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Un “Piano strategico sulle prospettive della filiera vitivinicola per il 2025”. A vararlo, per il futuro del vino di Francia, FranceAgriMer che, tra punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce, segna le tappe del rilancio del comparto

Italia
Un piano da qui al 2025 per il vino di Francia

Nessuno di questi tempi, può permettersi di navigare a vista. Neanche chi ha alle spalle secoli di storia e di successi produttivi e commerciali, come il vino francese. E se in Italia, in questo senso, si lavora a riscrivere le regole del settore con il “testo unico” del vino, Oltralpe FranceAgriMer, braccio operativo del Ministero dell’Agricoltura di Francia, ha varato un “Piano strategico sulle prospettive della filiera vitivinicola per il 2025”. Tra punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce, l’ente francese di riferimento (www.franceagrimer.fr) disegna le tappe del rilancio del comparto vino transalpino.
Già, perché anche per il Paese dove si producono i vini più noti al mondo la crisi si è fatta sentire, la concorrenza non smette di “pungolare” e le nuove tendenze di mercato premono, e anche in un mondo tendenzialmente conservatore come quello del vino, le novità incombono. Si tratta di un piano ambizioso che prevede ben 73 misure e 21 obbiettivi principali, che si distribuiscono in uno scenario a medio lungo termine e che per questo disegna alcune scelte di campo che, per certi aspetti, significano anche parziali se non assolute rotture con quanto fino a qui la Francia del vino ha rappresentato.
Oltralpe, la filiera agroalimentare costituisce una risorsa fondamentale non solo in termini di immagine ma, soprattutto, per la sua capacità di sostenere l’occupazione e la localizzazione delle attività economiche in precisi territori che, altrimenti, rimarrebbero ai margini dello sviluppo del Paese transalpino.
Anche in Francia, però, all’alba di una nuova fase di attuazione della Politica Agricola Comune della Ue, si presentano all’orizzonte nuove e grandi sfide. E il comparto vitivinicolo francese, pertanto, nonostante il suo blasone, si appresta a sottoporsi ad una sorta di “revisione” per impostare tattiche e strategie più efficaci ed efficienti.
Gli attori protagonisti di questo nuovo piano strategico (la stessa FranceAgriMer e i consorzi interprofessionali, solo per fare un paio di esempi) oltre ai produttori e ai vari attori della filiera, sanno già che dovranno assumersi nuovi impegni per impostare una strategia comune di sviluppo, capace di includere i cambiamenti del contesto economico nazionale e internazionale, la “testa di Giano” dello sviluppo economico accoppiato alla salvaguardia ambientale, un diverso e più sinergico rapporto tra la regionalizzazione spinta delle zone di produzione, che caratterizza da sempre la Francia enoica, e la vera e propria industria del vino e, da ultimo, la capacità di promuovere e portare in porto piani condivisi da tutti i player della filiera.
È per questo motivo che il Ministero dell’Agricoltura transalpino ha suggerito una revisione strategica delle prospettive della filiera agroalimentare francese, che dovrà essere recepita dagli attori che la animano. A prendersi la responsabilità di quella vitivinicola FranceAgriMer, per l’appunto, che, attraverso vari gruppi di lavoro, a partire dall’ottobre 2013, ha costruito questo “Piano strategico sulle prospettive della filiera vitivinicola per il 2025”, successivamente presentata al Ministro dell’Agricoltura.
La Francia è uno dei leader mondiali della produzione vitivinicola ed è partendo da questo punto che è stato sviluppato il “Piano strategico sulle prospettive della filiera vitivinicola per il 2025”, a partire da una rinnovata ricerca di crescita in valore e in volume sui mercati internazionali, riconquistando, al contempo, la leadership anche con le produzioni industriali entry level e dal mantenimento della forza del mercato interno con più attenzione alla sostenibilità e alle aspettative della società per sostenere un tessuto produttivo importante, produttivo e competitivo come quello vitivinicolo.
Per raggiungere questi obbiettivi il piano ha individuato 5 leve principali:
1) una intensificazione delle operazioni market-oriented fuori dai confini nazionali, sviluppando l’intervento dello Stato sui servizi economici all’estero, rafforzando il sostegno giuridico e la protezione finanziaria delle Indicazioni Geografiche, consolidando le imprese già presenti sui mercati ed i loro investimenti, accrescendo le esportazioni per assicurare la creazione di valore, avviando uno studio qualitativo e quantitativo sui 15 mercati chiave per ottenere feedback da importatori e distributori, costruendo un piano strategico “France” (con obiettivi misurabili), istituendo un “think tank” vino a guida della politica vitivinicola, e pianificando un piano di ricerca e sviluppo;
2) una risposta più significativa verso le esigenze sociali e ambientali, creando un comitato interministeriale e multidisciplinare, in tema di salute, economia, fiscalità, occupazione, immagine turistica, stabilendo una prospettiva sul reale posizionamento dei vini “biologici”, promuovendo una variabilità di sistemi produzione e un aumento del vino rurale, stimolando gli operatori dell’industria a muoversi verso una gestione economico e ambientale efficiente;

3) un rafforzamento delle competenze umane con piani di formazione ad hoc per incentivare al contempo l’ammodernamento delle imprese, identificando i freni economici, sociali, e normativi al rinnovo delle generazioni occupate in vitivinicoltura, semplificando i vincoli regolamentari, fiscali, sociali, ambientale, e così via, ripensando alla cultura del vino nelle scuole e nelle istituzioni, introducendo il concetto di “vino educativo”, e costruendo un sistema di protezione del produttore e del mercato;

4) un miglioramento del potenziale produttivo, cioè dei vigneti in termini di quantità e qualità, stabilendo una valutazione collettiva delle prospettive di sviluppo e dell’offerta francese in base alla domanda del mercato, dichiarando “questione di interesse nazionale” la lotta contro le malattie del legno e la Flavescenza dorata con la costruzione di programma investimenti e di monitoraggio, sviluppando un “vivaio” nazionale di materiale genetico della vite;

5) un rafforzamento della governance del comparto attraverso un miglioramento della gestione economica dello stesso, chiarendo mission e garantendo la presenza istituzionale di tutte le organizzazioni professionali.
La Francia parte, evidentemente, da precisi punti di forza: il suo ruolo primario di esportatrice nei principali mercati mondiali (il suo settore “Wine & Spirits” rappresenta la prima voce della bilancia commerciale nazionale, il riconoscimento internazionale del suo know-how, il ruolo fondamentale del vino come immagine della Francia all’estero; la qualità della sua produzione vitivinicola; l’articolata gamma della sua offerta di etichette, l’alta redditività garantita da certe zone di produzione, il basso peso del sostegno pubblico nel fatturato del settore, la presenza di marchi forti integrati in grandi gruppi soprattutto per Cognac e Champagne. A questi elementi ormai storicizzati, si affiancano una serie di opportunità che, in generale, il futuro del comparto dovrebbe garantire: il consumo globale di vino è in crescita, la domanda di vino ha subito una significativa impennata nei Paesi Terzi; il consumo degli spumanti e dei vini rosati è in ascesa; il commercio globale di vini sfusi cresce anch’esso; il trend di sviluppo del mercato del vino rimane importante perché solo 7 paesi oggi rappresentano il 60% del consumo cumulativo mondo; aumenta significativamente il turismo del vino.
Ma la Francia enoica ha l’esigenza di combattere anche una serie di debolezze: l’erosione delle quote di mercato in esportazione; una cultura del vino storicamente radica che trova difficoltà ad adattarsi immediatamente alla domanda del mercato; difficoltà economiche di alcune zone di produzione; consumo interno che sta progressivamente abbassandosi; costi elevati medi per la gestione di un vigneto e poco utilizzo dell’Indicazione Geografica; difficoltà ad innovare; aumento del rischio di concorrenza in Francia tra regioni rispetto alla concorrenza tra tipologie di prodotto. Che, inevitabilmente possono trasformarsi in vere e proprie minacce come la crescente concorrenza dei nuovi Paesi produttori, il rinnovato dinamismo dei produttori Ue, soprattutto Italia e Spagna, ma anche l’accresciuta attenzione sul tema della salute pubblica che sta interessando molti Paesi consumatori, passando le criticità causate dai cambiamenti climatici e così via ...

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