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Un grande riconoscimento per il vino italiano: va al produttore piemontese Angelo Gaja il “Lifetime Achievement Wine Star Award” 2015, il premio alla carriera assegnato dalla prestigiosa rivista americana “Wine Enthusiast”

Italia
Angelo Gaja

Un grande riconoscimento per il vino italiano: va al produttore piemontese Angelo Gaja il “Lifetime Achievement Wine Star Award” 2015, il premo alla carriera assegnato dalla prestigiosa rivista americana Wine Enthusiast (la responsabile per l’Italia è Kerin O’Keefe). “Come pioniere della rivoluzione qualitativa del vino italiano e guida della nuova generazione della sua cantina di famiglia, con il suo impegno nell’innovazione Angelo Gaja continua ad inspirare il mondo del vino di oggi”, si legge nelle motivazioni del premio. Ed ancora: “impossibile parlare di Rinascimento del vino italiano nell’era moderna, senza menzionare Angelo Gaja. Pionieristico, creativo e influente, nella sua carriera lunga mezzo secolo, è stato una forza fondamentale nell’aprire la nuova era del vino italiano e nell’elevarne l’immagine del nel mondo”.
“L’azione di Gaja per cambiare lo status quo del vino italiano - spiega “Wine Enthusiast” - ha avuto inizio nel 1960, quando si è diplomato in enologia all’Istituto Enologico di Alba, seguito dalla laurea in economia all’Università di Torino. Nel 1961, all’età di ventun anni, Angelo Gaja è entrato nell’azienda di famiglia nel cuore di Barbaresco, fondata dal suo bisnonno nel 1859, il più antico produttore della regione. Prima che Angelo prendesse le redini nel 1969, suo padre aveva già migliorato le pratiche enologiche e acquisito alcuni dei migliori vigneti della zona. Angelo ha adottato un approccio ancor più drastico per aumentare la qualità, con potatura corta e un abbassamento delle rese, allora sconosciuto in Italia. Ha iniziato a sperimentare con barrique di rovere francese alla fine del 1960, e nel 1978 ha realizzato il Barbaresco ad essere affinato sia in barrique che nelle tradizionali botti grandi di Slavonia”.
“Gaja - si legge ancora - è stato uno dei primi sostenitori nel promuovere l’importanza del terroir. In particolare, si è concentrato sulle colline delle Langhe, casa del nobile vitigno Nebbiolo, unica varietà alla base di due dei più grandi vini italiani, Barolo e Barbaresco. Ha scioccato viticoltori locali quando ha piantato piccole quantità di Cabernet Sauvignon e Chardonnay alla fine del 1970, per “dimostrare che nelle Langhe si possono fare grandissimi vini anche da vitigni internazionali”, come ricorda egli stesso. Ma forse, il più importante contributo di Gaja al vino italiano - spiega la rivista diretta da Adam Strum - è stata la sua devozione nel sottolineare l’importanza dei singoli vigneti. Un pioniere in questo senso, i suoi seducenti Sorì della vendemmia 1967 hanno scosso l’intero mondo del vino per la loro finezza, la struttura e il prezzo elevato quando ha debuttato nel 1970. Vini di classe mondiale, che hanno ispirato un’intera generazione di viticoltori, che presto in tutta Italia hanno iniziato l’adozione delle pratiche che innovativi. Ma Gaja non si è concentrato solo sulla vinificazione. All’inizio della sua carriera, si è imbarcato in una missione per migliorare l’immagine del vino italiano all’estero”.
“Fino primi anni 1980, il vino italiano ha sofferto dall’immagine “economico e semplice”, e vini italiani finemente lavorati erano quasi sconosciuti nei mercati di esportazione", dice Gaja.
“Uno dei miei obiettivi è sempre stato quello di dimostrare la capacità dell’Italia di produrre vini eleganti come il Barbaresco, e di confermare il ruolo l’Italia come leader nella produzione di vini che si abbinano perfettamente con il cibo”. Con questo scopo Gaja ha girato il mondo, per educare i consumatori e il trade sull’eccellenza del vino italiano.
“Una delle qualità uniche di mio padre è la sua totale convinzione che se uno ci prova davvero provare, è possibile cambiare le cose” dice Gaia Gaja, figlia di Angelo, che guida l’azienda insieme a suo padre e la sorella Rossana. “Grazie alla passione e al grande impegno, mio ​​padre si è affermato nel mondo, non con vini prodotti con uve internazionali, ma con il Nebbiolo, all’epoca un vitigno quasi sconosciuto e poco compreso”.
“Oggi, la famiglia Gaja - sottolinea Wine Enthusiast - possiede anche tenute in Toscana, dove produce Brunello di Montalcino con Pieve di Santa Restituta, e a Bolgheri, con la cantina Cà Marcanda. Ma il vino è più di un affare di famiglia per Angelo Gaja, è anche un modo di vivere. “Mio padre dice sempre: “chi sa bere sa vivere”, o “chi gode il vino sa come godersi la vita”, perché la cultura ed i valori sono la vera ricchezza di vino” dice Gaia.
La premiazione sarà di scena il 25 gennaio a New York, nella cena di Gala dei Wine Star Awards. Un premio che, negli anni passati, è già andato ad altri nomi di livello assoluto del vino italiano, come Gianni Zonin e Piero Antinori.

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