“Tutti i vini che prendono il proprio nome dal vitigno, come Lambrusco, Vermentino, in parte anche il Sangiovese, rischiano di essere tolti dalla lista dei vini protetti nell’Ue, perché la Commissione europea vorrebbe sostanzialmente liberalizzarli”. Parola di Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo Socialisti e Democratici della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento Europeo, secondo cui l’Esecutivo Ue sostiene che una cosa é proteggere un nome con un riferimento geografico (ad esempio, per il Prosecco, c’é il comune di Prosecco), altra, più difficile, farlo quando non c’è un riferimento geografico, ma solo il nome del vitigno. Ciò che si chiede Bruxelles, sostanzialmente, è: “come faccio ad autorizzare uno Stato membro che impianta quelle varietà a chiamare il vino con quel nome?”. Un approccio che non va giù a De Castro, che assicura: “noi stiamo facendo di tutto per bloccare questo approccio, ma non tutti la pensano come noi tra i Paesi produttori di vino europei”.
Ma a Bruxelles, dove è arrivata una nutrita delegazione dell’Uiv - Unione italiani vini, guidata dal presidente Domenico Zonin, si è parlato anche di etichettatura e aperture di mercato, snodi importantissimi per il futuro del settore enoico italiano, sempre più orientato verso l’export, affrontati dal presidente dell’Intergruppo Vino del Parlamento Europeo, Herbert Dormann, che ha esortato il settore a presentare a Bruxelles una proprio proposta sull’etichettatura, temendo che quella che verrà presentata dall’Esecutivo Ue possa rivelarsi “peggiorativa rispetto a quanto é in vigore oggi”. Sulle aperture di mercato e la concorrenza, invece, Dormann é “preoccupato per gli accordi bilaterali in cui vengono aboliti i dazi sui vini a scapito dei prodotti Ue. È il caso dei vini australiani e cileni, che possono entrare in Cina a dazio zero”. Quanto alla protezione delle denominazioni e ai rischi che corrono i vini il cui nome é legato al solo vitigno, Dormann sostiene che “anche in Italia bisogna capire che posizione assumere. Però - avverte - dobbiamo essere coscienti del fatto che il nome del vitigno di per sé non é tutelabile in quanto non si può vietare a qualcuno nell’Ue di coltivare Lambrusco. Noi dobbiamo puntare sulla protezione delle denominazioni geografiche tutelabili”. Sul fatto poi che nel recente accordo di libero scambio tra gli Usa e i grandi Paesi del Pacifico, come il Giappone, non sia presente la protezione di denominazioni geografiche, Dormann ammette: “questo non ci piace ma era prevedibile. Gli Usa sanno però che, se vogliono fare un accordo con l’Ue non dovranno scendere al di sotto di quanto già concordato con il Canada”.
Focus - Le parole del presidente Uiv Domenico Zonin
“Il settore del vino italiano é abbastanza in salute grazie alle esportazioni che hanno rappresentato la nostra ancora di salvezza negli ultimi anni”. Così Domenico Zonin, presidente dell’Uiv - Unione italiana vini (Uiv), che a Bruxelles, insieme ad una delegazioni di produttori, ha incontrato i collaboratori del commissario Ue all’agricoltura Phil Hogan ed europarlamentari italiani. Zonin ha voluto sottolineare che la misura a cui i produttori italiani tengono di più riguarda “il finanziamento per la promozione dei vini verso i Paesi terzi in quanto é l’intervento che ha funzionato di più e che ha aiutato maggiormente le aziende a crescere”. In particolare, ha spiegato, “i fondi destinati a sostenere i marchi privati, che vengono spesi meglio rispetto a quelli per i marchi collettivi, perché l’azienda deve versare il 50% del finanziamento ed é quindi attenta all’efficacia della misura”.
Il presidente dell’Uiv ha poi parlato delle preoccupazioni del settore legate alle future autorizzazioni che sostituiranno l’anno prossimo i diritti di impianto, e che prevedono un aumento massimo di impianti dell’1% l’anno. “Un incremento che probabilmente non sarà sufficiente - spiega Zonin - in quanto solo il Prosecco userà quasi tutta questa quota. Nel 2017, in occasione della revisione della Pac, non sarebbe male - aggiunge - esaminare il sistema ed in caso modificare leggermente la percentuale”. L’altro tema che preoccupa é quello degli accordi bilaterali grazie ai quali vini come quelli cileni potranno entrare in Cina senza pagare dazio: “su questo fronte - conclude Zonin - abbiamo bisogno in futuro di un forte aiuto da parte dell’Ue per essere competitivi”.
Focus - Il commento del direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini Alberto Mazzoni
“Siamo di fronte all’ennesimo attacco al vino da parte di Bruxelles. La liberalizzazione per i vini che prendono il nome dal vitigno, come nel caso del Verdicchio dei Castelli di Jesi e del Verdicchio di Matelica, è pura follia. Per le Marche poi sarebbe come buttare all’aria il lavoro fatto negli ultimi 40 anni, in quanto abbiamo impostato tutta la nostra viticoltura e le nostre denominazioni sui vitigni autoctoni, legando il nome del vitigno al territorio di provenienza”. Così il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni, sulle dichiarazioni del capogruppo dei Socialisti e Democratici in Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, sul rischio di liberalizzazione per tutti i vini che prendono il nome dal vitigno. “Sono convinto - sottolinea Mazzoni - che De Castro e il Parlamento Ue sapranno portare avanti questa battaglia. Riportare il nome del vitigno in etichetta è una scelta importante per tutelare il vino made in Italy, ma anche un fattore qualificante - conclude il direttore Imt - per chi acquista i nostri prodotti in qualsiasi parte del mondo”.
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