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“Trentodoc: Bollicine sulla Città” - Qualità, sostenibilità, ricerca scientifica applicata e buone pratiche sono le stelle polari della viticoltura trentina di domani: è il messaggio che arriva dal convegno sulla viticoltura di montagna

Italia
Il paesaggio viticolo del Trentino

10.200 ettari di vigneto coltivati da 7.600 viticoltori, con una produzione che raggiunge 1,3 milioni di quintali annui, pari all’1,3% della produzione viticola nazionale. Ecco, in poche ma significative cifre, il Trentino enoico, una gemma indiscussa nei “gioielli della corona” dell’Italia del vino. Una realtà che però, per quanto prestigiosa, è fatta di numeri tutto sommato piccoli se inseriti nel contesto dell’enologia italiana, e di conseguenza deve essere esaminata, e affrontata, nelle sue specificità, come emerso nel convegno “Sostenibilità e Produzione Integrata: Prospettive per la Viticoltura di Montagna”, promosso dal Consorzio di Tutela dei Vini del Trentino, per “Trentodoc: Bollicine sulla Città” (www.vinideltrentino.com).
“Per rendersi riconoscibili, è necessario puntare sulla qualità”, ha innanzitutto premesso Maurizio Bottura della Fondazione Mach, per poi ricordare anche che oggi il concetto di qualità è estremamente poliedrico, e non può non tenere in considerazione quello di sostenibilità. “Anzi - ha proseguito Bottura - la sostenibilità è un prerequisito per poter stare sul mercato”. Ed anche se non esiste una definizione univoca di “sostenibilità”, può essere sinteticamente definita come quell’insieme di pratiche che attingono alle risorse dell’ambiente facendo attenzione a non comprometterne la godibilità per le generazioni future. Ma che cosa sta facendo la viticoltura trentina in questo ambito? Bottura ha evidenziato l’impegno profuso fin dagli anni ‘90 nel campo della riduzione degli impatti ambientali, tramite protocolli di autodisciplina delle tecniche colturali per limitare l’uso dei fitofarmaci e ad applicare sistemi di controllo miranti a garantire la sicurezza del prodotto finale e la tutela della salute degli operatori. Col risultato che ad oggi i due sistemi produttivi prevalenti nella viticoltura trentina sono quello della produzione integrata e quello della produzione biologica: mentre nel 1992 erano solo 12, oggi gli ettari a produzione biologica, effettivamente certificati in Trentino, sono 850. “Tuttavia - ha ricordato Bottura - non sarà mai possibile arrivare al trattamento-zero, perché non esistono al momento procedimenti agricoli risolutivi nella lotta contro funghi e microrganismi che infestano gli impianti”.
A seguire l’intervento di Bottura, e in rappresentanza di Equalitas - società nata dalla volontà di produttori ed istituzioni del settore vitivinicolo nazionale allo scopo di misurare e certificare l’impegno per la sostenibilità del comparto - Maria Chiara Ferrarese ha poi richiamato un’altra faccia del concetto di qualità per come dev’essere inteso dal mondo del vino tricolore, ovvero i requisiti sociali, ambientali ed economici di un sistema agricolo sostenibile. Quindi non solo aspetti colturali, ma anche processi di organizzazione aziendale che non possono prescindere dall’adozione di buone pratiche di gestione, dalla trasparenza di bilancio, dalla coerenza fra comunicazione, attività ed investimenti.

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