Una netta maggioranza di italiani boccia i tagli a welfare e agricoltura per finanziare le spese militari dell’Unione Europea. Secondo il rapporto Coldiretti/Censis, presentato in occasione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House - Ambrosetti, ieri e oggi, al Casino dell’Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi a Roma, il 76% dei cittadini si oppone a questa deriva tecnocratica, percepita come distante dai bisogni reali del Paese. Il 70% dice no anche alla riduzione dei fondi Pac, ritenendo l’agricoltura strategica per ambiente, giovani e sovranità alimentare, il 78% la considera la migliore difesa contro il cambiamento climatico, mentre per il 73% rappresenta un’opportunità concreta per i giovani. E le scelte della Commissione von der Leyen alimentano sfiducia e rischiano di compromettere sviluppo e democrazia, penalizzando imprese e territori.
Il sentiment negativo nei confronti dell’Unione Europea si estende, infatti, anche all’operato della Commissione von der Leyen, in particolare nel caso dei dazi Usa, dove l’approccio alla trattativa è stato giudicato troppo amichevole, finendo per penalizzare aziende e comunità italiane ed europee, afferma Coldiretti. I cittadini percepiscono una tecnocrazia che produce un eccesso di norme interne, costose e burocratiche, ma che si mostra debole nel difendere gli interessi economici e sociali all’esterno. In questo contesto, la scelta della Commissione di ridurre il budget agricolo rappresenta un ulteriore colpo a un settore considerato strategico. Il piano porterebbe le risorse della Pac per l’Italia a 31 miliardi di euro, con un calo netto del 22% sulla precedente programmazione, pari a 8,7 miliardi di euro in meno, ovvero 1,2 miliardi all’anno. Il taglio del 20% alla Pac 2028-2034 ridurrebbe il peso dell’agricoltura al 14% del bilancio europeo, contro il 30-35% del passato, mettendo a rischio un patrimonio produttivo, ambientale e sociale che gli italiani ritengono fondamentale per il futuro del Paese.
“Un processo che rischia di trasformare l’Unione da spazio di cooperazione, pace e democrazia in una struttura tecnocratica e autoreferenziale, dove le scelte vengono imposte dall’alto, svuotando il ruolo dei cittadini e dei parlamenti nazionali - denuncia il segretario generale Coldiretti Vincenzo Gesmundo - per evitarlo, occorre riconnettere l’Europa ai valori originari - sviluppo, agricoltura, welfare e partecipazione - restituendo centralità alle regole democratiche e alla sovranità popolare”.
“Affronteremo con determinazione i prossimi mesi, chiedendo un’inversione di rotta attraverso l’azione degli Stati membri e del Parlamento europeo, per dare agli agricoltori opportunità e traiettorie di futuro - conclude il presidente Coldiretti Ettore Prandini - nel momento in cui le altre potenze mondiali aumentano il loro sostegno alle rispettive agricolture la Ue mette l’ennesimo tassello di una politica economica e produttiva totalmente fallimentare, che sta facendo chiudere interi settori europei, avvantaggiando paesi come la Cina”.
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