Valpolicella: storia di un territorio che, economicamente, per il vino e l’indotto (per la Camera di Commercio di Verona siamo sui 700 milioni di euro nel 2012, linfa vitale di un territorio in cui il numero delle imprese 2003 al 2012 sono cresciute di 150 unità, arrivando a 567), sembra scoppiare di salute in una fase dove in tanti soffrono, ma che si spacca tra visioni diverse del futuro, soprattutto sul suo vino principe, l’Amarone, che per l’80% viene esportato.
“È da tempo in atto uno scempio del vino simbolo della Valpolicella, ed è prevista un’ulteriore azione killer, che rischia di tradursi in un vero colpo di grazia. Per questo, le “Famiglie dell’Amarone” comunica il proprio immediato ritiro dal tavolo di concertazione con il Consorzio della Valpolicella”. Così Marilisa Allegrini, alla guida delle “Famiglie dell’Amarone d’Arte” (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato, che insieme fatturano 140 milioni di euro, www.amaronefamilies.it), che si schierano contro le modifiche al disciplinare proposte dal Consorzio della Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it), in parte anticipate da WineNews (“vogliamo introdurre il principio di poter utilizzare uve prodotte da vigne che abbiano almeno 4 anni di vita, dare la possibilità ai produttori di scegliere se utilizzare Corvina o Corvinone, che danno risposte qualitative diverse a seconda della zona, e la possibilità per il Consorzio di prolungare il tempo per mettere in commercio l’Amarone (oggi sono 3 anni dalla vendemmia) per regolare il volume di prodotto sul mercato”, aveva spiegato a WineNews il presidente del Consorzio Cristian Marchesini), che saranno votate il 10 maggio.
“Chiediamo a tutti, a partire dai produttori di collina, che hanno a cuore le sorti dell’Amarone - ha aggiunto Allegrini - di partecipare uniti all’assemblea, per scongiurare le modifiche capestro”. Tra quelle proposte, “e mai annunciate al tavolo di concertazione”, secondo le Famiglie, una su tutte che si riferisce all’”eliminazione del limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle. Una sorta di condono tombale per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento”. Una differenza di vedute abissale su questo punto, tanto che le Famiglie proporranno “l’aggiunta all’articolo 3 (dichiarante le delimitazioni delle zone produttive tra classica, Doc e Valpantena) di una specifica declaratoria che differenzi la collina dalla pianura”.
“Noi abbiamo un approccio qualitativo basato sulla vocazione del vigneto - aggiunge Sandro Boscaini (Masi) - il Consorzio pone obiettivi di quantità, sulla base del mercato. Non per nulla, negli ultimi 15 anni, l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’Amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro”.
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