Dopo aver schivato, per ora, il rischio dei tagli ai fondi orizzontali per la promozione, in Unione Europea, come annunciato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il vino ha passato indenne anche il tema imballaggi, essendo l’unica bevanda alcolica fuori dalla riforma della normativa europea in materia. Non lo sono, però, tanti altri prodotti alimentari, per il disappunto di tante organizzazioni della filiera agricola. In tema di imballaggi, il fatto che il regolamento votato oggi dalla Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza Alimentare lasci il vino fuori da questa riforma, che prevede la ridefinizione dei target di riuso per i vari materiali di imballaggio, tra cui il vetro, “rappresenta un primo step importante per il vino in attesa del voto in plenaria e del Trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione; un risultato importante, raggiunto in particolare grazie al costante lavoro degli eurodeputati italiani vice-relatori di questo dossier, che sottolinea sia le specificità del vino sia gli sforzi già in atto da parte della filiera per garantire uno sviluppo sostenibile del settore”, commenta la Unione Italiana Vini (Uiv). Secondo cui, “i vincoli di riuso previsti dalla normativa avrebbero comportato non poche problematiche al settore e nella ri-organizzazione della supply chain. In particolare, un sistema che sostenga efficacemente la competitività e la conseguente sostenibilità del comparto deve riconoscere gli sforzi compiuti dall’industria vinicola nel corso degli anni per alleggerire le bottiglie (-25% il peso medio negli ultimi anni), garantendo al contempo una protezione specifica per le Indicazioni Geografiche e i marchi. Dopo l’esenzione delle bottiglie di vino dagli obiettivi di riutilizzo obbligatorio e l’attenzione alla specificità dei prodotti a Ig sugli obblighi di minimizzazione degli imballaggi, si auspica quindi un maggiore sostegno e incentivo alle iniziative volontarie e alle soluzioni di etichettatura digitale come mezzo efficace per fornire ai consumatori informazioni specifiche sull’imballaggio e sul riciclo dei prodotti”.
E se la Uiv esprime ovvia soddisfazione per il “salvataggio” dei fondi orizzontali per la promozione, Federvini parla di “un voto in chiaroscuro quello di stamattina sulla revisione della Direttiva Imballaggi: se i vini, grazie al fondamentale lavoro condotto dalla delegazione italiana, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, è ancora tanto il lavoro da fare per scongiurare l’impatto estremamente oneroso che il riuso potrebbe determinare per il comparto degli aperitivi, amari, liquori e distillati italiani. Come Federvini siamo determinati a proseguire con fermezza in tutte le sedi istituzionali gli sforzi per tutelare le nostre imprese e auspichiamo che possa esservi una revisione nel voto già in occasione dell’Assemblea plenaria del Parlamento europeo previsto in novembre”, ha detto la presidente Micaela Pallini. Se l’esclusione dei vini dal perimetro dell’obbligo di riuso ha rappresentato un importante traguardo per il settore vitivinicolo italiano, raggiunto grazie all’energico e instancabile lavoro condotto dai relatori ombra italiani, spiega Federvini, l’emendamento a firma della relatrice Ries ha stabilito invece che le bevande spiritose e i prodotti vitivinicoli aromatizzati siano ricompresi nel vincolo. “Una decisione che non tiene in considerazione fino in fondo le caratteristiche degli aperitivi, amari, liquori, distillati e vermut italiani, i quali, al pari dei vini, impiegano bottiglie di vetro - riciclabili al 100% - prodotte ricorrendo sempre più a moderne tecnologie che hanno permesso di ridurre negli ultimi trent’anni di oltre il 30% il peso e una quota crescente di materia prima seconda. Inoltre, il nostro Paese può vantare nel riciclo del vetro un’eccellenza, con un tasso di recupero pari all’80,8% nel 2022, che già supera i target europei fissati per il 2030”, spiega Federvini. “Uno sforzo significativo per l’industria italiana che ora rischia di essere mortificato da questa votazione che stabilisce il principio di obbligatorietà al riuso per gli spiriti e i vini aromatizzati, prodotti caratterizzati da una marcata propensione all’export, una bassa rotazione e il cui imballaggio è veicolo di differenziazione e di identità dell’azienda, della storia del territorio di provenienza, di tradizioni, cultura e valori. Una misura, questa, che avrà delle ricadute significative anche in termini logistici e operativi, causando ripercussioni serie sulle prospettive di un comparto che vale oltre 6 miliardi di euro” conclude la presidente Pallini.
L’approvazione dei due emendamenti di compromesso su minimizzazione ed etichettatura, seppur ancora migliorabili, sancisce un passo in avanti sulla proposta iniziale della Commissione Europea. Sul tema della minimizzazione è stato scongiurato il rischio della standardizzazione delle bottiglie avvalorando quindi la funzione degli imballaggi, che manterranno forma e design, caratteri identitari e distintivi dei prodotti. Sul fronte dell’etichettatura, il ricorso a pittogrammi armonizzati e la presenza sugli imballaggi di informazioni sul materiale e sul suo smaltimento, unitamente alle soluzioni digitali, risponde all’esigenza di favorire una raccolta differenziata di qualità senza frammentare il mercato unico.
Sulla stessa linea la Confagricoltura che, se alza il pollice sul fronte vino, sottolinea il suo disappunto per l’approvazione, a parte della Commissione Ambiente, del rapporto sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio che prevede il divieto di utilizzo di confezioni monouso per frutta e verdura sotto 1 kg”, e che “non ha accolto le richieste del mondo agricolo, dell’Horeca e di tutti gli altri settori economici, recepite invece in Commissione Agricoltura”. “Questa proposta andrà ad impattare negativamente non solo su tutti i produttori di imballaggi, ma anche sui fornitori e gli utilizzatori - afferma il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - esiste un rischio estremamente concreto che vengano danneggiate intere filiere strategiche della produzione e della distribuzione nazionale, a loro volta fortemente integrate su scala europea. A subire i danni peggiori sarebbero le imprese e le cooperative agricole e della filiera alimentare, settore trainante del nostro export”. Gli imballaggi alimentari in generale, inclusi quelli monouso, fra i più direttamente colpiti da questo approccio, spiega Confagricoltura, sono decisivi per la protezione e la conservazione degli alimenti, l’informazione al consumatore, la tracciabilità e l’igiene dei prodotti, riducono gli sprechi alimentari e favoriscono l’accesso al cibo, anche nelle aree più a rischio. In particolare, le imprese della IV gamma dovrebbero ora fare fronte all’impossibilità di reperire sul mercato confezioni alternative in grado di offrire le stesse garanzie per il consumatore rispetto alla sua salute, alla perfetta conservazione e alla non contaminazione batterica degli alimenti. Ma c’è di più. Perchè, secondo Confagricoltura, un “impatto negativo sulla nostra economia deriva invece dalle norme sui fitofarmaci approvate dalla stessa Commissione Ambiente. In un momento di grande incertezza sui mercati e di approvvigionamento, è stata votata la riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci di almeno il 50% a livello europeo, mentre per il livello nazionale la diminuzione varia in base all’utilizzo nel periodo 2013/2017. Confagricoltura aveva chiesto un rigetto della proposta per la mutata situazione geopolitica mondiale, per la mancanza di alternative di protezione delle piante, e perché non tiene conto delle diverse situazioni produttive, climatiche e pedologiche di ogni singolo Stato membro. “Il voto di oggi sui due dossier - evidenzia Giansanti - è in aperto contrasto con l’avvio di un dialogo strategico sull’agricoltura annunciato a luglio dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che aveva riconosciuto il ruolo strategico del settore primario e la necessità di politiche a salvaguardia delle potenzialità produttive delle imprese agricole. L’intera relazione sarà votata in Plenaria a metà novembre - conclude il presidente di Confagricoltura - Inizia ora un percorso per ottenere in quella sede un cambio di posizione sui dossier”.
Negativo il commento sui voti di oggi in Europa, ad eccezione del vino, anche da parte delle cooperative. “Accogliamo con uno scontato disappunto gli esiti della votazione di oggi della Commissione Ambiente dell’Europarlamento, ma al tempo stesso invitiamo ad una massima mobilitazione dei parlamentari europei in vista della prossima votazione in sessione plenaria prevista a novembre. L’obiettivo non può non essere quello di provare ad invertire la rotta, a difesa di tutta la filiera agroalimentare italiana”: così il presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari Carlo Piccinini, secondo cui i voti su imballaggi e fitofarmaci sono “fortemente penalizzanti per i produttori europei”. Nello specifico, Alleanza Cooperative Agroalimentari esprime “forte dissenso” per alcune delle misure approvate nel Regolamento imballaggi: il divieto di imballaggi monouso per tutte le confezioni ortofrutticole di peso inferiore a un chilogrammo “rischia di mettere a repentaglio l’efficienza e la praticità della catena di distribuzione agroalimentare”. Così come l’obbligo dell’etichettatura compostabile per i prodotti ortofrutticoli “rischia di comportare costi eccessivi per le aziende, senza garantire necessariamente un impatto positivo sull’ambiente”. Il presidente Piccinini esprime anche preoccupazioni in merito al riutilizzo di contenitori per bevande non alcoliche che l’Europa intende promuovere. Sulla proposta di Regolamento sulla riduzione dei fitofarmaci in agricoltura, “siamo fortemente contrariati - spiega il presidente Piccinini - che la Commissione per l’ambiente del Parlamento UE non abbia minimamente tenuto conto del parere approvato dalla Commissione Agricoltura in cui erano confluiti numerosi elementi improntati al buon senso”. Sono stati approvati alcuni emendamenti al testo che fissano al 2030 l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi e introducono il divieto di utilizzo di sostanze nelle aree sensibili e nella zona cuscinetto di almeno 5 metri. “L’Europa persevera - spiega Piccinini - con atteggiamenti che continuano ad essere punitivi per tantissime aziende agricole e agroalimentari che in questi anni hanno dimostrato di aver fatto numerosi passi avanti in tema di sostenibilità ambientale. Se si persevera con queste decisioni, aumenteremo la nostra dipendenza dalle produzioni provenienti da Paesi extraeuropei e ridurremo la nostra capacità produttiva, indebolendo interi tessuti economici e sociali e senza peraltro riuscire a raggiungere pienamente gli obiettivi ambientali che l’Europa ha indicato. La battaglia non è conclusa. Dopo il voto del parlamento a novembre, sarà poi fondamentale il decisivo passaggio finale del trilogo con le posizioni che dovranno essere assunte in seno al Consiglio Agricolo”.
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