02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
ATTRAVERSO I SECOLI

Una nuova “agricultura”: lectio magistralis di Matteo Lorito, Rettore dell’Università Federico II

Le riflessioni sul futuro del cibo e dell’agricoltura, tra storia, scienza e ricerca, dalla “Festa a Vico”, a Vico Equense
AGRICOLTURA, AGRIFOOD, FESTA A VICO, MATTEO LORITO, RICERCA, SCIENZA, STORIA, UNIVERSITÀ DI NAPOLI FEDERICO II, Non Solo Vino
Matteo Lorito, Rettore dell’Università di Napoli Federico II

Dai tempi della “Mezza Luna Fertile”, tra il Tigri e l’Eufrate, in Mesopotamia, dove l’uomo iniziò a coltivare cerali e cibo, iniziando a diventare meno nomade e più stanziale, passando per i secoli dominati dagli antichi Romani, al Medioevo prima, ed alla rivoluzione industriale poi, il successo di un raccolto, affidato al “volere degli dei”, quindi sempre più allo studio e alla conoscenza, determinava la salute e l’economia di uno Stato. Ed era fondamentale non solo per la sopravvivenza di molti e per il benessere di pochi, ma anche per la riuscita di una campagna militare, e una condizione che poteva determinare anche la crescita culturale, come avvenuto tra Medioevo e Rinascimento. E, in particolare, sotto il regno di Federico II di Svevia, epoca in cui nacquero anche un embrione di cucina italiana e una sua prima codifica, poiché si iniziava a guardare al cibo anche come piacere, e non solo come nutrimento. Poi le cose, soprattutto nel Novecento, sono cambiate: grazie alla ricerca e alla sperimentazione si sono trovate varietà di grano e cereali molto più produttive, anche se è aumentato l’utilizzo della chimica e dei pesticidi che, comunque, hanno contribuito a debellare carestie e a garantire livelli di raccolti che hanno garantito a quasi tutti l’accesso al cibo. Nondimeno, il mondo cambia ancora, e da qui al 2050 si stima che il fabbisogno di alimenti aumenterà tra il 59% e il 98% rispetto ad oggi, con la popolazione mondiale che passerà da 7 a 9,2 miliardi, e con aree del mondo che si affacciano al benessere e quindi vogliono un’alimentazione più varia e più ricca di oggi, soprattutto a livello proteico. Da qui tanti capitali investiti nella produzione di carne in laboratorio, in un quadro in cui si continua a consumare suolo, mentre le produzioni agricole mondiali dovrebbero aumentare almeno del 70% rispetto ai livelli attuali. E mentre ci sono tante contraddizioni, come le persone in sovrappeso che sono 1,5 miliardi, più del miliardo di persone sottoalimentate, con il paradosso che l’80% di queste ultime lavorano per produrre cibo. Tutti elementi che portano ad una riflessione di sintesi: “al mondo serve una “nuova agricultura”, per una nuova agricoltura, che abbia un approccio “one health”, dove tutto si tiene insieme, dal benessere dell’uomo a quello degli animali e dell’ambiente”. Messaggio che arriva da “Agrifood: storia, evoluzione e sostenibilità”, lectio magistralis di Matteo Lorito, Magnifico Rettore dell’Università di Napoli Federico II, a “Festa a Vico”, la kermesse che riunisce a Vico Equense gli chef stellati di tutta Italia, fino a domani, ideata da Gennaro Esposito, chef stellato del ristorante La Torre del Saracino.
Una nuova agricoltura in cui sarà sempre più importante la scienza. “L’arrivo dei supermercati ha favorito l’accesso al cibo a tutti e cambiato il mondo di fare la spesa, ma non mancano gli effetti indesiderati, come gli allevamenti intensivi, la perdita della biodiversità, dei servizi ecosistemici, la dipendenza dai combustibili fossili, il degrado del suolo, la nascita di pochi grandi agglomerati di aziende, tanto che “10 Cda “controllano un business da 5.000 miliardi di dollari, che ovviamente influenzano molto le filiere. Ed è anche per questo - ha detto Lorito - che per un Paese come l’Italia, fatto di tante piccole realtà e tipicità, l’unica risposta è la qualità, come testimonia il successo dei tanti prodotti Dop e Igp, che in 10 anni hanno visto aumentare il proprio export del +282%”. Un futuro che passa dalla qualità, dunque, ma anche e soprattutto dalla ricerca. “Le aziende agricole saranno sempre più tecnologiche, per la tutela dell’ambiente e per migliorare la qualità del cibo. E oggi in Italia è nata una struttura di eccellenza, il Centro Nazionale di Ricerca per la Tecnologia e l’Agricoltura “Agritech”, finanziato dal Pnrr, che ha sede a Napoli, ma 9 centri consorziati in tutta Italia, con una dotazione di 320 milioni di euro da spendere entro il 2026. E che, sono convinto, farà la differenza per le produzioni agrarie di qualità. Lavorando su temi come il risparmio dell’acqua, un minor impatto ambientale dell’agricoltura, sull’economia circolare ed il recupero degli scarti, sul ripristino delle aree marginali, che aumentano con il cambiamento climatico, e sulla tracciabilità, che per la qualità, come quella che si fa in Italia, è fondamentale”. Tutti elementi, secondo Lorito, a cui è ancorata la nuova “agricultura”, che disegnerà il futuro della vita dell’uomo. Come ha sempre fatto, da migliaia e migliaia di anni.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli