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SPUMANTI

Trento celebra le “bollicine talentuose” del Trentodoc, il primo metodo classico Doc italiano

Da Trentodoc Festival 2022 le riflessioni su un territorio in salute (che, nel 2021, ha fatturato 150 milioni di euro) e i migliori assaggi WineNews

Il Trentino ha moltissimo da dire sul mondo del vino, anche grazie dalle sue “bollicine di montagna” che - complice un mercato evidentemente “affamato” di spumanti da qualche anno ormai - hanno dimostrato di reggere una concorrenza significativa, costruendo negli anni un marchio - Trentodoc - credibile in termini di qualità, affidabilità e longevità, fondamentale in un momento storico di passaggio come quello vissuto dal vino del Trentino, che sta affrontando temi impegnativi come il ricambio generazionale, la rivoluzione della comunicazione digitale, la sostenibilità ambientale, il cambiamento climatico, l’innovazione tecnica e tecnologica, trovando risposte diverse, portate alla luce al “Trentodoc Festival 2022”, kermesse organizzata dall’Istituto Trentodoc e da Trentino Marketing, nei giorni scorsi, nel territorio delle bollicine di montagna.
Vignaioli e cooperative, istituti di ricerca avanzatissimi come la Fondazione Edmund Mach e la Fondazione Kessler, personalità forti e visionarie, sfaccettati microclimi custoditi dalle Dolomiti, un forte senso di appartenenza al territorio e un tessuto sociale profondamente cooperativo sono una forza caleidoscopica - anche d’attrito - che conduce una intera provincia a confrontarsi sulle sfide e incertezze che la società, i mercati, la politica pongono senza sosta. Non fa eccezione l’Istituto Trentodoc, che ha dimostrato come attori diversi con mercati diversi, possono lavorare in sinergia se hanno un obiettivo comune: promuovere un prodotto di qualità per renderlo riconoscibile.
“Le differenze fra realtà cooperative e private si superano se si superano le ideologie, se si affrontano i problemi pragmaticamente, accettando che convivano realtà diverse, che occupano spazi di mercato tra di loro diversi e complementari. Sulla spumantistica del Trentodoc - spiega Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto Trentodoc - si è creato un esempio per certi aspetti virtuoso. Nel consiglio convivono la grande maison di tradizione che ha aperto la breccia per tutti, il mondo cooperativo, piccoli e medi produttori, ma avendo allineato il tutto sull’obiettivo comune di valorizzare il Trentodoc, creando notorietà e reputazione, non è stato così impossibile allinearci. Il Festival Trentodoc arriva dopo un percorso di più di dieci anni, dove alcune diffidenze iniziali sono state superate dal tempo, grazie alla reciproca conoscenza e al successo. Non un punto di arrivo ma una tappa, che ci ha insegnato a togliere barriere ideologiche, conoscerci, confrontarci con rispetto e apertura, definire obiettivi chiari e condivisi da portare avanti con coerenza”.
Esperienza e competenza, patrimonio orografico e geologico, ricerca scientifica e tecnologica: il Trentodoc ha tutte le carte in regola per guardare al futuro con un certo ottimismo, nonostante il contesto economico e sociale preoccupante, forte di una solida reputazione di mercato e di una qualità crescente nel bicchiere. La Doc “Trento”, del resto, risale al 1993: è la prima in Italia riservata a un metodo classico, fra le prime al mondo. Da allora, la qualità del Trentodoc è affidata al disciplinare di produzione. La vendemmia di uve esclusivamente trentine è svolta manualmente e il “vino base” è affidato ad una lenta maturazione in bottiglia che varia da un minimo di 15 mesi per un Brut a 24 mesi per un Millesimato e ad un minimo di 36 per la Riserva, ma può arrivare ad oltre 10 anni di permanenza sui lieviti.
Oggi, sono 1.154 gli ettari vitati dedicati alla produzione del Trentodoc, divisi tra 4 i vitigni: Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Pinot Meunier. La zona delimitata per la produzione comprende 74 comuni viticoli della provincia di Trento, tra Valle dell’Adige, Val di Cembra, Vallagarina, Valle del Sarca, Valsugana e Valli Giudicarie. A livello meramente commerciale, le vendite del 2021 hanno superato i 12 milioni di bottiglie e il fatturato complessivo del settore ha raggiunto i 150 milioni di euro. A trainare il mercato è l’Italia, guidata dal Trentino stesso, ma anche nelle Regioni meridionali le bollicine di montagna sono sempre più diffuse, con una crescita sostenuta. L’estero conferma un peso sul fatturato assoluto per il 15%: Europa e Nord America sono le aree internazionali di maggior sviluppo.
“Nonostante le preoccupazioni contingenti, riusciamo ad essere razionalmente positivi: le aziende sempre più numerose nella produzione di Trentodoc - continua il presidente Enrico Zanoni - hanno solidità, hanno visione. Veniamo soprattutto da un mondo contadino, che sa che dopo un raccolto scarso può arrivare un buon raccolto, che ha pazienza, che lavora instancabilmente, che ragiona di lungo periodo”.

Una ricerca innovativa di qualche anno fa, svolto dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, insieme alla Fondazione Edmund Mach e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dal titolo “Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici” ha stabilito come la presenza di specifici composti aromatici del vino rendano riconoscibile e identitario uno spumante a partire dal territorio, non dal metodo. “Questo supporta la nostra carta d’identità “trentina”, orografia che ci pone in posizione privilegiata anche rispetto al cambiamento climatico. Noi crediamo che la tecnologia sia uno strumento a supporto della conoscenza ed esperienza delle persone, e a supporto della viticoltura sostenibile, rispettosa e di alta qualità. Non bisogna aver paura della ricerca, dell’innovazione, ma coniugare le diverse esperienze e i diversi aspetti della tradizione e dell’innovazione”, conclude Zanoni.
Ospiti dell’Enoteca Provinciale, a Palazzo Roccabruna, lo staff WineNews ha avuto modo di assaggiare le oltre 50 Riserve di bollicine Trentodoc
messe a disposizione da una ventina di aziende del territorio, che confermano come la bollicina italiana di alta qualità, mondo di cui il Trentodoc è parte fondamentale, non solo è stata destagionalizzata ed è realmente a tutto pasto per il suo essere leggera ed elegante, ma ha salito un nuovo ed importante gradino: se è vero che sono state le donne le prime ad averne sdoganato il consumo - e ne sono tuttora la più forti consumatrici - oggi è uno dei medium della nostra società contemporanea, perché è convivialità, incontro, facilità di abbinamento e di adattarsi a tutte le situazioni enogastronomiche e non solo.

Un approfondimento in 20 annate - dalla 2018 alla 1999 - che conferma la capacità di invecchiamento della tipologia trentina e che sono nei migliori assaggi, che verranno ulteriormente sviluppati nella prossima monografia dedicata, in uscita a Dicembre 2022 con I Quaderni di WineNews:
Fondazione Mach, Trentodoc Brut Mach Riserva del Fondatore 2018
Accoglie subito speziato e burroso svelando solo in seguito le note erbacee e fruttate, a dar equilibrio aromatico e gustativo ad un sorso finemente cremoso e sapido
Dolomis, Trentodoc Brut Nature Dolomis Riserva 2017
Fine e floreale, ha carattere iodato e un sorso deciso, sia erbaceo che minerale, con una chiusura gentile di nuovo sui fiori bianchi e sulla lavanda
Francesco Spagnolli, Trentodoc Extra Brut Blanc de Noirs Disìo Riserva 2016
Profumi intensi di frutta tropicale, ostriche, caramella d’orzo anticipano una bocca cremosa e molto sapida, che chiude con un dolce sapore di caramella alla more
Tenuta San Leonardo, Trentodoc Extra Brut Blanc de Blanc M. G. Gonzaga Riserva 2015
Pesca, violetta e mentuccia: un naso finissimo, come la bollicina in bocca; sorso ben bilanciato fra dolcezza, sapidità e freschezza, lascia sapore di erba fresca, camomilla e violetta
Tonini, Trentodoc Brut Nature Le Grill Riserva 2014
Gioca molto sui toni minerali e iodati prima di svelare la dolcezza della frutta tropicale; sorso asciutto che allenta con grazia nel finale floreale
Maso Poli, Trentodoc Brut Riserva 2014
Il gesso è il leitmotiv di questo spumante sottile e floreale, dalla dolce cremosità fine e dal finale erbaceo e ammandorlato
Altemasi, Trentodoc Brut Graal Riserva 2012
Spumante largo e accogliente, decisamente giallo nel bicchiere e burroso in bocca, ha un’anima vegetale che dà spina dorsale al sorso speziato, caramellato e cremoso
Cantine Monfort, Trentodoc Brut Riserva 2012
Intensamente profumato di mora, cipria, melone e ginestra, con una lieve speziatura al sorso, e una decisa sapidità ad accompagnare il finale fruttato di bacche rosse di bosco
Rotari, Trentodoc Brut Flavio Riserva 2011
profuma di lievito, di nocciola e di mela matura, con leggeri rimandi a toni affumicati e speziati. In bocca, il sorso è pieno e ampio, fragrante e avvolgente nel finale ricco, con rimandi agrumati
Abate Nero, Trentodoc Brut Cuvée dell’Abate Riserva 2010
Pietra focaia, burro, spezie, frutta tropicale e una piacevolissima punta agrumata a serrare le fila di un sorso largo, in cui tendono a prendere sopravvento le note terziarie e morbide
Letrari, Trentodoc Brut Riserva del Fondatore 976 2010
Molto deciso di mango e papaja, canfora e mallo di noce, si diffonde cremoso, sorridente e pacifico, tornando sugli aromi di frutta secca nel lungo finale sapido
Endrizzi, Trentodoc Dosaggio Zero Masetto Privée Riserva 2010
Profumi e sorso chiari nonostante l’età: biancospino e acacia, ananas e melone, è finemente cremoso in bocca, con un lungo sviluppo minerale e ammandorlato e un finale di mora e vaniglia
Cesarini Sforza, Trentodoc Extra Brut 1673 Riserva 2009
Sa di caramello, iodio, pietra focaia, mallo di noce, frutta tropicale e calendula; in bocca il sorso è morbido e ampio, dalla sapidità minerale e dai lunghi ritorni tropicali, burrosi e speziati
Bellaveder, Trentodoc Brut Nature Riserva 2006
Lo scheletro minerale che caratterizza la cantina, qui si arricchisce di fiori e frutta a polpa gialla e note burrose, restando molto sapido e piacevolmente amaricante nel finale
Maso Martis, Trentodoc Brut Madame Martis Riserva 2003
Inizialmente riservato si concede gradualmente, mostrando grande equilibrio: erba di campo, mandorla amara, iodio, si addolcisce sulla mora, la frutta tropicale e il biancospino. Il sorso molto dolce e cremoso trova sponda nella mandorla amara che caratterizza tutto il sorso
Ferrari, Trentodoc Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1999
Solare, profuma di fiori e frutta a polpa bianca, crema chantilly, accompagnati da accenni di pietra focaia e mentuccia; il sorso è cremosissimo, spiccatamente dolce, ma recupera con una viva sapidità minerale. Instancabilmente persistente, lascia la bocca dolce di melone

Focus: Dimenticati in cantina, quando il Trentodoc ha molti anni sulle spalle: promossi
Ma come si comporta un Trentodoc lasciato, anzi dimenticato, in cantina? Al termine della degustazione - che ha riunito a Palazzo Ocse Gabriele Gorelli, Master of Wine, con Stefano Berzi, Valentino Tesi, Simone Loguercio, Roberto Anesi, Maurizio Dante Filippi (rispettivamente Migliori Sommelier d’Italia Associazione Italiana Sommelier 2021, 2019, 2018, 2017 e 2016) - il giudizio è unanime: si comporta benissimo e potrà farsi trovare pronto per chi volesse stapparlo ancora più in là. In degustazione, una selezione di annate dal 2007 al 2012 delle etichette Altemasi Graal, Piancastello Endrizzi, Quore Letrari, Methius Riserva, Madame Martis e Cesarini Sforza Aquila Reale, la cui lettura finale della prova è stata affidata al Master of Wine Gabriele Gorelli. “In questa edizione del Festival abbiamo sviluppato tanti concetti, abbiamo verificato la possibilità di degustare Trentodoc in tutte le occasioni e oggi sonderemo la capacità di evoluzione. Abbiamo fatto il punto su questi vini che hanno qualche anno sulle spalle, minimo dieci, tanto tempo di permanenza sui lieviti e sono stati in un ambiente particolarmente protettivo per lungo tempo”. Gorelli prosegue nella sua spiegazione: “la teoria vuole che si aspetti lo stesso tempo che è passato dal tiraggio alla sboccatura, da questa alla degustazione. In pratica se questi Trentodoc sono stati 60 mesi sui lieviti, dalla sboccatura in poi passano altri cinque anni per poterne godere appieno. E oggi abbiamo testato come metodo di produzione e territorio facciano la differenza”.

Focus - Trentodoc Festival: il bilancio
Appena concluso il Trentodoc Festival n. 1: tre giorni di eventi diffusi a Trento e nelle cantine produttrici di spumante trentino organizzata dall’Istituto Trentodoc e Trentino Marketing, con la collaborazione del Corriere della Sera e dell’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Trento. Un successo inaspettato per gli organizzatori, sorpresi dalle 4.000 presenze arrivate in Trentino da tutta Italia, per ascoltare approfondimenti tecnici, eno-gastronomici e artistici, per visitare gli eventi allestiti dalle cantine aperte per l’occasione, e per capire qualcosa in più dai protagonisti del settore in termini di enoturismo, abbinamenti, ricambio generazionale, comunicazione, qualità e longevità enologica, sostenibilità e futuro del settore vitivinicolo. Un successo inaspettato, perché evidentemente non si era realmente percepita la voglia degli appassionati di tornare a vivere in presenza con una manifestazione strutturata e approfondita dedicata al vino di Trento, mancante dai tempi della scenografica Mostra dei Vini del Trentino (che si era svolta fino al 2010 nel prestigioso Teatro Sociale di Trento, insieme al Palazzo Roccabruna, una volta istituita l’Enoteca Provinciale nel 2007) per poi passare al Castello del Buonconsiglio, perdendo purtroppo via via di forza e convinta partecipazione degli attori privati ed istituzionali nel decennio successivo. “Siamo più che soddisfatti dei risultati del Festival Trentodoc n. 1. Ci supportano in questo l’importante affluenza a tutti gli eventi e i positivi commenti raccolti da chi ha partecipato e l’importante presenza di turisti venuti in città appositamente per l’evento. Ci ha fatto particolarmente piacere - commenta Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto Trentodoc - la partecipazione alle varie degustazioni e agli eventi organizzati dalle cantine associate, a dimostrazione del grande interesse verso i nostri prodotti e le diverse realtà produttive. Da sottolineare, inoltre, che questa prima edizione ha dimostrato come la collaborazione tra diversi enti impegnati, a diverso titolo, nella promozione territoriale, non possa che dare buoni frutti”.

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