendenza nel territorio - e che saranno teatro, in ottobre, del terzo incontro mondiale dell’International Terraced Landscapes (strizzando l’occhio alla candidatura Unesco) e non solo: sono gli atout principali di “Anteprima Amarone”, il 30 e 31 gennaio, a Verona, con oltre 70 cantine che aderiscono al Consorzio dei Vini della Valpolicella (1.800 le aziende agricole associate, che rappresentano più del 70% della produzione del territorio, 60 milioni di bottiglie. di cui 20 milioni di Valpolicella, 24 milioni di Ripasso, 4 milioni di Recioto e 12-13 milioni di Amarone, www.consorziovalpolicella.it), che presenteranno l’annata 2012 del vino più importante del territorio (in programma, oltre ad assaggi, il convegno moderato dal giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi che, con il presidente Christian Marchesini, si confronteranno sul lavoro del Consorzio, sulla presentazione tecnica dell’annata, a cura del dottor Diego Tommasi del Cra di Conegliano e sulle performance registrate nei mercati esteri dalla Denominazione, presentate da Denis Pantini di Nomisma - Wine Monitor, http://anteprimaamarone.it).
Una due giorni che sarà anche l’occasione per riflettere sul futuro del territorio, e su una politica di insieme, a livello vitivinicolo (per esempio, fissando 3-4 paletti entro i quali possano muoversi e convivere le diverse anime della denominazione, come ha ribadito nei giorni scorsi, a WineNews, Emilio Pedron, alla guida di “Bertani Domains” del gruppo farmaceutico Angelini che, in Valpolicella, ha la storica realtà dell’Amarone Bertani) ma non solo, come ha fatto Renzo Bighignoli, presidente della Cantina Valpolicella Negrar, una delle più importanti del territorio (230 soci e 700 ettari di vigneto), che ha invitato i sindaci e gli amministratori dei 5 comuni della “Valpolicella Classica” (Negrar, San Pietro in Cariano, Marano, Fumane e Sant’Ambrogio) a “gettare lo sguardo (e il cuore) oltre l’ostacolo ed a pensare alla gestione del territorio come fossero un unico ente territoriale, confrontandosi con il carattere internazionale che contraddistingue i migliori territori vitivinicoli al mondo, quale è la Valpolicella, che ha nell’Amarone della Valpolicella il vino simbolo a livello mondiale. E che avrebbe bisogno di una gestione del territorio e del paesaggio più coordinata, con regole condivise da tutte le amministrazioni comunali che la governano. Perchè quando vendiamo all’estero i nostri vini, noi produttori vendiamo il “brand Valpolicella”, non certo l’appartenenza a una singola vallata, che rimane un’importante peculiarità da raccontare ai consumatori per far apprezzare ancor più i nostri vini”. Con le amministrazioni che dovrebbero mediare e tra i vari portatori d’interesse: i viticoltori, gli ambientalisti, e gli enti istituzionali extraterritoriali che vengono di volta in volta coinvolti nella progettualità di un’area vitivinicola. “Per continuare a competere nello scenario mondiale - conclude Bighignoli - sarebbe importante per i produttori poter contare su una politica unica di gestione che abbia a cuore l’interesse del territorio nella sua interezza. Comprendiamo la difficoltà, ma è uno sforzo che una grande denominazione come la Valpolicella dovrebbe saper fare”.
Intanto, nell’attesa di sapere come sarà valutata l’annata 2012, “una delle migliori degli ultimi dieci anni” per Stefano Accordini, enologo della Cantina di Negrar, le “certezze” arrivano dalla ricerca scientifica, secondo cui “un bicchiere di Amarone della Valpolicella, grazie all’elevata presenza di antiossidanti naturali, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, aiuta a mantenerci giovani e favorisce il nostro benessere. Il grande rosso della Valpolicella - spiega il Consorzio - non è, quindi, solo puro piacere edonistico ma svela anche un animo salutista, grazie ad una importante presenza di resveratrolo, sostanza naturale presente nelle uve, soprattutto quelle a bacca rossa, in misura 3 volte superiore rispetto ad altri vini rossi (4,4 mg/l)”.
Già nel 2004 uno studio scientifico pubblicato sul Journal of Sensory Studies, dal titolo “Study on sensory & composition changes in Italian Amarone Valpolicella red wine during aging”, a cura di Ella Pagliarini e dei colleghi (Università di Milano), spiega il Consorzio, evidenziava questa proprietà presente nel vino Amarone della Valpolicella. Successivamente nel 2008, il tema veniva approfondito nella ricerca universitaria dal titolo: “Fattori viticoli e resveratrolo nell’uva e nel vino” di Luigi Bavaresco e dei colleghi (Università di Piacenza), confermando questo dato e scoprendone il segreto: la tradizione produttiva dell’Amarone della Valpolicella e l’appassimento delle sue cultivar autoctone: Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara.
“È importante che un brand come l’Amarone confermi il suo ruolo di alimento - sottolinea Olga Bussinello, direttore del Consorzio - e ricordiamoci che, nella storia millenaria del nostro Paese, questo prodotto è stato protagonista della nostra tavola con una funzione alimentare e nutritiva. Negli ultimi anni, invece, le sue proprietà salutistiche sono state messe in secondo piano a favore di un ruolo frivolo e modaiolo. Il vino non fa solo bene o solo male, ma il suo effetto dipende dalla dose e lo stato di salute di ogni individuo. Non è necessario rimarcare qui le conseguenze negative dell’abuso di questa bevanda, mentre è fondamentale ricordare i suoi effetti benefici a dosi moderate come suggerisce la dieta mediterranea che prevede due o tre bicchieri al giorno per l’uomo e un po’ meno per la donna”.
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