Chef ambasciatori della cucina italiana nel mondo; valorizzare le eccellenze italiane e la dieta mediterranea; potenziamento della distribuzione del vero made in Italy agroalimentare; alta cucina, alta formazione; estensione dell’utilizzo degli stage per la ristorazione di qualità; più aggregazione nella filiera e nella ristorazione; dare credito alla cucina italiana giovane; rafforzare il binomio turismo-ristorazione di qualità per promuovere i territori; cucina italiana di qualità certificata; cucina italiana come cultura, identità, educazione, inclusione: ecco i 10 punti del “Food Act”, lanciato oggi ad Expo nel “Forum della cucina Italiana” n. 2, ad Expo, con il Ministero delle Politiche Agricole, dell’Istruzione, dei Beni culturali e del turismo, a 40 chef tra i più importanti d’Italia (da Bottura a Marchesi, da Romito a Cracco, da Cannavacciuolo a Pierangelini, da Cedroni a Cerea, per citarne alcuni), e ai cui lavori, nell’immediato futuro, parteciperanno il Ministero degli Affari Esteri, dello Sviluppo Economico, del Lavoro, la Conferenza delle Regioni l’Anci, gli operatori e gli altri enti e organismi pubblici interessati al tema. Un piano a lungo termine, con il supporto deciso delle istituzioni (finalmente) per la consacrazione definitiva della cucina italiana, in Italia e nel mondo, come asset economico e patrimonio culturale del Belpaese.
“Un patto tra le Istituzioni - spiega il Ministro Martina - e il mondo della cucina italiana di qualità. Un’azione di squadra, di sistema per lavorare meglio sulla valorizzazione del made in Italy agroalimentare. Un’operazione che parte, non solo simbolicamente, da Expo Milano 2015, e si stabilizza nel Forum permanente. Vogliamo costruire un approccio pragmatico e di prospettiva che ha lo scopo di trovare soluzioni, rimuovere ostacoli, in primis quelli burocratici, alla crescita del settore. Il mondo chiede Italia, soprattutto a tavola. Serve fare sistema, affinché le occasioni che abbiamo davanti vengano colte. Dobbiamo superare le debolezze e la frammentazione degli interventi pubblici a sostegno di queste esperienze, favorendo anche i collegamenti e il dialogo fra i diversi attori del sistema. Il ruolo degli chef in questo contesto diventa strategico: sono gli ambasciatori della cucina italiana e del nostro Made in Italy. Il Food Act ci aiuterà ad essere ancora più forti e coordinati”.
Chiari gli obiettivi principali: valorizzare in una nuova e più forte prospettiva le connessioni tra agricoltura, produzioni enogastronomiche, ristorazione, cultura e turismo; aumentare la visibilità commerciale e l’attrattività dei territori; puntare sull’internazionalizzazione, attraverso la presentazione unitaria dell’offerta enogastronomica e della ristorazione italiana di qualità; sviluppare nuova consapevolezza e nuova conoscenza che, partendo dall’educazione alimentare dei più giovani, arrivi allo sviluppo delle competenze manageriali degli operatori del settore; promuovere la conoscenza delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane; diffondere i valori del modello nutrizionale della Dieta Mediterranea.
Un piano che parte da alcune riflessioni di fondo. In primis, dalla necessita di valorizzare appieno un patrimonio alimentare e culinario fin qui sottoutilizzato, a detta di molti, nonostante i molti successi. Poi, dal fatto che cucina ed enogastronomia sono sempre più importanti anche da un punto di vista economico ed occupazionale, visto che, come ha ricordato il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, “in 5 anni le iscrizioni alle scuole alberghiere sono aumentate del 28%”. Ancora, la volontà di dare vita ad una nuova stagione florida per la ristorazione italiana all’estero, che in passato è stata volano anche per l’export del nostro vino e dell’agroalimentare, cercando di semplificare la vita agli imprenditori della ristorazione tricolore affinché, come ha esortato il presidente dell’Ice, Riccardo Maria Monti, “aprano ristoranti nel mondo!”.
Ancora, la valorizzazione di una “cucina italiana che è cultura, patrimonio di storia e contemporaneità”, ha detto il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini, ma che deve passare attraverso la scuola come formazione professionale, ma anche come momento educativo. “Per questo ho ribadito la necessità di inserire un’ora settimanale di educazione alimentare all’interno delle scuole - spiega a WineNews Moreno Cedroni, due stelle Michelin con “La Madonnina del Pescatore” a Senigallia - è fondamentale per insegnare ai nostri bambini e giovani non solo il valore culturale del cibo, ma anche a mangiare in modo salutare. Un ruolo che nel passato, quando ero piccolo io, era svolto dalle nonne o dalle mamme, ma oggi, nella società contemporanea non è più così, ed è per questo che la scuola è determinante. Ma in ogni caso, visto che di scuola parliamo, questo Food Act come punto di partenza si merita senza dubbio un bel 9!”.
“Bene finalmente il supporto delle istituzioni - commenta ancora a WineNews Gualtiero Marchesi, il decano della cucina Italiana - anche se è fondamentale partire dalla formazione professionale: il cuoco deve essere bravo a fare il cuoco, deve saper cucinare, rispettare prima di tutto la materia prima, e valorizzarla. E per farlo senza voli pindarici o stravaganze, deve prima di tutto conoscerla a fondo, e questo è fondamentale”.
Focus - Le prime 10 azioni del Food Act
1. Chef ambasciatori della cucina italiana nel mondo Obiettivo: Un’azione di promozione sui mercati esteri coordinata con il Piano di internazionalizzazione del Governo e identificata con il segno unico “The Extraordinary Italian Taste”. Portare entro il 2020 l’export agroalimentare a toccare quota 50 miliardi di euro. In questo contesto si prevede il coinvolgimento dei principali chef italiani per promuovere il Paese negli eventi di alto valore rappresentativo. Focus specifico su Usa, Russia e Cina.
2. Valorizzare le eccellenze italiane e la dieta mediterranea
L’obiettivo è rafforzare la consapevolezza delle potenzialità del patrimonio agroalimentare italiano. Coinvolgere influencer internazionali per la costruzione di un messaggio coordinato. Promuovere la conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane, in particolare quelle riconosciute dai sistemi di tutela pubblici (Dop, Igp, Biologico), attraverso un utilizzo in cucina che sia anche aderente ai valori della Dieta mediterranea, evidenziando allo stesso tempo la differenza con i prodotti italian sounding.
3. Potenziamento della distribuzione del vero made in Italy agroalimentare
Obiettivo: favorire l’attivazione di piattaforme logistico distributive come strumento fondamentale per l’incremento dimensionale e competitivo delle nostre imprese. Il tema cardine è garantire un migliore approvvigionamento all’estero di materie prime realmente provenienti dall’Italia, in particolare per le reti di ristorazione italiana nel mondo.
4. Alta cucina, alta formazione
Sul profilo formativo è necessario colmare il gap del sistema, puntando sullo sviluppo di competenze economiche e imprenditoriali. Rafforzare i poli di formazione settoriale già esistenti e istituirne di nuovi maggiormente specializzati è una delle priorità del Food Act. 5. Estensione utilizzo stage per la ristorazione di qualità
Si lavora per superare i vincoli dell’attuale legislazione attraverso la revisione delle linee guida in materia di tirocini approvati dalla Conferenza Stato Regioni che fissano i limiti quantitativi relativi al numero di tirocinanti in relazione la numero dei dipendenti delle singole aziende, senza alcuna differenziazione rispetto all’incidenza formativa dell’esperienza.
6. Più aggregazione nella filiera e nella ristorazione
Il piano sosterrà le aggregazioni nella filiera mediante le reti d’impresa attraverso strumenti come il credito d’imposta proposto con “Campolibero”. Verrà studiata la sua estensione a imprese operanti nel settore della ristorazione, verificando la compatibilità con la normativa europea in materia di aiuti di Stato e il fatto che si tratta di imprese, di norma micro e piccole, che operano nel commercio la cui competenza esclusiva è delle Regioni.
7. Dare credito alla cucina italiana giovani
Uno dei punti cardine riguarda lo sviluppo di strumenti di credito idonei a soddisfare le particolari esigenze del mondo della ristorazione di alta qualità. Favorire, anche in accordo con le Regioni, condizioni di credito agevolato da rivolgere ai giovani under 40, in possesso di particolari requisiti, per il subentro nelle aziende di ristorazione per il ricambio generazionale anche in cucina. 8. Rafforzare binomio turismo-ristorazione di qualità per promuovere i territori
Collegare l’offerta enogastronomica a percorsi turistici di qualità, promuovendo i prodotti agroalimentari dei territori, valorizzando anche i collegamenti con la ristorazione locale di qualità, l’hotellerie e il turismo culturale. Con questo obiettivo verranno individuati strumenti di supporto e coordinamento per rafforzare l’offerta turistica in chiave culturale - paesaggistica - enogastronomica.
9. Cucina italiana di qualità certificata
Per valorizzare meglio la cucina di qualità si valuteranno percorsi di riconoscimento, che garantiscano il consumatore, e permettano uno sviluppo del settore orientato da politiche regionali di promozione di qualità, trasparenza, unicità dei prodotti.
10. Cucina italiana come cultura, identità, educazione, inclusione
Si punta a valorizzare il legame tra cucina e cultura, identità, educazione e inclusione. Questa azione prevede la promozione di iniziative che abbiano un ampio raggio: dall’educazione alimentare nelle scuole, per la promozione di valori come la sostenibilità ambientale, la lotta agli sprechi e il rispetto del cibo, fino alla valorizzazione culturale della nuova cucina italiana. Ultimo punto è dedicato all’accessibilità anche per le fasce più deboli, dando continuità a progetti di assistenza agli indigenti.
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