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Un moderno mecenatismo capace di coniugare con successo il mondo del vino, dell’impresa dell’arte e della cultura. L’Antinori Art Project, case history a Vinitaly, raccontato da Alessia Antinori, nel lancio di “ArtVerona”

Un moderno mecenatismo illuminato grazie al quale vino, arte, cultura e il fare impresa, convivono armoniosamente e si arricchiscono in maniera reciproca. È la filosofia alla base dell’Antinori Art Project, percorso avviato nel 2012 dalla storica griffe del vino toscana, a sostegno dell’arte contemporanea, case history sul rapporto tra mondo dell’impresa e cultura, di scena a Vinitaly nel lancio di “ArtVerona”, fiera dell’arte moderna in programma ad ottobre.
A spiegare il progetto Alessia Antinori, che ne ha ripercorso la storia partita con l’inaugurazione della nuova cantina monumentale scavata nella terra del Chianti Classico, e concepita dall’architetto Marco Casamonti, a Bargino. Lì sono stati spostati gli uffici dell’azienda ma anche parte della collezione artistica di famiglia (dipinti, ceramiche e antichi manoscritti) per essere mostrata al pubblico. Come naturale prosecuzione di questa attività di collezionismo che fa parte della secolare tradizione della famiglia, è stato così avviato il nuovo progetto declinato sull’arte contemporanea.

“La mia mentore del vino, che oggi non c’è più, Filippa Rothschild aveva una grande passione per l’arte e diceva sempre che il vino e l’arte animano il mondo, sono in un qualche modo in simbiosi. Questo mi è sempre rimasto impresso - ha spiegato Alessia - con la nuova cantina, che è assolutamente contemporanea, oltre alla parte storica e antica della nostra famiglia, abbiamo pensato anche qualcosa di più attuale. Sul progetto ho avuto carta bianca da parte di mio padre, le uniche condizioni che mi sono state poste è che il progetto doveva essere fatto bene, di altissima qualità, e che non fosse criticabile. Ogni anno propongo alcuni artisti e opere e poi ne scegliamo uno tutti insieme come famiglia. I progetti da ospitare sono “site specific”. Una cantina come la nostra è infatti prima di tutto un luogo di lavoro”.

I visitatori della cantina, ha detto ancora, “lo scorso anno sono stati 40.000, sono spesso appassionati di vino e anche di architettura ma non è detto che apprezzino immediatamente l’arte contemporanea. Per cui ci servono progetti eleganti, specifici e che vengano subito compresi dal visitatore. Ora stanno iniziando ad esserci anche visitatori che vengono prima di tutto per vedere le opere d’arte”.

A fianco di Alessia Antinori Chiara Rusconi, direttrice del progetto, che ha sottolineato che “così come gli Antinori fanno ricerca nel mondo del vino, così facciamo continuiamo anche a fare ricerca nel campo dell’arte contemporanea e della cultura. Per questo cambiamo curatore ogni due anni. Siamo aperti a collaborazioni, specie con alcuni musei fiorentini, e visto che il territorio del Bargino ci ha dato tanto, aiutiamo il territorio a creare delle sue reti culturali e al tempo steso ospitiamo dentro la cantina alcuni wokshop”.

Alessia Antinori e Chiara Rusconi hanno poi ricordato come gli interventi artistici nella cantina hanno visto nel biennio 2012/2013, a cura di Chiara Parisi, il coinvolgimento di artisti come Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle e nel 2014, con l’arrivo di Ilaria Bonacossa alla direzione artistica del progetto, ha visto la partecipazione di Tomàs Saraceno con l’opera “Biosphere 06, cluster of 3”, installata nello spazio verticale dello scalone interno della cantina. L’ultima installazione nella cantina di Antinori risale all’autunno 2015, ed è intitolata Clessidra, dedicata al tempo e al suo scorrere, dell’artista Giorgio Andreotta Calò, oggi presente all’incontro all’interno del Vinitaly. Presenti anche il direttore artistico di ArtVerona Andrea Briciati e il collezionista Giorgio Fasol che ha sottolineato come “oggi siamo solo agli inizia ma in Italia si sta risvegliando il rapporto tra cultura e impresa. Vorrei che il mondo dell’arte fosse meno ciarliero e più intellettualmente onesto. Solo così possiamo tracciare una strada per il futuro. È finita l’epoca in cui, e non solo nell’arte, ci sono solo le parole. Adesso è il tempo dei fatti. L’Italia può decollare grazie alla cultura che può contare su un patrimonio inestimabile”.

Oggi, ha concluso, in “Italia ci sono 50.000 persone che si definiscono artisti ma veramente tali saranno circa 250 e solo 4 o 5 di essi sono destinati a rimanere nella storia”.

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